Il manufatto ritrovato quasi un anno prima, durante quella che doveva essere una semplice spedizione a caccia di un particolare tesoro risalente al periodo dei Conquistadores spagnoli, si era rivelata l'inizio di una nuova avventura, condita di magia, mistero, e nuovi nemici. Nemici molto potenti, e ben organizzati. Il simbolo dell'Acqua Forte aveva dato inizio ad un progetto lungo, difficoltoso, promettente. Si trattava di risalire alle origini della magia, di smuovere qualcosa di tremendamente antico, e tremendamente potente. E se questo, in un certo senso, spaventava la Strega sembrava invece infervorare Stellan. Kim si rendeva conto, che tappa dopo tappa, il bracciale chiedeva sacrifici umani, la frenesia del padre cresceva, e gli uomini capitanati da quel Brujos erano sempre troppo vicini. Per quanto avessero provato ad utilizzare, sull'oggetto, la magia in modo da rivivere mentalmente i ricordi a cui era legato non erano riusciti a focalizzare nient'altro che l'immagine di un solido, inaccessibile, muro di mattoni. Era un gioiello protetto da un incantesimo tanto potente che neppure Nastas era riuscito a scalfirlo. L'idea di mettere in pericolo la propria famiglia, e i bambini, bastava a renderla pensierosa, preoccupata. I brujos che avevano incontrato potevano essere sulle loro tracce, trattarsi di un gruppo piuttosto esiguo o di un'organizzazione ben più complessa. Il fatto che Neal, una volta tanto, non minimizzasse e concordasse con lei sul fatto che si dovesse procedere coi piedi di piombo era una garanzia sufficiente a farle capire quanto l'impresa in sè fosse azzardata.
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Acqua Bollente - Fly Geiser - Pietra bianca - 5 morti |
Kim si era presa una piccola pausa, per via dell'arrivo di Katniss e Ian nelle loro vite, e non aveva accompagnato Larseen e Neal nel loro nuovo viaggio verso le miniere di Tombstone, nel sud dell'Arizona. Era un posto inquietante, dove si respirava ancora l'alone di morte e desolazione portato dallo sfruttamento delle popolazioni locali prima, e dalle lotte tra indiani e coloni molto tempo dopo. La terra dell'Arizona si dice sia rossa per l'immane quantità di sangue versata in quelle zone. E rossa è la roccia che si spacca, al centro, fino a finire diritta nel cuore della terra. Immersi nel silenzio della crosta terrestre, i filoni d'argento affiorano a sprazzi, rivelati da qualche colpo fortunato di piccone, illuminandosi sotto la luce fioca delle torce. Joe, Neal, Lathika, Stellan e Lapu avevano preferito non presentarsi inermi e disarmati stavolta. Diversi membri del branco e della tribù li accompagnavano, in quella che sembrava una vera e propria spedizione. Si erano accampati lungo i bordi dell'ingresso alla miniera, contando di intrufolarsi all'interno della stessa il giorno dopo. Stellan indossava il bracciale catalizzatore, che non sembrava altro che un semplice - comune - vecchio bracciale azteco. Fu lo stregone a svegliare Neal, nel cuore della notte, mostrandogli il polso. I simboli sul bracciale si erano illuminati, risplendevano di una luce azzurrina piuttosto fioca, evanescente. Non si poteva aspettare. Furono divisi i gruppi, riassegnati i ranghi, prese le torce. Joe sbadigliava, vistosamente, mentre camminava subito dietro Neal e poco prima di Lathika
"Il mio problema, Giglio Burroso, è che sono abituato a svegliarmi con calma la mattina e in un certo modo. Rilassante. Non so se mi spiego" Non c'era stato verso di fargli imparare il vero significato del nome di Lathika, il mannaro si ostinava a chiamarla in quel modo, e ci provava spudoratamente con lei ad ogni occasione utile. E sebbene la strega non gli desse corda, c'è anche da dire che neppure lo mandava a quel paese, limitandosi a guardarlo con una certa intensità in pieno mutismo oppure a sorridere in modo lieve, accennato. Gli occhi e le orecchie di Neal, tuttavia, erano concentrati di fronte a sè. Norwood lo precedeva, guardandosi a sua volta in giro in cerca di una traccia, un segno.
"Aspettate!" aveva detto un tratto, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa "Che giorno è oggi?" Neal si era passato una mano fra i capelli, innervosito. L'avevano svegliato mentre dormiva, che era una cosa che già odiava, l'aveva svegliato il suocero, che di per sè tollerava per amore coniugale. Era lontano da casa, lontano dai culi cagamerdosi dei suoi marmocchi, lontano da sua moglie. Si, anche il culo di lei gli mancava. Ma sopratutto lo innervosiva il pensiero di averla lasciato sola ora che era (di nuovo) incinta. Stavano li, in un luogo chiuso, puzzolente e accidentato, diretti verso il centro della terra. E suo suocero gli chiedeva che giorno fosse "CAZZO NE SO IO, TI SEMBRA L'ALMANACCO DEL GIORNO!? SI PUO' SAPERE DOVE STIAMO ANDANDO, CAMMINIAMO DA UN'ORA!" Stellan non si era scomposto, non più di tanto, aveva ripetuto la domanda. Finchè Lapu non gli aveva risposto. A questo punto aveva piegato le dita, più e più volte, come se stesse contando.
"La luna è crescente?" Si, c'era anche quel piccolo particolare ad agitare Neal. Si era girato verso il gruppo. "Chiudete le torce". Nessuno aveva osato muoversi, guardavano tutti il lupo alfa. Solo quando il mannaro aveva annuito le torce si erano spente, facendo piombare la spedizione nel buio più profondo. A distanza si sentiva, chiaramente, il gocciole dell'acqua tra le stalattiti createsi col tempo. Per molto tempo nessuno parlo, finchè non fu Neal a far sentire la sua voce
"...Non so, vogliamo giocare a mezzanotte scoccata?"
Stellan aveva sbuffato "Fuori è nuvoloso,attendiamo qualche altro minuto".
"...Joe? COSA CAZZO STAI FACENDO?" sempre Neal, a gridare
"Scusa capo, mi sono confuso" Altro silenzio, il rumore di uno schiaffo nel buio aveva fatto chiaro a tutti che Joe aveva abbandonato le chiappe di Neal e trovato quelle di Lathika. Qualche risatina si levò dal resto del gruppo. Finchè lentamente, dolcemente, da una piccola spaccatura nel terreno non apparve un timido raggio di luna. Scese nell'interno della roccia, riflettendosi qua e la sulle pareti. Stellan sollevò il braccio, avvicinando il bracciale al riflesso più vicino. E dal bracciale partì un altro fascio di luce, più corposo, più intenso. Un traccia via. Adesso la camminata poteva veramente iniziare.
Il percorso si interruppe a circa un chilometro di distanza. Su una parete di roccia, che sbarrava la strada, erano incisi simboli e numeri tra cui anche quello trovato in precedenza raffigurante il cannocchiale. Con pazienza, Lapu e Lathika si misero a scattare fotografie, per catalogarli. Neal e gli altri rimanevano di guardia, mentre Stellan illuminava a giorno la sala. Heron, un lupo piuttosto giovane ma scelto proprio perchè abbastanza robusto, camminava con indolenza li vicino "Ehi Joe, guarda qui" aveva mormorato, indicando un punto in cui la roccia diveniva più lucida e brillante, mostrando un grosso pezzo di argento "Non pare anche a te che qui ci sia una faccia?" Lo diceva ridendo, divertito dal modo bislacco in cui la natura si plasma delle volte. Ed in effetti, guardando meglio, era possibile scorgere i contorni di una mascella, l'abbozzo dell'osso nasale. L'attimo dopo la roccia si mosse, sollevando di scatto quelle che evidentemente erano e mostrando occhi neri come l'ossidiana. Il mostro si staccò dalla roccia urlando, e la sua voce era simile allo strofinare di una forchetta contro una pentola di alluminio. L'incantesimo di Stellan cessò, facendo piombare tutti nel buio. Per qualche attimo non vi fu che il panico.
Argento - Miniera di Tumbstone - Pietra celeste - 10 morti |
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"Non ho mai visto niente del genere. Sembravano fatti d'argento, e dunque penseresti che fossero pesanti. Ma non era cosi, assolutamente. Erano tremendamente veloci" Neal se ne stava abbracciato a Kim, nel letto, e giocava con i suoi capelli. Non era una bella serata, no di certo. Erano tornati portandosi dietro i corpi di tre lupi, e quello di Lathika. Si era messa dietro la schiena di Joe, prendendosi un colpo al posto suo mentre il mannaro combatteva. Il braccio del mostro l'aveva trapassata da parte a parte, strappandole via le budella. Kim aveva un aspetto orribile, sofferente e pallido. Lei gli aveva raccontato della maledizione, e nuovi problemi si erano aggiunti al quadro.
"Quando riporteranno in vita i ragazzi?" aveva chiesto lei, strofinando piano le labbra contro il suo petto, in una coccola leggera "Chatehussa dice che Lathika potrà tornare in vita domani. La sua anima è rimasta attaccata al corpo. Per gli altri, dovranno fare come hai fatto tu, e scendere all'Inferno a raccattare le loro anime. Ci vorrà tempo" Neal aveva sospirato, un movimento cosi profondo da far sollevare persino la testa della moglie. Lei aveva puntato il mento, sul suo petto, guardandolo negli occhi "Ed i Brujos, quando sono arrivati?" "Poco dopo l'attacco dei mostri. Ne abbiamo uccisi sei. In totale dieci morti. Non credo che sia una casualità" Era esattamente il doppio del primo sacrificio, se ne erano resi conto entrambi. "Non so, è come se sapessero dove siamo solo quando quelle...quelle...cose...vengono fuori" La strega aveva sollevato la mano, per carezzargli la guancia. Gli altri Brujos si erano dileguati, i mostri erano scomparsi dopo che l'ultimo uomo era morto. Il bracciale aveva una nuova pietra, di un celeste pallidissimo. Ma la voce non era riapparsa, l'aiuto della donna non si era manifestato "Nel frattempo...ho trovato un rito piuttosto antico. Pensavamo di farlo domani. Sai, per divinare il bracciale e capire..."
Neal l'aveva stretta a sè, con una certa delicatezza, girandola in modo che lei finisse sotto. Attento a non schiacciarle il pancione, le aveva preso i polsi per inchiodarglieli ai lati della testa con le proprie mani, gli occhi che la fissavano con un leggero bagliore dorato come se fosse li li per trasformarsi da un momento all'altro.
"Sta a sentire. Sono stato paziente fino ad ora, ma non sarà cosi anche in seguito. Hai voluto che andassi con tuo padre, nonostante tu stia davvero una merda. Mi hai mentito, e direi che con questa siamo pari per le volte che ti ho mentito io. Hai voluto iniziare questa missione, e sono già morte quindici persone. Non oso pensare quale sarà il computo alla fine. Hai voluto tenere questi bambini, anche sapendo che potevano nascere morti, o ammazzare te stessa" le aveva stretto i polsi, facendole male, e lei aveva sgranato gli occhi "Neal!"
"No, niente Neal. Sono stanco. Tu sei stanca. Domani non farai nessun rito. La spedizione si ferma, fino a nuovo ordine. Abbiamo altri problemi adesso, sono stato chiaro?"
Non lo aveva mai visto cosi arrabbiato con lei, in tutti quegli anni. La sensazione di rammarico che sentiva, all'altezza del petto, la faceva sentire malissimo. Ma furono le parole seguenti, a capovolgere completamente il senso di quella piazzata
"Ho rischiato di perderti una volta. Non succederà di nuovo. Non intendo rinunciare alla mia famiglia" aveva sussurrato, chinandosi a lapparle la bocca. E lei non poteva fare altro che sorridergli, annuendo. Ubbidire, e lasciarsi amare.
"Hai ragione. Non faremo niente. Pensiamo alla famiglia, adesso"
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Stellan non l'aveva presa bene, ma litigare con un mannaro durante la Luna Piena non era cosa saggia neppure per uno stregone del suo livello. Erano stati mesi difficili, complicati, intensi. La gravidanza più orribile che Kim avesse mai affrontato. Ma i bambini erano nati, ed erano sani. Bellissimi, e grassocci come lo era stato ogni piccolo Saunders. Mese dopo mese, i cuccioli erano cresciuti, la vita aveva ripreso a scorrere serenamente. Era in atto un barbecue, e lei teneva in braccio Katniss. Branco e tribù si erano riuniti insieme, le donne chiacchieravano sedute per terra, gli uomini bevevano birra poco oltre, i bambini correvano intorno. Aure diverse si intrecciavano nell'aria, e in quel momento di assoluta serenità sembrava davvero che tutte fosse perfetto. Kim si era ripresa meravigliosamente. Lo dicevano il suo colorito, la polposità del viso e del corpo, il seno pieno che offriva alla bocca avida della bambina. Cassandra, intenta a cullare Ian dietro di lei, le aveva dato una gomitatina indicandole Joe poco lontano. Il gigante nero era vestito alla maniera indiana, con tanto di copricapo piumato, e teneva tra le mani un mazzolino di fiori di campo che, tra quelle dita, sembrava minuscolo. Stava di fronte alla tenda di Lathika, e non si decideva ad entrare
"Che sta facendo?"
"Credo voglia iniziare il corteggiamento"
Le donne si erano messe a ridacchiare, ma lui non si era girato. Lapu, accanto al mannaro, gli stava sistemando meglio gli ornamenti ed i ninnoli. Neal, una mano nella tasca e l'altra impegnata nella birra, aveva dato il suo contributo
"Coraggio, Joe. Alle donne si regalano sempre fiori e cioccolatini. Se non apprezzerà il tuo piccolo mazzo di certo gradirà il tuo cioccolatino. Un grande, fondente, grosso cioccolatino ripieno"
Il gruppo si era messo ridere, mentre il mannaro sollevava il dito medio come unica risposta. Poi si era chinato, aprendo di poco la tenda e introducendosi.
"Cosa succede ora nonna?" Chiedeva Selene, in piedi vicino a alle due donne "Adesso, se il lembo della tenda viene richiuso, significa che il corteggiamento è iniziato. Se resta aperto, significa che Joe uscirà tra poco, e che lui e il suo dono sono stati respinti"
Passarono diversi minuti, finchè una delicata mano femminile non si affacciò a raccattare il lembo, richiudendo la tenda. Gli schiamazzi di incoraggiamento, le urla e gli applausi di chi osservava furono cosi intensi da svegliare Ian, occhi sgranati come un chihuahua ed espressione sconvolta. Anche Kim rideva, ma bastò guardare il viso del padre che avanzava verso di lei con un foglio in mano per ritornare, di li a poco seria. Stellan si era messo seduto vicino a lei, indicandole ciò che vi era scritto sopra
"Ho decifrato il terzo simbolo. So dove dobbiamo andare adesso".
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Stavano di nuovo litigando. Kim, Neal e Stellan, chiusi nella loro casa dopo aver lasciato i bambini con i nonni. Kim prendeva ore le difese del padre ora del marito, trovandosi esattamente tra due fuochi e divenendo sempre più esasperata a mano a mano che non si giungeva a nessuna conclusione.
"Non ci saranno altri morti per due stupide monete antiche e qualche cassa di perle "
"Sei il solito ignorante, ragazzo. Qui non si parla di ricchezze, si parla di vita eterna"
Il tenore dei discorsi era più o meno quello. Kim, esasperata, aveva afferrato il bracciale con l'intento di scagliarlo nel fuoco del camino, e proprio in quel momento la voce si era ripresentata. Stavolta, però, la sentivano tutti e tre, ed era cosi intensa da aver fatto zittire tutti.
"FERMA! NON FARLO!"
Kim si era bloccata, trattenendo il respiro, Aveva riabbassato la mano, rivolgendosi al bracciale
"Perchè? Perchè non dovrei farlo? Mi hai chiesto di aiutarti, non mi hai detto chi sei. Sono morte persone, per colpa tua, e non sappiamo cosa tu voglia"
"Voglio che impedisci alla stirpe di Quesadillas di attuare il loro piano"
"Quale piano!? E chi sono questi, i Brujos?"
"Si"
"Hai un nome?"
"Elianide"
"Elianide. E...dove sei, adesso?"
"Io non sono più, da secoli ormai. Il mio spirito è rimasto intrappolato a metà, da un sortilegio antico"
Neal e Stellan stavano zitti, mentre le donne parlavano, entrambi erano abbastanza sconvolti
"Mi dispiace per i vostri morti. Ma non ho iniziato io, questa guerra. Ed è opportuno che voi la finiate"
"Perchè?" ora era stato Neal a parlare "Non è la nostra guerra, come tu dici. Perchè dovremmo essere noi a finirla?"
"Perchè ciò che io custudisco fa gola a molti. E se loro se ne impossessano, sarà la fine per il mondo che voi conoscete"
"Perchè non hai parlato prima?"
"Perchè solo quando Kim tocca il bracciale, posso manifestarmi. Più rituali completerete, più la mia manifestazione sarà completa" lei aveva abbassato gli occhi, sulle pietre che erano apparse nelle cavità, mostrandolo a Neal perchè capisse anche lui cosa fossero questi rituali. Solo a quel punto Stellan, guardando il vuoto, le si era rivolto.
"...Cos'è esattamente ciò che custodisci, e che possiedi?"
"Io sono l'ultima chiave di accesso ad Aasgard"
Per un attimo lo stregone vacillò,al punto che Kim gli si fece vicino, pronta a sorreggerlo.
"Cosa diavolo è Aasgard?" Suo padre era pallido, non le rispondeva. Ci pensò Elianide.
"Aasgard è il luogo in cui le Streghe sono nate, prima di mettere piede sulla Terra Kim. Tutti voi discendete da li, tutte le Streghe del mondo discendono da Aasgard. Aasagard è la tua vera casa, il posto da cui provieni"
Neal aveva guardato Kim, e Stellan "Beh, a me non pare una cosi cosi brutta. Insomma...è solo un posto"
"Non è come dici, figlio di Gaia. Aasgard non è solo un posto. E' il luogo dove la magia stessa, nasce. Possono entrare li solamente le Streghe. Ma, allo stesso tempo, da Aasgard può uscire qualsiasi cosa. Inclusi i numerosi mostri che lo popolano. Chi possiede le chiavi di Aasgard possiede la chiave per scatenare l'Apocalisse, sul mondo"
"Perchè proprio noi, perchè proprio adesso?"
"Perchè era prescritto nella profezia. Una figlia di Aasgard, dopo sei secoli, nel sesto giorno del sesto mese, darà inizio al rituale che romperà il sortilegio che lega la chiave di Aasgard a questo mondo"
"...E nel caso ci rifiutassimo?" Chiese Kim, avvertendo a pelle il nervosismo del marito
"Non ci si può sottrarre al proprio destino. Se non compierai quanto predetto, il mondo cadrà preda del Caos. Per sempre"
Ora era abbastanza chiaro perchè dovessero proseguire in quella dannata spedizione. La voce di Elianide venne coperta dalle bestemmie di Neal, e dal rumore del tavolo che - sollevato senza fatica dalle mani del mannaro, veniva scagliato contro la parete in un consueto gesto d'ira.
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