L'arrivo di Katniss non venne accolto con particolare gioia da Selene. Se Joel aveva il vantaggio di essere maschio, e dunque nella sua testolina lei rimaneva comunque la principessina di papà, l'avvento di una nuova - biondissima - Saunders in casa le sottraeva il primato della "cocca" di Neal e limitava in parte le attenzioni del suo genitore preferito. Se a questo aggiungiamo che in lei era insito un naturale - e di sicuro ereditario - senso di competizione possiamo ben capire come l'avvento di quel frugoletto tutto ciccia e riccioli fosse stato percepito come una concreta minaccia per la sua felicità, e dunque meritevole di un certo astio. Katniss era il male, e Selene era intenzionatissima a debellarlo, una concezione che aveva ampiamente maturato quando aveva visto la sorella tra le braccia del padre, sorridente. La gelosia era esplosa, in lei, violentemente ed oltre a mettere il muso a Neal per un intera settimana alla prima occasione utile aveva dipinto orribilmente il viso della bambina, usando i trucchi della madre. Quando le erano state chieste spiegazioni aveva risposto che lei si era limitata a sottolineare la bruttezza naturale della sorella.
Col tempo, il senso di odio verso la piccola si trasformò in vera e propria insofferenza. Katniss cresceva allegra e socievole, espansiva. Adorava la sorella maggiore, e gattonava spesso verso di lei in cerca di attenzione. Selene, sbuffando, faceva di tutto per scansarla e non averla quasi mai tra i piedi roteando gli occhi al cielo quando qualcuno della famiglia gioiva per qualche smorfia o piccolo traguardo della bambina ed impedendole categoricamente di sfruttare i suoi vecchi giochi o di entrare nella propria stanza. I maschi di casa -Thomas, Davon, Joel - non pativano certo di questi problemi nei confronti del nuovo arrivato Ian. Solitamente, anzi, erano proprio loro a "chiederlo in prestito" a Kim per i loro giochi. Da poco avevano sviluppato una vera passione per i film western, abbondantemente visti col padre, ed un piccolo bebè bavoso sembrava sempre un buon ostaggio per le trattative cruente tra indiani e cowboy. Era buffo notare quanto l'ambiente in cui vivevano influenzasse i loro giochi, nei quali non erano mai gli indiani i cattivi, ma sempre e soli "gli stupidi e inutili uomini". E sebbene Thomas non avesse di fatto alcun ascendente "particolare" in termini di razze, essendo il vampirismo della madre sicuramente non ereditario, nessuno di loro in cuor suo considerava il cugino una persona banale, e scontata. Mese dopo mese, il ragazzo era diventato l'eroe dei più piccoli, miglior amico di Davon e compagno di scorribande di Selene.
I Saunders non potevano essere, tra di loro, tanto diversi.
Davon aveva ereditato da Kim l'amore per la conoscenza, e da Neal il sorriso da schiaffi e l'approccio disinvolto col gentil sesso. A tredici anni andava benissimo a scuola, e collezionava lettere di fidanzatine adoranti. D'indole profondamente generosa e altruista, sentiva parecchio il senso di responsabilità da "fratello maggiore". Kim sapeva che sarebbe diventato uno Stregone, da alcuni piccoli eventi verificatisi quando era molto piccino. In presenza di forti stress, attorno a lui poteva capitare che si alzassero oggetti, si incendiassero tende. Era solo questione di tempo.
Selene, invece, pareva avesse assorbito i lati più cruenti dei genitori. I modi buzzurri di Neal, la superficialità di Kim. Era più interessata all'aspetto "sociale" della scuola, che non a quello istruttivo, e la sua popolarità era dovuta in parte all'avvenenza, in parte al carattere giocherellone. Era piena di vita, ma tremendamente impulsiva, e quando si arrabbiava non esitava minimamente ad utilizzare la forza. Intelligente, ma anche parecchio svogliata, era convinta di essere un Lupo sebbene i suoi poteri non si fossero ancora manifestati, e questo la faceva sentire automaticamente una spanna sopra gli altri esseri mortali.
Joel era la quiete. L'aver sviluppato i propri poteri da Lupo mannaro in tenera età l'aveva reso di gran lunga più forte e consapevole degli altri fratelli. Aveva ereditato l'amore di Kim per la libertà, e quello di Neal per la foresta. Era il più silenzioso dei tre, e indubbiamente il più riflessivo. Un lupo solitario, che ritrovava l'uso della parola esclusivamente all'interno del proprio "branco", la famiglia. Davon e Selene amavano passare i pomeriggi nella casetta sull'albero costruita vicino casa loro. Lui prediligeva il bosco, e la forma animale. Era il beniamino di nonna Cassandra, e l'accompagnava spesso durante lunghe battute di caccia. Quando tornava alla sua forma naturale, tuttavia, nudo e sporco di sangue, solitamente non scordava mai di portare un mazzo di fiori di campo per Kim.
Ad aggravare il nervosismo di Selene avevano contribuito due fattori: il fatto che Kim e Neal, imbarcati nell'impresa dei "tasselli alchemici" fossero più lontani del solito, fisicamente parlando, e che in una calda mattina di Primavera Davon, alzandosi dal proprio letto e recandosi in bagno, si era specchiato come al solito individuando, dietro di sè e per la prima volta, il formarsi allegro di un'aura di fuoco.
Apriti cielo.
"NON E' GIUSTO!"
"Si che lo è. Io sono figo e tu no"
"MAMMA!"
"Selene, per favore, smettila di strillare..."
"Siamo nati insieme, dobbiamo fare le cose INSIEME."
"Non mi pare che tu vada al cesso con tuo fratello, principessina"
"Ma...PAPA'"
"Insomma, ti vuoi calmare? Ognuno ha i suoi tempi, tuo fratello è maturato adesso, tu maturerai più tardi"
"L'HA FATTO APPOSTA"
"NO CHE NON E' VERO"
"Joel, diglielo anche tu!"
"..."
"Selene, se non ti calmi finirai con lo svegliar..."
Il pianto disperato di Katniss, intenta a sonnecchiare nella culla, venne seguito a ruota da quello di Ian. Kim si portò la mano destra a massaggiarsi la fronte
"Splendido"
"Ragazzini, fatela finita o vi prendo testa con testa"
"Ma papà..."
"Selene, per favore. Va giù di sotto a prendermi il ciuccio di Katniss. Davon, tu oggi pomeriggio vieni con me da Nastas"
"ANDATE TUTTI AL DIAVOLO"
Era cominciata cosi, la mattinata. Tra urla, schiamazzi, congratulazioni, pianti. Una furente Selene era uscita di casa, conservando dentro di sè il rancore per quanto avvenuto, e avvertendo per la prima volta il desiderio di andare via dalla propria tana, incredibilmente stretta e affollata.
- - -
Thomas aveva ricevuto in dono da Aria, per i suoi sedici anni, una splendida Cadillac nera con tanto di fiammate aerografate sui lati. Era entusiasta, di quel gioiellino, ed aveva pensato bene di condividere la sua gioia con Selene, passandola a prendere a scuola. Sapeva che era un periodo difficile, della sua vita, quella fase dell'adolescenza in cui odi il mondo, e il modo in cui non ti capisce. E sapeva anche che un giro in auto le avrebbe riportato il buon umore. Parcheggiò di fronte alla scuola, dove la ragazzina era intenta a parlare con un gruppo di amiche. Di Davon nessuna traccia. Non appena l'ebbe riconosciuto Selene accantonò rapidamente il discorso che stava portando avanti con un certo fervore.
"THOMAS!?"
La bocca si era scucita in un "O", stupito, e aveva passato nervosamente la mano a tirare indietro i capelli
"Oh porca...oh porca.." non parve trovare un insulto adeguato per finire la frase, ma si staccò dalle ragazze avvicinandosi alla vettura, girandoci intorno una volta ferma
"E questa da dove salta fuori!? L'hai rubata?!" Non attense risposta. Sfilò la cartella dalla spalla e tirò una cartellata alla macchina, stizzita
"Thomas Stark, hai rubato una macchina senza portarmi con te!? Avevamo detto che lo avremmo fatto INSIEME prima o poi!"
"Sono certo del fatto che adesso tutte le persone nel raggio di venti metri sanno il mio nome! Sono Thomas!" disse lui sorridendo. rimanendo seduto al lato guida
"Beh non sei contento? Dovresti ringraziarmi, ti ho reso famoso" si difese, tirando fuori il broncio di fronte alla sua mancanza di gentilezza nel non renderla partecipa della rapina
"Se ti avessi portato con me, chi lo avrebbe sentito tuo padre? Sempre nel caso in cui ci avessero scoperto. Ma è stato un gioco da ragazzi…"
"Se ti avessi portato con me, chi lo avrebbe sentito tuo padre? Sempre nel caso in cui ci avessero scoperto. Ma è stato un gioco da ragazzi…"
"Papà sarebbe stato orgoglioso, lo è sempre di me" specifico lei, con molta, molta poca, modestia battendosi la manina sullo sterno. "E poi, ovvio che papà non doveva saperlo. Altrimenti perchè si parlava di farlo di nascosto?" Alzò gli occhi al cielo, esasperata dal fatto che lui si ostini a non capire il punto della faccenda.
"Ti piace?" le chiese. allungandosi appena sul sedile, facendo scendere gli occhiali da sole sul naso mentre accarezzava il volante con le mani assumendo un’espressione quasi maliziosa
"Si, non è male" ammise infine, tra sè e sè, soppesandola. E detto da lei, era già un grandissimo complimentone non essendo tipo da facili lodi.
"Si, non è male" ammise infine, tra sè e sè, soppesandola. E detto da lei, era già un grandissimo complimentone non essendo tipo da facili lodi.
"Non è male?? E’ una bomba! Guarda i disegni sulla fiancata, è tutta tirata a lucido…E non hai dei del rumore che fa mentre accelero. E’ una sensazione meravigliosa". Si allungò appena sul sedile, facendo scendere gli occhiali da sole sul naso mentre accarezzava il volante con le mani assumendo un’espressione quasi maliziosa "Ti va di fare un giro?"
Selene l'osservò spostarsi verso la portiera, ancora piuttosto offesa "Un giro? Mh...Non saprei" faceva la preziosa, incrociando le braccia al petto, la cartella che penzola dal gomito, sospesa dalle bratelle. Thomas allungò la mano, per aprire la portiera, strizzandole l'occhio "Ti insegno a guidare se la smetti di lamentarti"
Questa promessa mise rapidamente fine alla guerra fredda che Selene aveva messo su nei confronti del ragazzo.
"Ok, andiamo. CIAO RAGAZZE!" sventolò rapida la mano verso le amiche, prima di fiondarsi nella vettura. Con la grazia di un sacco di patate si lasciò cadere sul sedile, sbarazzandosi della cartella che volò dietro, aprendosi. I libri di Selene si sparpagliano, sciupandosi, sopra quelli di Thomas "Ohhh, è comodo" commentò, molleggiando allegramente sul sedile "Allontaniamoci di qui però, prima che passi qualcuno del branco di pà" Decretò, allungando le gambe per poggiare le proprie converse sul cruscotto della Cadillac, perfettamente a suo agio "Siamo sicuri che la sai guidare, vero Thom?" chiese, con supponenza, pronta a fargli una mitragliata di critiche spietate al primo sbaglio.
"Allaccia la cintura" le disse, mentre sfilavano via da quella strada per percorrere ben presto delle vie più ampie e comode.
"Un giorno anche io avrò una macchina cosi figa" aveva ribadito Selene, sistemandosi meglio sul sedile e continuando a far scorrere lo sguardo sugli interni dell'auto "E le mie fiamme saranno più grosse delle tue..."
"Scommetto che sarà tutta rosa e con dei cuoricini di lato, e un chiwawa stampato a grandezza reale…" continuò a prenderla in giro, ben sapendo che in casa loro quel colore è tipo proibito, ma adorando stuzzicarla. Era così da quando erano piccoli, con lei ci litiga mentre con Devon ci va d’amore e d’accordo " E per quanto grandi le tue saranno sempre fiamme rosa"
"Sarà rossa" si sentì in dovere di specificare, guardandosi con noncuranza le unghie "Papà dice sempre che il rosso è il colore della vita, del cibo, e di un'altra cosa che non mi ha voluto spiegare e che dice che non è il caso che io conosca mai, altrimenti non crescerò più" Neal si riferiva al sesso, alla vagina in particolare, ma è un discorso che non sentiva necessità di fare con la propria "bambina" "E niente stupidi cani in mezzo ai piedi. Mi stanno sul culo quei sacchetti di pulci"
Man mano che raggiungevano la periferia la velocità aumentò fino alla super strada dove Thomas ingranò la quinta improvvisamente, in modo da rendere l’accelerazione ancora più evidente. Rideva mentre lo faceva, continuando a tenere la macchina a velocità costante fino a raggiungere lo sterrato dove si è esercitato per prendere la patente
"Un giorno anche io avrò una macchina cosi figa" aveva ribadito Selene, sistemandosi meglio sul sedile e continuando a far scorrere lo sguardo sugli interni dell'auto "E le mie fiamme saranno più grosse delle tue..."
"Scommetto che sarà tutta rosa e con dei cuoricini di lato, e un chiwawa stampato a grandezza reale…" continuò a prenderla in giro, ben sapendo che in casa loro quel colore è tipo proibito, ma adorando stuzzicarla. Era così da quando erano piccoli, con lei ci litiga mentre con Devon ci va d’amore e d’accordo " E per quanto grandi le tue saranno sempre fiamme rosa"
"Sarà rossa" si sentì in dovere di specificare, guardandosi con noncuranza le unghie "Papà dice sempre che il rosso è il colore della vita, del cibo, e di un'altra cosa che non mi ha voluto spiegare e che dice che non è il caso che io conosca mai, altrimenti non crescerò più" Neal si riferiva al sesso, alla vagina in particolare, ma è un discorso che non sentiva necessità di fare con la propria "bambina" "E niente stupidi cani in mezzo ai piedi. Mi stanno sul culo quei sacchetti di pulci"
Man mano che raggiungevano la periferia la velocità aumentò fino alla super strada dove Thomas ingranò la quinta improvvisamente, in modo da rendere l’accelerazione ancora più evidente. Rideva mentre lo faceva, continuando a tenere la macchina a velocità costante fino a raggiungere lo sterrato dove si è esercitato per prendere la patente
"Lo senti?" chiese, riferito al rombo del motore, mentre si lasciavano alle spalle una nube di polvere. "Pensi ancora che io non sappia giudare??"
"WOW!" Decisamente, le cose azzardate le piacevano. Annuì, alla sua domanda sulla potenza "E' fighissima! Vai Thomas, vai" La piccola abbassò il finestrino, uscendo fuori per metà busto. Il vento la investì, spostandole indietro i capelli. Assaporò la sensazione di libertà, il braccio sinistro aggrappato allo sportello, il destro ben ritto verso il cielo "YEAHHH, PIU' VELOCE DELLA LUCE!" urlò, ridendo di nuovo. Si lasciò cadere nuovamente verso l'interno, allungando la mano per aumentare il volume della musica, per tornare a sbracciarsi verso fuori subito dopo
"THOM, GUARDA! LI CI SONO DEI BUFALI! ANDIAMOCI CONTRO!"
"Reggiti" le intimò affilando lo sguardo, premendo l’acceleratore e affiancandosi alla mandria che, spaventata dal rombo dell'auto, iniziò a sparpagliarsi correndo. Non aveva alcuna intenzione di mettersi in mezzo, sapendo benissimo che impattare contro uno di quei bestioni avrebbe potuto far ribaltare la macchina, ma in un certo senso iniziò una sorta di gara di velocità. Con tanto di rito medio sollevato verso un bufalo appena superato. Cosi concentrato da non accorgersi affatto di Selene.
Quando la macchina si era affiancata alla mandria lei era ancora sporta fuori. L'adrenalina particolarmente alta si mescolava all'odore degli animali portato dal vento, sbattendo con forza addosso alla ragazzina. Senza neanche rendersene conto, si ritrovò a schiudere la bocca e a ringhiare profondamente. Serrò le mani attorno al bordo del finestrino, il corpo proteso in avanti quasi lei volesse addentare al volo uno degli animali. Per una frazione di secondo la parte razionale di lei si era sconnessa, lasciando ampio spazio all'istinto. Qualcosa che legato ai suoi geni aveva scalpitato, dentro di lei, emergendo con prepotenza senza che la ragazzina potesse rendersene davvero conto e controllarlo. Un latrato puramente animale spezzò il tono morbido della risata per non più che un minuto. L'attimo dopo lei scrollò appena la testa, come se si fosse risvegliata da un sogno, e dimentica di quanto appena fatto si lasciò nuovamente ricadere sul sedile. La macchina cominciò lentamente a rallentare.
- - -
Stavano prendendo il sole, sdraiati sul cofano dell'auto. La corsa di poco prima aveva messo entrambi di buon umore, ma il pensiero di Selene era corso inevitabilmente al gemello.
"Davon si è perso tutto il divertimento per stare dietro a quelle sue fottute tavole astronomiche" commentò, tirando appena su col nasino
"Tuo fratello è in modalità topo di biblioteca, ci sono passato anche io…" risposte Thomas, braccia incrociate dietro la testa ed occhi chiusi "Ma la prossima volta lo preleviamo di forza e lo portiamo con noi. Insegniamo anche lui… credi che potrebbe piacergli?"
"Uhm, non credo. Papà dice che probabilmente da piccolo mamma l'ha sbattuto da qualche parte e non gliel'ha detto. Oppure, mentre usciva, zia Momò se l'è fatto scappare e ha scucuzzato contro il bordo della vasca. Penso che il suo ritardo sia irreversibile. E poi ora è tutto preso da questa storia della magia"
"Vedrai che si sveglierà anche lui. Anche se siete diversi, avete comunque, lo stesso sangue… Cerca di coinvolgerlo, a me sarebbe piaciuto tanto avere un fratello o una sorella…" aveva fatto una piccola pausa, perdendosi nei suoi pensieri, prima di ribadire "La prossima volta organizziamo in tre, magari saltiamo qualche ora di scuola e rapiamo Devon… così non dirà nulla a nessuno"
Selene sollevò la mano per dare una paccata sulla fronte al ragazzo "EHI! Tu hai due sorelle e tre fratelli" gridò, capricciosa, includendo tutti i piccoli Saunders nel novero "Ok, gli ultimi due sono cagasotto e balbuzienti. E Katniss è davvero inutile. Ma la famiglia sta insieme nelle avversità. Ci sono toccate queste due disgrazie, e ce le dobbiamo tenere" Non perdeva occasione di ribadire quanto poco amasse la sorellina, trattando i nuovi arrivati con più scazzamento e meno affetto di quanto non abbia fatto con Joel "Pensi che zia Aria un giorno mi presterà la sua moto?" Per un attimo si immaginò da sola, nel deserto, con la moto della zia. E sospirò,deliziata
"Ovviamente. Non la presterebbe a nessuno ma a voi si. Non so più nemmeno quante ne ha, puoi persino scegliere.Tra l’altro non so nemmeno dove sia, è partita con qualche d’uno, forse una nuova fiamma…" non sembrava troppo entusiasta della cosa, in quanto figlio maschio aveva sempre quella certa gelosia che lo teneva legato a sua madre. Aria spesso era in viaggio, non stava mai ferma Selene si era tirata su, rimanendo a guardarlo
"Non sei felice che si diverta? Ne ha passate tante" Lei non aveva bene in mente quante ne abbia passate, zia Aria. E' una frase che ha assorbito dai discorsi dei genitori, e che adesso tirava fuori con aria da saputella saggia. Thomas non disse nulla, ma riaprì gli occhi e rimase a fissare il cielo a lungo, prima di tirarsi su anche lui, cambiando discorso.
"Senti, ti piacerebbe venire un giorno a New York? C’è mia nonna e vorrei fartela conoscere, è una tipa forte…"
"Certo che si. Anzi. Perchè non ci andiamo adesso?" propose, assolutamente incurante dei propri impegni scolastici e del fatto che dovevano chiedere il permesso a casa. Si decide e si va. Questo l'aveva certo ereditato dalla madre, assieme al meraviglioso tipo di sorriso che scuce subito dopo al cugino "Facciamo che guidi tu, però" scese dal cofano, ammiccando. Che a tredici anni lei avesse capito come arruffianarsi i maschietti con un sapiente gioco di ciglia e labbra era indubbiamente frutto di insegnamento materno "Andiamo e torniamo, in giornata"Questo la diceva lunga su quanto poco si rendesse conto delle distanze, e dei costi di una simile spedizione. " E poi a casa sono tutti presi dalla mocciosa. Non si accorgeranno della mia assenza" Questo, invece, la diceva lunga su quanto poco amasse non essere più la primadonna.
"Adesso?"aveva ruotato la testa di scatto, come folgorato da quella proposta. Ci pensò su diversi istanti, masticandosi il labbro inferiore con gli incisivi. C’era una parte di lui che sapeva benissimo che era sbagliato, se che doveva riportare Selene a casa, ma ovviamente quella voce era troppo debole, schiacciata dai suoi sedici anni di incoscienza e temerarietà. La spensieratezza di Selene, annienta del tutto i propri dubbi, i suoi occhi ambrati si illuminano e lui annuisce poco dopo "Perché no…" mormorò, scendendo giù a sua volta e mettendosi al lato guida. "Ovvio che guido io, altrimenti finiamo o in prigione o al camposanto in tempo zero…"
"Allora è deciso! Si parte per New York!"
- - -
La faccia di Neal, mentre Kim completava il rituale di localizzazione, era terribile e avrebbe scoraggiato chiunque ad avvicinarsi a lui. Sembrava quasi che gli occhi possedessero zanne proprie, e che anche un solo sguardo avrebbe potuto azzannarti alla gola. Braccia conserte, muscoli tesi di impazienza trattenuta, rimaneva oltre il cerchio tracciato dalla moglie, altrettanto crucciata. L'orologio in sala segnava che era l'una di notte. Avevano passato le ultime sei ore a cercare Selene, da quando Davon era tornato da scuola spiegando che non era con lui, ma era uscita molto prima da casa. Inizialmente pensavano fosse in giro, per i territori della riserva. Ma, a poco a poco, il dubbio si era trasformato in ansia. L'ansia era diventata rabbia quando un giro di telefonate tra le amiche della ragazzina aveva rivelato che si era allontanata nel pomeriggio con il cugino. E quando la pendola di Agata si puntò fissa in un punto preciso della mappa che indicava il deserto a est di Phoenix, Neal non potè trattenere un ringhio basso davvero poco rassicurante.
Kim si era rialzata, sospirando. Dakota sarebbe rimasta a casa con i bambini, mentre lei prendeva la giacca e seguiva il marito nell'auto
"Torniamo subito, non fate casino" aveva ordinato, anche se i bambini avevano fiutato aria di tempesta e quella sera erano tutti quieti e silenziosi.
In macchina Neal aveva tirato un pugno contro il volante
"Che cazzo ha quella ragazzina in testa!"
"Vedrai che ci sarà una spiegazione. Calmati ora. Prima vediamo se sta bene. E che non sia ferita" aveva sussurrato lei, lasciando scorrere la mano sul suo braccio "Se è tutta intera la faremo a pezzi insieme" Due genitori arrabbiati non sono mai una bella cosa. Due genitori come loro, incazzati, è un pessimo, pessimo inizio di serata.
I fari della Jeep avevano illuminato la Mustang. Selene e Davon erano fuori, intenti a controllare il motore. Nel vedere la macchina del padre la piccola aveva sentito lo stomaco rimescolarsi, ma gli era corsa comunque intorno.
"Papà!" aveva gridato, felice e entusiasta. Erano rimasti in panne, e non riuscivano a far ripartire l'auto. Bloccati nel deserto, non sapevano come tornare a casa. C'era dunque un certo sollievo nella sua voce. Neal era scivolato giù dall'auto, muovendosi verso di lei senza nessuna fretta, e quando ce l'aveva avuta a tiro aveva allungato il braccio. La mano aveva impattato contro la guancia di Selene, con una forza tale da farla volare a terra. Sconvolta, lei si era tirata su, tenendosi la mano sulla guancia
"NON OSARE FARLO MAI PIU'. ED ORA FILA IN MACCHINA. E ZITTA" aveva tuonato, un ringhio basso tra le parole, il tono di chi non ha intenzione di discutere ulteriormente.
Umiliata, per essere stata picchiata di fronte a Thomas, ed immensamente triste per aver deluso il padre, si era risollevata finendo dritta in macchina. Neal si era avvicinato il ragazzo, che aveva abbassato gli occhi
"A te ci penserà tua madre, che ho già avvertito. Sali sulla tua auto, ti rimorchieremo noi" anche per lui non c'erano stati sorrisi o pacche incoraggianti, ma uno sguardo a metà tra il deluso e l'incazzato.
Mentre Neal sistemava la corda per trainare la macchina Kim rimaneva ferma sul sedile, guardando avanti. Anche volendo non avrebbe potuto bloccare il braccio del marito, impedendogli di picchiare Selene. Ma il punto era che era perfettamente d'accordo con lui. Selene, seduta dietro di lei, poggiò una mano sulla spalla della Strega
"Mamma..."
"Pensavo che fossi più matura, Selene. Sparire per ore senza lasciare traccia non è una mossa intelligente, sicuramente non è la scelta di una persona matura. Tuo padre era preoccupato, io ero preoccupata. Tutta la famiglia lo era. Se stai cercando di farti volere più bene di Katniss creandoci problemi sappi che questa è la strada sbagliata. Vi vogliamo bene tutti, allo stesso modo. E farci piombare nel deserto, nel cuore della notte, lasciandoci credere che tu sia fuggita o in pericolo ci dimostra solo quanto tu tenga poco a noi tutti"
Non l'aveva neppure guardata. Se Neal l'aveva ferita con la forza, Kim l'aveva ferita con le parole. La bambina si accasciò sul sedile, sentendosi immensamente triste, e infelice.
- - -
Era stata una lunga, penosa, serata. Una volta tornati a casa c'era Aria ad attenderli. Selene e Thomas erano stati fatti sedere in salotto, e cazziati a turni alterni da Kim e la vampira. Neal stava di lato, a braccia conserte, fissando i due ragazzi che avevano, brevemente, spiegato cosa era loro capitato e cosa intendevano fare.
Le punizioni erano state assegnate, e i due colpevoli erano stati spediti a letto.
Avvolta nelle lenzuola, ben a riparo dagli sguardi altrui, Selene si era messa a piangere nel modo più silenzioso possibile. Davon aveva aperto la porta poco dopo. Si era infilato nel letto della sorella, abbracciandola da dietro. L'aura di fuoco aveva avvolto entrambi, come una coperta, e la ragazzina si era sentita meno triste, sebbene il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fosse stato quello di precisare che non stava piangendo, ma che certamente si era raffreddata nel deserto.
Neal, invece, non riusciva a chiudere occhio. Le dava le spalle, ma Kim era certissima che avesse le palpebre aperte. Anche Offa si era accoccolata addosso a loro. Con dolcezza, lei era scivolata sotto le coperte. Spensierata, come una bambina, aveva superato il corpo del marito all'altezza delle gambe, finendo con rispuntagli davanti tra le lenzuola.
"Ciao" gli aveva mormorato. Se lui non si girava, era lei che gli si poneva di fronte. Neal aveva sorriso
"Ciao. Da quanto tempo. Che ci fai da queste parti?"
"Volevo darti questo" mormorò lei, spingendosi a baciarlo, e lasciandosi abbracciare. Il mannaro l'aveva accolta tra le braccia, grato del sollievo che il contatto con la moglie riusciva a dargli "...e dirti che non hai sbagliato niente. Andava fatto tutto"
"Chi ti dice che io pensi di aver sbagliato?" borbottò lui, mentre lei continuava a carezzargli il viso, rimanendogli vicina
"Nessuno. Si faceva tanto per dire"
Per un attimo rimasero in silenzio, lei intenta a passargli le dita sul volto, lui intento a guardarla
"Per un attimo temevo che l'avessero rapita"
"Lo so"
"Pensi che sia infelice, con noi?"
"No. Penso che sia solo una fase. Non se ne voleva andare veramente. Ed è nostra figlia...entrambi non siamo mai stati troppo affezionati a un luogo. Prende da noi"
"Già" un sorriso soddisfatto gli incurvò le labbra "E' bello che non abbia pianto, vero?"
"E' arrogante come il padre"
"Ed è moscia come la madre. Visto com'è caduta a terra?"
Lei l'aveva baciato, di nuovo, e lui l'aveva stretta più forte. Quando si era staccata aveva strusciato piano il naso contro il suo
"Selene ti adora. E farà di tutto per farsi perdonare da te in questi giorni. Non è una stupida, sa bene che dovevi punirla per ciò che ha fatto. Ti amerà di più, anche per questo"
"Ed io ti amerei di più, se mettessi questa tua adorabile lingua tra le mie labbra. Cosi..."
- - -
Era passato quasi un anno, da quando era successo il fattaccio del Deserto. La storia era stata ampiamente digerita, e una quattordicenne Selene aveva cominciato a guardare con meno diffidenza la sorellina. Katniss, di quattro anni, cresceva meravigliosa. La testolina bionda era sempre in giro per casa, intenta a distribuire sorrisi e strampalati discorsetti al resto dei componenti della famiglia. Neal era sempre più convinto che, di fronte, avesse una copia in miniatura di Moonie. A prescindere dai colori, la predisposizione della piccola verso il rosa, e l'abitudine di dare bacetti e abbracci a tutti i componenti della famiglia sostenevano la sua tesi. Aveva però scoperto che la sua capoccetta era adattissima a tenere ferma la lattina di birra durante le partite, e non era raro che se la mettesse sul divano nella stagione di campionanti, con la scusa di "educarla allo sport". Solitamente dall'altro lato c'era sempre Selene, abbarbicata al padre.
Il tempo dell'asilo era arrivato anche per la piccolina e per Ian, e entrambi i Saunders pensarono che fosse un bene mandare i piccoli nella stessa struttura dove andava a scuola i fratelli. Non era raro che le classi si ritrovassero tutte in cortile, durante la ricreazione, piccoli inclusi.
Selene stava giocando a palla con una compagna, quando aveva sentito la sorellina gridare.
Un bambino di sei anni la teneva con la faccina rivolta verso la sabbia, nell'aiuola dei giochi. Non era la prima volta che lo vedeva importunare la bambina. Le tirava le code, le macchiava gli abiti, la tormentava coi dispetti. Ma sapeva che lei non aveva raccontato niente a nessuno dei genitori.
Inizialmente si era girata, tornando al gioco, pensando tra sè e sè che Katniss dovesse crescere e imparare a badare a se stessa. Poi, però, qualcosa l'aveva spinta a voltarsi di nuovo.
Aveva mollato la palla, e si era avvicinata all'aiuola
"Lasciala stare" aveva sibilato. Per nulla intimorito, il bambino aveva calcato con le braccia il corpicino di Katniss.
Selene aveva dato sfoggio della sua scarsa propensione al dialogo afferrandolo dalla collottola e gettandolo lontano. Il bambino si era messo a piangere, rialzandosi e correndo a chiamare il fratello. La ragazzina aveva tirato su la sorellina, prendendola in braccio e mettendola in piedi su un tavolinetto li vicino. Con calma, le aveva spolverato le ginocchia sbucciate, togliendole la sabbia dai vestiti
"Glassie" aveva mormorato Katniss, tra grossi lacrimoni
"Si può sapere perchè non ti difendi da quel cretino?!"
"Pecchè io non lo so fale" aveva sospirato, asciugandosi gli occhi coi pugnetti chiusi
"E perchè non lo dici a mamma e papà?"
"Pecchè non vojo che papà pensa che io sono debole" aveva aggiunto, intimorita. Selene la guardò negli occhi, e stava per aggiungere altro quando senti una voce alle spalle
"Ehi, stronzetta. E' vero che hai picchiato mio fratello?"
Si era girata. Il fratello del bambino aveva diciassette anni, ed era molto più alto di lei. Di nuovo, la ragazzina non perse troppo tempo. Si staccò dalla sorellina, chiudendo la mano a pugno. Pestò con forza l'alluce del ragazzo, e approfittando del suo abbassarsi caricò il pugno contro il suo naso, facendolo cadere a terra. Il sangue cominciò a defluire, i bambini si erano radunati intorno a loro eccitati dal combattimento, qualcuno era già filato a chiamare la maestra
"Se tu e tuo fratello toccate ancora mia sorella vi spacco la faccia. Chiaro?" aveva gridato. Il ragazzo l'aveva afferrata dalla caviglia, facendola cadere a terra.
Due ore dopo, Neal e Kim erano seduti in Presidenza. La dirigente scolastica stava spiegando loro cos'era successo, mentre Selene aspettava seduta fuori, in corridoio, con Katniss sulle ginocchia
"Sai, da glande io vojo essere fotte come te Lene" aveva mormorato la bambina, carezzandole i capelli. Selene si era spaccata un labbro, ma al ragazzino era andata molto peggio, con il setto nasale rotto. L'idea di essere un esempio, per la sorellina, aveva risvegliato qualcosa dentro di lei. Le piaceva, essere il centro d'interesse altrui. Si ritrovò a volerle bene senza sapere bene come, e senza avere la minima intenzione di ammetterlo
"Sai cosa facciamo, pisciasotto? D'ora in avanti ti alleni un pò con me. Cosi ti insegno a difenderti da sola, e a diventare forte. Vedrai che papà sarà contento uguale"
"Affare ffatto!" Kat era cosi contenta che si dimenticò persino di piangere per il nomignolo con cui l'aveva chiamata, e che di solito la faceva disperare.
La porta si aprì, e poco dopo uscirono i genitori. Kim prese Katniss in braccio, girandosi un'ultima volta verso la preside, che urlava sconvolta
"...era una minaccia, signora Saundera?"
"Niente affatto. Era una promessa. Se lei non sa garantirmi che ai miei figli non verrà torto un capello me ne occuperò in prima persona. Dopodichè passerò a trovarla"
Sia per lei che per Neal non era assurdo che Selene avesse picchiato Michael, il ragazzino più grande, quanto che la scuola li avesse chiamati per lamentarsene. I Saunders si difendevano, in caso di attacco, e nessuna stupida scuola gli avrebbe mai insegnato diversamente.
Neal si era avvicinato a Selene, aspettando che Kim lo superasse, e camminandole accanto. Aveva sentito i discorsi tra sorelle, da dentro lo studio. Attese che entrambi fossero soli, prima di girarsi a guardarla
"Lo so che ti sei beccata una nota di demerito Selene. Ma hai affrontato un ragazzo più grande e l'hai ridotto malaccio. E l'hai fatto per difendere tua sorella"
Si era inginocchiato, per guardarla meglio in viso
"Io so che presto diventerai una mannara. Dipende solo da quando i tuoi geni si risveglieranno. Ma quello che hai fatto oggi non dipende dai geni, ma da te stessa. Ed è ciò che farebbe qualsiasi lupa per il suo branco. Sono molto fiero di te"
La bambina sentiva il cuore scoppiarle di gioia, ma non disse niente. Persino Neal aveva parlato troppo. Gli gettò le braccia al collo, stringendolo stretto. Con noncuranza, lui le passo un braccio dietro la schiena, sollevandola di peso e dirigendosi verso la macchina
"Allora, chi vuol fermarsi da Starbucks oggi?"
"THOM, GUARDA! LI CI SONO DEI BUFALI! ANDIAMOCI CONTRO!"
"Reggiti" le intimò affilando lo sguardo, premendo l’acceleratore e affiancandosi alla mandria che, spaventata dal rombo dell'auto, iniziò a sparpagliarsi correndo. Non aveva alcuna intenzione di mettersi in mezzo, sapendo benissimo che impattare contro uno di quei bestioni avrebbe potuto far ribaltare la macchina, ma in un certo senso iniziò una sorta di gara di velocità. Con tanto di rito medio sollevato verso un bufalo appena superato. Cosi concentrato da non accorgersi affatto di Selene.
Quando la macchina si era affiancata alla mandria lei era ancora sporta fuori. L'adrenalina particolarmente alta si mescolava all'odore degli animali portato dal vento, sbattendo con forza addosso alla ragazzina. Senza neanche rendersene conto, si ritrovò a schiudere la bocca e a ringhiare profondamente. Serrò le mani attorno al bordo del finestrino, il corpo proteso in avanti quasi lei volesse addentare al volo uno degli animali. Per una frazione di secondo la parte razionale di lei si era sconnessa, lasciando ampio spazio all'istinto. Qualcosa che legato ai suoi geni aveva scalpitato, dentro di lei, emergendo con prepotenza senza che la ragazzina potesse rendersene davvero conto e controllarlo. Un latrato puramente animale spezzò il tono morbido della risata per non più che un minuto. L'attimo dopo lei scrollò appena la testa, come se si fosse risvegliata da un sogno, e dimentica di quanto appena fatto si lasciò nuovamente ricadere sul sedile. La macchina cominciò lentamente a rallentare.
- - -
Stavano prendendo il sole, sdraiati sul cofano dell'auto. La corsa di poco prima aveva messo entrambi di buon umore, ma il pensiero di Selene era corso inevitabilmente al gemello.
"Davon si è perso tutto il divertimento per stare dietro a quelle sue fottute tavole astronomiche" commentò, tirando appena su col nasino
"Tuo fratello è in modalità topo di biblioteca, ci sono passato anche io…" risposte Thomas, braccia incrociate dietro la testa ed occhi chiusi "Ma la prossima volta lo preleviamo di forza e lo portiamo con noi. Insegniamo anche lui… credi che potrebbe piacergli?"
"Uhm, non credo. Papà dice che probabilmente da piccolo mamma l'ha sbattuto da qualche parte e non gliel'ha detto. Oppure, mentre usciva, zia Momò se l'è fatto scappare e ha scucuzzato contro il bordo della vasca. Penso che il suo ritardo sia irreversibile. E poi ora è tutto preso da questa storia della magia"
"Vedrai che si sveglierà anche lui. Anche se siete diversi, avete comunque, lo stesso sangue… Cerca di coinvolgerlo, a me sarebbe piaciuto tanto avere un fratello o una sorella…" aveva fatto una piccola pausa, perdendosi nei suoi pensieri, prima di ribadire "La prossima volta organizziamo in tre, magari saltiamo qualche ora di scuola e rapiamo Devon… così non dirà nulla a nessuno"
Selene sollevò la mano per dare una paccata sulla fronte al ragazzo "EHI! Tu hai due sorelle e tre fratelli" gridò, capricciosa, includendo tutti i piccoli Saunders nel novero "Ok, gli ultimi due sono cagasotto e balbuzienti. E Katniss è davvero inutile. Ma la famiglia sta insieme nelle avversità. Ci sono toccate queste due disgrazie, e ce le dobbiamo tenere" Non perdeva occasione di ribadire quanto poco amasse la sorellina, trattando i nuovi arrivati con più scazzamento e meno affetto di quanto non abbia fatto con Joel "Pensi che zia Aria un giorno mi presterà la sua moto?" Per un attimo si immaginò da sola, nel deserto, con la moto della zia. E sospirò,deliziata
"Ovviamente. Non la presterebbe a nessuno ma a voi si. Non so più nemmeno quante ne ha, puoi persino scegliere.Tra l’altro non so nemmeno dove sia, è partita con qualche d’uno, forse una nuova fiamma…" non sembrava troppo entusiasta della cosa, in quanto figlio maschio aveva sempre quella certa gelosia che lo teneva legato a sua madre. Aria spesso era in viaggio, non stava mai ferma Selene si era tirata su, rimanendo a guardarlo
"Non sei felice che si diverta? Ne ha passate tante" Lei non aveva bene in mente quante ne abbia passate, zia Aria. E' una frase che ha assorbito dai discorsi dei genitori, e che adesso tirava fuori con aria da saputella saggia. Thomas non disse nulla, ma riaprì gli occhi e rimase a fissare il cielo a lungo, prima di tirarsi su anche lui, cambiando discorso.
"Senti, ti piacerebbe venire un giorno a New York? C’è mia nonna e vorrei fartela conoscere, è una tipa forte…"
"Certo che si. Anzi. Perchè non ci andiamo adesso?" propose, assolutamente incurante dei propri impegni scolastici e del fatto che dovevano chiedere il permesso a casa. Si decide e si va. Questo l'aveva certo ereditato dalla madre, assieme al meraviglioso tipo di sorriso che scuce subito dopo al cugino "Facciamo che guidi tu, però" scese dal cofano, ammiccando. Che a tredici anni lei avesse capito come arruffianarsi i maschietti con un sapiente gioco di ciglia e labbra era indubbiamente frutto di insegnamento materno "Andiamo e torniamo, in giornata"Questo la diceva lunga su quanto poco si rendesse conto delle distanze, e dei costi di una simile spedizione. " E poi a casa sono tutti presi dalla mocciosa. Non si accorgeranno della mia assenza" Questo, invece, la diceva lunga su quanto poco amasse non essere più la primadonna.
"Adesso?"aveva ruotato la testa di scatto, come folgorato da quella proposta. Ci pensò su diversi istanti, masticandosi il labbro inferiore con gli incisivi. C’era una parte di lui che sapeva benissimo che era sbagliato, se che doveva riportare Selene a casa, ma ovviamente quella voce era troppo debole, schiacciata dai suoi sedici anni di incoscienza e temerarietà. La spensieratezza di Selene, annienta del tutto i propri dubbi, i suoi occhi ambrati si illuminano e lui annuisce poco dopo "Perché no…" mormorò, scendendo giù a sua volta e mettendosi al lato guida. "Ovvio che guido io, altrimenti finiamo o in prigione o al camposanto in tempo zero…"
"Allora è deciso! Si parte per New York!"
- - -
La faccia di Neal, mentre Kim completava il rituale di localizzazione, era terribile e avrebbe scoraggiato chiunque ad avvicinarsi a lui. Sembrava quasi che gli occhi possedessero zanne proprie, e che anche un solo sguardo avrebbe potuto azzannarti alla gola. Braccia conserte, muscoli tesi di impazienza trattenuta, rimaneva oltre il cerchio tracciato dalla moglie, altrettanto crucciata. L'orologio in sala segnava che era l'una di notte. Avevano passato le ultime sei ore a cercare Selene, da quando Davon era tornato da scuola spiegando che non era con lui, ma era uscita molto prima da casa. Inizialmente pensavano fosse in giro, per i territori della riserva. Ma, a poco a poco, il dubbio si era trasformato in ansia. L'ansia era diventata rabbia quando un giro di telefonate tra le amiche della ragazzina aveva rivelato che si era allontanata nel pomeriggio con il cugino. E quando la pendola di Agata si puntò fissa in un punto preciso della mappa che indicava il deserto a est di Phoenix, Neal non potè trattenere un ringhio basso davvero poco rassicurante.
Kim si era rialzata, sospirando. Dakota sarebbe rimasta a casa con i bambini, mentre lei prendeva la giacca e seguiva il marito nell'auto
"Torniamo subito, non fate casino" aveva ordinato, anche se i bambini avevano fiutato aria di tempesta e quella sera erano tutti quieti e silenziosi.
In macchina Neal aveva tirato un pugno contro il volante
"Che cazzo ha quella ragazzina in testa!"
"Vedrai che ci sarà una spiegazione. Calmati ora. Prima vediamo se sta bene. E che non sia ferita" aveva sussurrato lei, lasciando scorrere la mano sul suo braccio "Se è tutta intera la faremo a pezzi insieme" Due genitori arrabbiati non sono mai una bella cosa. Due genitori come loro, incazzati, è un pessimo, pessimo inizio di serata.
I fari della Jeep avevano illuminato la Mustang. Selene e Davon erano fuori, intenti a controllare il motore. Nel vedere la macchina del padre la piccola aveva sentito lo stomaco rimescolarsi, ma gli era corsa comunque intorno.
"Papà!" aveva gridato, felice e entusiasta. Erano rimasti in panne, e non riuscivano a far ripartire l'auto. Bloccati nel deserto, non sapevano come tornare a casa. C'era dunque un certo sollievo nella sua voce. Neal era scivolato giù dall'auto, muovendosi verso di lei senza nessuna fretta, e quando ce l'aveva avuta a tiro aveva allungato il braccio. La mano aveva impattato contro la guancia di Selene, con una forza tale da farla volare a terra. Sconvolta, lei si era tirata su, tenendosi la mano sulla guancia
"NON OSARE FARLO MAI PIU'. ED ORA FILA IN MACCHINA. E ZITTA" aveva tuonato, un ringhio basso tra le parole, il tono di chi non ha intenzione di discutere ulteriormente.
Umiliata, per essere stata picchiata di fronte a Thomas, ed immensamente triste per aver deluso il padre, si era risollevata finendo dritta in macchina. Neal si era avvicinato il ragazzo, che aveva abbassato gli occhi
"A te ci penserà tua madre, che ho già avvertito. Sali sulla tua auto, ti rimorchieremo noi" anche per lui non c'erano stati sorrisi o pacche incoraggianti, ma uno sguardo a metà tra il deluso e l'incazzato.
Mentre Neal sistemava la corda per trainare la macchina Kim rimaneva ferma sul sedile, guardando avanti. Anche volendo non avrebbe potuto bloccare il braccio del marito, impedendogli di picchiare Selene. Ma il punto era che era perfettamente d'accordo con lui. Selene, seduta dietro di lei, poggiò una mano sulla spalla della Strega
"Mamma..."
"Pensavo che fossi più matura, Selene. Sparire per ore senza lasciare traccia non è una mossa intelligente, sicuramente non è la scelta di una persona matura. Tuo padre era preoccupato, io ero preoccupata. Tutta la famiglia lo era. Se stai cercando di farti volere più bene di Katniss creandoci problemi sappi che questa è la strada sbagliata. Vi vogliamo bene tutti, allo stesso modo. E farci piombare nel deserto, nel cuore della notte, lasciandoci credere che tu sia fuggita o in pericolo ci dimostra solo quanto tu tenga poco a noi tutti"
Non l'aveva neppure guardata. Se Neal l'aveva ferita con la forza, Kim l'aveva ferita con le parole. La bambina si accasciò sul sedile, sentendosi immensamente triste, e infelice.
- - -
Era stata una lunga, penosa, serata. Una volta tornati a casa c'era Aria ad attenderli. Selene e Thomas erano stati fatti sedere in salotto, e cazziati a turni alterni da Kim e la vampira. Neal stava di lato, a braccia conserte, fissando i due ragazzi che avevano, brevemente, spiegato cosa era loro capitato e cosa intendevano fare.
Le punizioni erano state assegnate, e i due colpevoli erano stati spediti a letto.
Avvolta nelle lenzuola, ben a riparo dagli sguardi altrui, Selene si era messa a piangere nel modo più silenzioso possibile. Davon aveva aperto la porta poco dopo. Si era infilato nel letto della sorella, abbracciandola da dietro. L'aura di fuoco aveva avvolto entrambi, come una coperta, e la ragazzina si era sentita meno triste, sebbene il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fosse stato quello di precisare che non stava piangendo, ma che certamente si era raffreddata nel deserto.
Neal, invece, non riusciva a chiudere occhio. Le dava le spalle, ma Kim era certissima che avesse le palpebre aperte. Anche Offa si era accoccolata addosso a loro. Con dolcezza, lei era scivolata sotto le coperte. Spensierata, come una bambina, aveva superato il corpo del marito all'altezza delle gambe, finendo con rispuntagli davanti tra le lenzuola.
"Ciao" gli aveva mormorato. Se lui non si girava, era lei che gli si poneva di fronte. Neal aveva sorriso
"Ciao. Da quanto tempo. Che ci fai da queste parti?"
"Volevo darti questo" mormorò lei, spingendosi a baciarlo, e lasciandosi abbracciare. Il mannaro l'aveva accolta tra le braccia, grato del sollievo che il contatto con la moglie riusciva a dargli "...e dirti che non hai sbagliato niente. Andava fatto tutto"
"Chi ti dice che io pensi di aver sbagliato?" borbottò lui, mentre lei continuava a carezzargli il viso, rimanendogli vicina
"Nessuno. Si faceva tanto per dire"
Per un attimo rimasero in silenzio, lei intenta a passargli le dita sul volto, lui intento a guardarla
"Per un attimo temevo che l'avessero rapita"
"Lo so"
"Pensi che sia infelice, con noi?"
"No. Penso che sia solo una fase. Non se ne voleva andare veramente. Ed è nostra figlia...entrambi non siamo mai stati troppo affezionati a un luogo. Prende da noi"
"Già" un sorriso soddisfatto gli incurvò le labbra "E' bello che non abbia pianto, vero?"
"E' arrogante come il padre"
"Ed è moscia come la madre. Visto com'è caduta a terra?"
Lei l'aveva baciato, di nuovo, e lui l'aveva stretta più forte. Quando si era staccata aveva strusciato piano il naso contro il suo
"Selene ti adora. E farà di tutto per farsi perdonare da te in questi giorni. Non è una stupida, sa bene che dovevi punirla per ciò che ha fatto. Ti amerà di più, anche per questo"
"Ed io ti amerei di più, se mettessi questa tua adorabile lingua tra le mie labbra. Cosi..."
- - -
Era passato quasi un anno, da quando era successo il fattaccio del Deserto. La storia era stata ampiamente digerita, e una quattordicenne Selene aveva cominciato a guardare con meno diffidenza la sorellina. Katniss, di quattro anni, cresceva meravigliosa. La testolina bionda era sempre in giro per casa, intenta a distribuire sorrisi e strampalati discorsetti al resto dei componenti della famiglia. Neal era sempre più convinto che, di fronte, avesse una copia in miniatura di Moonie. A prescindere dai colori, la predisposizione della piccola verso il rosa, e l'abitudine di dare bacetti e abbracci a tutti i componenti della famiglia sostenevano la sua tesi. Aveva però scoperto che la sua capoccetta era adattissima a tenere ferma la lattina di birra durante le partite, e non era raro che se la mettesse sul divano nella stagione di campionanti, con la scusa di "educarla allo sport". Solitamente dall'altro lato c'era sempre Selene, abbarbicata al padre.
Il tempo dell'asilo era arrivato anche per la piccolina e per Ian, e entrambi i Saunders pensarono che fosse un bene mandare i piccoli nella stessa struttura dove andava a scuola i fratelli. Non era raro che le classi si ritrovassero tutte in cortile, durante la ricreazione, piccoli inclusi.
Selene stava giocando a palla con una compagna, quando aveva sentito la sorellina gridare.
Un bambino di sei anni la teneva con la faccina rivolta verso la sabbia, nell'aiuola dei giochi. Non era la prima volta che lo vedeva importunare la bambina. Le tirava le code, le macchiava gli abiti, la tormentava coi dispetti. Ma sapeva che lei non aveva raccontato niente a nessuno dei genitori.
Inizialmente si era girata, tornando al gioco, pensando tra sè e sè che Katniss dovesse crescere e imparare a badare a se stessa. Poi, però, qualcosa l'aveva spinta a voltarsi di nuovo.
Aveva mollato la palla, e si era avvicinata all'aiuola
"Lasciala stare" aveva sibilato. Per nulla intimorito, il bambino aveva calcato con le braccia il corpicino di Katniss.
Selene aveva dato sfoggio della sua scarsa propensione al dialogo afferrandolo dalla collottola e gettandolo lontano. Il bambino si era messo a piangere, rialzandosi e correndo a chiamare il fratello. La ragazzina aveva tirato su la sorellina, prendendola in braccio e mettendola in piedi su un tavolinetto li vicino. Con calma, le aveva spolverato le ginocchia sbucciate, togliendole la sabbia dai vestiti
"Glassie" aveva mormorato Katniss, tra grossi lacrimoni
"Si può sapere perchè non ti difendi da quel cretino?!"
"Pecchè io non lo so fale" aveva sospirato, asciugandosi gli occhi coi pugnetti chiusi
"E perchè non lo dici a mamma e papà?"
"Pecchè non vojo che papà pensa che io sono debole" aveva aggiunto, intimorita. Selene la guardò negli occhi, e stava per aggiungere altro quando senti una voce alle spalle
"Ehi, stronzetta. E' vero che hai picchiato mio fratello?"
Si era girata. Il fratello del bambino aveva diciassette anni, ed era molto più alto di lei. Di nuovo, la ragazzina non perse troppo tempo. Si staccò dalla sorellina, chiudendo la mano a pugno. Pestò con forza l'alluce del ragazzo, e approfittando del suo abbassarsi caricò il pugno contro il suo naso, facendolo cadere a terra. Il sangue cominciò a defluire, i bambini si erano radunati intorno a loro eccitati dal combattimento, qualcuno era già filato a chiamare la maestra
"Se tu e tuo fratello toccate ancora mia sorella vi spacco la faccia. Chiaro?" aveva gridato. Il ragazzo l'aveva afferrata dalla caviglia, facendola cadere a terra.
Due ore dopo, Neal e Kim erano seduti in Presidenza. La dirigente scolastica stava spiegando loro cos'era successo, mentre Selene aspettava seduta fuori, in corridoio, con Katniss sulle ginocchia
"Sai, da glande io vojo essere fotte come te Lene" aveva mormorato la bambina, carezzandole i capelli. Selene si era spaccata un labbro, ma al ragazzino era andata molto peggio, con il setto nasale rotto. L'idea di essere un esempio, per la sorellina, aveva risvegliato qualcosa dentro di lei. Le piaceva, essere il centro d'interesse altrui. Si ritrovò a volerle bene senza sapere bene come, e senza avere la minima intenzione di ammetterlo
"Sai cosa facciamo, pisciasotto? D'ora in avanti ti alleni un pò con me. Cosi ti insegno a difenderti da sola, e a diventare forte. Vedrai che papà sarà contento uguale"
"Affare ffatto!" Kat era cosi contenta che si dimenticò persino di piangere per il nomignolo con cui l'aveva chiamata, e che di solito la faceva disperare.
La porta si aprì, e poco dopo uscirono i genitori. Kim prese Katniss in braccio, girandosi un'ultima volta verso la preside, che urlava sconvolta
"...era una minaccia, signora Saundera?"
"Niente affatto. Era una promessa. Se lei non sa garantirmi che ai miei figli non verrà torto un capello me ne occuperò in prima persona. Dopodichè passerò a trovarla"
Sia per lei che per Neal non era assurdo che Selene avesse picchiato Michael, il ragazzino più grande, quanto che la scuola li avesse chiamati per lamentarsene. I Saunders si difendevano, in caso di attacco, e nessuna stupida scuola gli avrebbe mai insegnato diversamente.
Neal si era avvicinato a Selene, aspettando che Kim lo superasse, e camminandole accanto. Aveva sentito i discorsi tra sorelle, da dentro lo studio. Attese che entrambi fossero soli, prima di girarsi a guardarla
"Lo so che ti sei beccata una nota di demerito Selene. Ma hai affrontato un ragazzo più grande e l'hai ridotto malaccio. E l'hai fatto per difendere tua sorella"
Si era inginocchiato, per guardarla meglio in viso
"Io so che presto diventerai una mannara. Dipende solo da quando i tuoi geni si risveglieranno. Ma quello che hai fatto oggi non dipende dai geni, ma da te stessa. Ed è ciò che farebbe qualsiasi lupa per il suo branco. Sono molto fiero di te"
La bambina sentiva il cuore scoppiarle di gioia, ma non disse niente. Persino Neal aveva parlato troppo. Gli gettò le braccia al collo, stringendolo stretto. Con noncuranza, lui le passo un braccio dietro la schiena, sollevandola di peso e dirigendosi verso la macchina
"Allora, chi vuol fermarsi da Starbucks oggi?"
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