"Ricapitolando"
Neal stava finendo di vestirsi, infilando di fretta la canotta ad occultare gli intricati tatuaggi sul busto e sistemando con qualche tintinnio il cinturone in vita, di fronte ai figli schierati in ordine gerarchico. Thomas, Selene, Davon e Joel lo fissavano con la stessa dedizione e fiducia che un piccolo plotone di soldatini avrebbe riposto nel proprio impavido comandante.
"Thomas, tu sei il più grande. Niente casino eccessivo, niente morti, nè feriti. Se i piccoli se le danno tu separali" gli occhi del mannaro erano scivolati su Davon, saltando momentaneamente Selene
"Tu sei quello intelligente. Per cui se dovessero presentarsi problemi logistici del tipo lattine che non si aprono e cose che non si trovano spetterà a te rimediare" aveva poi girato il viso verso la figlia, sorridendole
"E tu sei quella cazzuta, dunque tieni a bada questi sciocchi maschietti e prepara loro la merenda"
"Si papà!" aveva trillato lei, battendo persino il piede a terra e sollevando la mano a emulare il saluto militare. Neal era poi sceso di diversi centimetri, inginocchiandosi in modo da inquadrare Joel. Il più piccolo dei cuccioli di casa era intento a sbavazzare un pupazzo a cui aveva staccato la testa
"E tu evita di scagazzare troppo, per lo meno finchè non viene zia Dakota, mh? Mi raccomando, a lei piace sempre tanto quando te la fai nei pantaloni. Appena la vedi apri pure i boccaporti, figliolo"
Si era rialzato, braccia incrociate dietro la schiena, aveva esaminato con una certa severità il gruppo di bambini che aveva di fronte
"E cosa molto, molto importante, non disturbate la mamma. O la zia, nel caso di Thomas. Ha bisogno di riposare" finendo con lo specificare poi, scanso equivoci "E non come Selene ha fatto riposare il pesce rosso l'altro giorno. Intesi?"
Diverse scarmigliate di capelli e buffetti sulle guance erano stati distribuiti, prima di infilarsi dentro la camera da letto. Kim stava al buio, una pezza umida sulla fronte, l'odore intenso dello zenzero e di altre erbe mediche a riempile la stanza. Neal si era seduto sul bordo del letto, notando che teneva gli occhi chiusi. Aveva sollevato la mano, in una carezza leggera al viso, e lei aveva sollevato appena le palpebre.
"Sto andando a prendere Dakota, la porto qui e poi andiamo a fare questa benedetta visita, va bene? Tu, nel frattempo, potresti evitare di morire nel tuo stesso vomito?"
Lei aveva tirato l'angolo destro delle labbra, in un sorriso leggero, tornando a socchiudere gli occhi.
"Se aspetti che anche io mi metta in fila e ti faccia il saluto militare allora caschi male" la voce era piuttosto assonata, flebile e decisamente stanca "Vai comunque. Io e il bambino ti aspettiamo qui" Aveva tamburellato lievemente sul ventre, arrotondato dalla gravidanza, e lui si era chinato a darle un bacio prima di uscire dalla stanza. Una stanza in cui aveva lasciato, oltre ad una moglie che in nessuna delle precedenti gestazioni era mai stata cosi male, anche un palpabile senso di apprensione e preoccupazione.
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Tutto sommato, però, Kim era felice. Lo stava giusto pensando mentre Nala, l'infermiera Navajo che rappresentava il loro "aggancio sicuro" all'Ospedale di Phoenix, gli premeva contro la sondina dell'ecografo. Era rassicurante sapere che, anche li, c'era qualcuno su cui potevano contare in caso di problemi. Questa gravidanza stavo procedendo molto, molto male. Rispetto alle altre volte, sin da subito aveva cominciato ad avvertire sintomi piuttosto intensi. Vomito, insonnia, nausea, cefalea erano già da quattro mesi i suoi compagni di viaggio. Problemi che solitamente finiscono con l'avvento del nuovo trimestre, e che in lei si erano intensificati. C'era qualcosa che non riusciva a farla stare tranquilla, un certo non so che, una sensazione che l'aveva spinta a fare un esame un pò più approfondito di quello che la levatrice indiana avrebbe potuto condurre sul proprio corpo. Ed eccoli qui, adesso. marito e moglie intenti a fissare lo schermo con una certa trepidazione
"Molto bene. Vediamo un pò cos'abbiamo qui" la voce nasale e pacata della ragazza illustrava gradualmente le varie fasi della procedura. Finchè non aveva aperto l'audio. E il tripudio di un battito sconnesso e imperfetto aveva fatto trasalire Kim sul lettino
"Oh!"
"Oh cosa?" Avevano chiesto entrambi all'unisono mentre lei muoveva la sonda e sgranava appena gli occhi. Nessuna risposta. Neal, innervosito, aveva ribadito
"Oh cosa? Oh cazzo, Oh Dio, Oh che bello?! Che significa "Oh"?"
Nala si era girato a guardarlo, sorridendo
"Scusami Neal ma...è la mia prima..." aveva abbassato gli occhi verso Kim "..beh direi che l'esclamazione di prima è più un "Oh che bello, qui non c'è un solo bambino, ce ne sono due".
La scena, a questo punto, si era spaccata. E se il Mannaro aveva cominciato a festeggiare e gioire, gridando e abbracciando Nala e Kim, la strega si era raggelata di botto. Sembrava le avessero appena diagnosticato una malattia molto, molto grave, ed allo stato terminale per giunta.
"No..." aveva bisbigliato, deglutendo "No, non è possibile. Ho...già avuto, due gemelli. Non può essere. Non.."
Nala non sembrava essersi accorta del terrore che si leggeva negli occhi della strega. Si era staccata da Neal per ripulirle il ventre, e finire la stampa dell'ecografia
"Si, è altamente improbabile che un umana abbia due gravidanze gemellari nell'arco della propria vita. Ma tuo marito non è umano. E anzi, per i mannari è piuttosto frequente, credo che Neal te l'abbia detto"
No, non gliel'aveva detto. E il modo in cui il gel conduttore si era sollevato dal tavolo, per rovesciarsi addosso alla testa del marito, diceva molto di quanto lei fosse poco contenta di questa loro particolare prerogativa.
- - -
"Si può sapere qual è il problema?"
Erano fermi nel parcheggio dell'Ospedale, in macchina. Neal aveva l'aria crucciata, Kim aveva l'aria crucciata, e l'atmosfera era decisamente tesa. Niente di lieto e gaio, nessuna sdolcinatezza da coppia che ha appena saputo di..
"...hai già sfornato due gemelli, che problema hai a rifarlo di nuovo?"
"Il problema, Neal Saunders, è che avresti dovuto dirmelo! Tu lo sapevi, e non mi hai detto niente'"
"E cosa avresti fatto? Cosa sarebbe cambiato? Ti saresti messa a fare la selezione all'ingresso? Tu entri, e tu no?"
L'idea di Kim che contava gli spermatozoi gli ha strappato un sorriso che, tuttavia, la donna non è riuscita a ricambiare
"Avrei trovato una soluzione, senza dubbio"
"Le soluzioni si trovano ai problemi. E i figli non sono problemi"
Era di nuovo serio, e persino un pò incazzato. Chiunque, vedendolo allungare le mani verso di lei, avrebbe pensato che stesse per strangolarla nell'abitacolo della propria Jeep rossa. E invece l'afferrò per le spalle, tirandosela vicino con delicatezza. Incastrata la moglie contro il proprio petto, Neal aveva cominciato a baciarle piano la tempia
"Che ti succede, bambolina?"
"Succede che non sono più giovane come un tempo, Neal, e..."
Non era questo, e lo sapevano entrambi. L'uomo aveva tirato indietro il collo, per guardarla negli occhi. Alla fine aveva sospirato
"Me lo dirai quando lo riterrai opportuno. Torniamo a casa adesso"
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Non abbiamo abbandonato il progetto "Nuovo Mondo, Nuovi Casini", cosi come Joe ha scherzosamente definito la serie di spedizioni che abbiamo in mente di portare avanti per svelare il mistero dietro al cannocchiale e, sopratutto, impadronirci del ricco tesoro spagnolo che supponiamo legato al manufatto. Non posso prendervi parte in prima persona, dal momento che sono piuttosto incinta, ma ho comunque aiutato mio padre a condurre una serie di ricerche, a svelare il mistero nascosto dietro il catalizzatore, la voce nella mia testa, i simboli alchemici tratteggiati sul cannocchiale. Quando si parla di Alchimia un qualunque essere umano penserebbe da subito alla Pietra Filosofale, all'eterna giovinezza, alla trasmutazione dei metalli in Oro. Per una strega, invece, è un pò diverso. L'Alchimia coincide con gli albori della pratica magica, e con il luogo da cui ebbe origine la prima Strega. In quanto creature non comunemente umane sappiamo di non appartenere del tutto a questo mondo, per via di leggende e tradizioni orali tramandatesi da Coven in Coven, da madre a figlia, da grimorio a grimorio. Eppure non sappiamo come, quando, cosa. Siamo tutte un pò orfane, da questo punto di vista, tutte prive di solidissime radici. Mio padre sembra come infervorato, ringiovanito da una simile impresa. So che a lui non interessano le ricchezze, o il prestigio che una scoperta simile potrebbe portargli. A catturarlo, entusiasmarlo, è la sete di sapere, l'amore assoluto per la conoscenza in quanto tale. Passa ore ed ore a contemplare i manufatti, a fare ricerche, a cercare di evocare lo spirito che mi è apparso. E' talmente assorbito dalla faccenda in sè che mi sento appena trascurata, da lui. No, la verità è che sono gli ormoni. Ormoni che mi fanno sembrare orribile quello che mi sta succedendo. Ormoni che mi fanno invidiare pazzamente lui e Neal, che la prossima settimana partiranno alla scoperta del prossimo simbolo. Un'altra settimana di silenzio, e poi potrò parlargli. Ho chiesto a Nastas di aiutarmi a fare un incantesimo che disturbi le percezioni altrui, in modo che gli altri non mi vedano sofferente. Non voglio che nessuno disturbi la spedizione, che impensieriscano Neal più di quanto non sia necessario. Un'altra settimana, e potrò confidarmi. Il ventre cresce, il malessere pure. Ho paura, e non so a chi dirlo, perchè mio padre ha le orecchie piene delle parole di quello spirito. Anche se è colpa sua, se sto cosi. Anche se è merito suo, se ho tanta paura
- - -
Erano tornati. La spedizione era stata un successo, e lo spirito si era di nuovo manifestato. Il luogo individuato si trovava ai confini dello stato, su una montagna impervia. In una vecchia miniera d'argento, erano riusciti a compiere un altro passo per avvicinarsi alla soluzione del mistero. C'era stato uno scontro terribile, e stavolta i mostri avevano le sembianze di creature fatte interamente di metallo. Neal lo stava giusto raccontando a Kim, mentre sedevano entrambi sul dondolo esterno all'abitazione. I bambini avevano preso d'assedio il padre, mancato da casa per una settimana circa, ed era costato loro un bel pò di fatica convincerli che era ora di mettersi a letto, a dormire. Adesso, nella quiete della notte, Kim osservava suo marito descriverle come erano andati i fatti, sorridendo lievemente.
"E poi?"
"Poi tuo padre ha detto che lo spirito gli era apparso. Credo appaia solamente in prossimità del luogo giusto, e sia visibile solo a chi tiene il catalizzatore nelle mani. Abbiamo trovato un frammento, con delle iscrizioni, e proprio in quel momento sono apparsi gli amichetti della volte precedente"
Il racconto era proseguito con un certo fervore, Neal gesticolava parecchio nel descrivere alla moglie le scene dei combattimenti, minuto per minuto, interrotto solo di rado da alcune domande di lei.
"Insomma, adesso brilla una pietra nuova, dopo l'incantesimo di tuo padre, sul catalizzatore. E' blu. Sono morte cinque persone, ma nessuno era dei nostri, per cui..."
La sua soddisfazione era palpabile ma, d'un tratto, il sorriso sulla sua bocca era scemato e gli aveva poggiato una mano sul ventre rigonfio.
"Stai male, vero?"
La domanda era arrivata a bruciapelo, e lei aveva schiuso appena le labbra
"Cosa ti fa pensare..."
"Di solito fai il diavolo in quattro, per partecipare a cose simili. Stavolta sei stata zitta e buona. Di solito, quando torno da un combattimento, usi la tua magicabula su di me, per riviverlo in prima persona. Stavolta non l'hai fatto, hai preferito che io ti raccontassi la storia. Cosi come preferisci usare sempre meno i tuoi poteri. E, dal momento che mi pareva strano che tu fossi sempre splendente e piena di energie secondo mio madre ho fatto una telefonatina a Lapu, e mi sono fatta passare Nastas"
E Nastas aveva cantato tutto. Kim aveva aggrottato la fronte, borbottando
"Stupido stregone, gli avevo detto che volevo apparire moderatamente in forma, non nel pieno delle mie energie vitali"
Neal era arrabbiato, lo avrebbe capito anche un cieco. Non gli piacevano i silenzi, i camuffamenti, le negazioni, Kim aveva socchiuso gli occhi, deglutendo
"Senti, te l'avrei detto oggi. Aspettavo solo che mi finissi di raccontare la storia. Avevo bisogno di distrarmi un pò"
"Vuoi distrarti? Ti stacco la testa e la mando un pò nello spazio, a vedere un pò di mondo da una nuova prospettiva. Falla finita e parla donna. SUBITO"
Si era umettata le labbra, passando la mano di fronte al viso. L'incantesimo era svanito rivelando una Kim nella sua reale forma. Pallida, sciupata, stanca e debole. Qualcosa che aveva fatto tremare, vistosamente, il cuore del marito
"Mio...nonno. Anzi no. Il nonno di mio nonno. Insomma, il ramo paterno dei miei avi ha fatto una sorta di maledizione, sulla nostra stessa famiglia" comincia cosi il racconto tutt'altro che allegro che Kim si appresta a fare, sistemandosi meglio tra i cuscini "Parla di una vecchia maledizione, legata alla mia famiglia, frutto di un'antica faida tra streghe. I miei antenati hanno fatto qualcosa di orribile, ma non si sa bene cosa, a questi tizi e loro hanno creato un vincolo di sangue. Ogni quinto figlio della casata dei Larseen dovrà morire, per ripagare i morti che hanno causato loro" era tetra, in viso, il dolore che lentamente si dipingeva sul suo volto. Aveva abbassato le mani sul pancione, carezzandolo dolcemente. Neal era rimasto impietrito
"Per questo non volevi due gemelli?"
"Si...quando ho detto a mio padre che ero incinta mi ha spiegato della maledizione, del fatto che non esistesse modo di cancellarla. E mi ha raccomandato di fermarmi al quarto figlio. Poi, l'ecografia, ha messo in chiaro che eravamo andati ben oltre, al solito nostro"
Una lieve paura stava cominciando a farsi largo, nel corpo del mannaro.
"E cosa succederà adesso?"
"Non si sa. Tu non sei una strega, ed i nostri figli hanno anche il tuo sangue. Inoltre sono gemelli, dunque...mio padre non può prevederlo. Forse nasceranno entrambi, e saranno sani. Forse uno nascerà morto. O moriranno entrambi, o..."
La voce le si è rotta, al pensiero che i propri bambini possano non vedere la luce. Ha gli occhi pieni di lacrime, e accarezza con dolcezza disarmante la pancia.
"O...potresti morire tu?"
"Forse. Anche"
"...E perchè non me l'hai detto prima?"
"Perchè non volevo che mi chiedessi di abortire. E ho aspettato che fossero grandi abbastanza da non permetterti di chiedermelo più, perchè non posso"
"Kim..."
"Perchè non voglio, sono i miei bambini"
"..Kim.."
"...E i figli non sono problemi, giusto? Non sono problemi"
Adesso piangeva, un pianto rotto da singhiozzi e disperato, che ne scuoteva il corpo, le spalle sottili. Neal se l'era tirato vicino, preda di una tristezza in cui si stemperavano rabbia e impotenza. L'aveva coccolata a lungo, tenendola accanto al proprio corpo, carezzandole il viso e dandole baci finchè non si era calmata.
"Andrà tutto bene, in un modo o nell'altro, ce la faremo. Vedrai che ce la faremo. Non osare più tenermi un segreto del genere, o ti apro il cranio e ci cago in bocca. Ma a parte questo...andrà tutto bene, bambolina. Ci sono io, con te, e ci sarò quando sarà il momento."
- - -
Già, il momento. Eccolo li. Kim era uscita di casa un solo, stupido, giorno di tutta la sua lunga e ricca di malesseri gravidanza. Un unico giorno. Per andare a comprare un tacchino in vista dell'imminente Festa del Ringraziamento. Le contrazioni erano cominciate dal momento in cui aveva preso tra le mani una confezione di marmellata di mirtilli, proprio quella che Neal detestava tanto sul tacchino. Quando il marito era entrato al supermercato l'aveva trovata a terra, circondata da persone che le facevano vedere come fosse il caso di respirare. Resistendo all'istinto di sbranarli tutti l'aveva sollevata tra le braccia, rivolgendosi dolcemente a lei in un modo soave
"CHI CAZZO TI HA DETTO DI USCIRE?"
"MA INSOMMA, NON VEDO LA LUCE DEL GIORNO DA UNA SETTIMANA"
"E POTEVI DIRLO, ABBATTEVO IL MURO DELLA CAMERA DA LETTO, SAI CHE LUCE?!"
"AHHHHH"
"AH COSA?"
"Fa male"
"E' UN PARTO KIM, NON E' UNA SEDUTA DALL'ESTETISTA"
"MA PERCHE' DIAVOLO CONTINUI A URLARE?!"
"PERCHE' E' IL MIO MODO DI SFOGARE LO STRESS, VA BENE? TU SOLLEVI LE FOGLIE DEL VIALETTO DI CASA, IO MI TROVO A MIO AGIO URLANDO."
Se pensate che una volta a casa la situazione fosse migliore, vi sbagliate. Uno Stellan agitato, che aveva latito parecchio nelle ultime settimane dal momento che Neal lo reputava colpevole massimo della maledizione, si era fatto trovare in tenuta da chirurgo. Al momento Kim se ne stava sdraiata sul proprio letto matrimoniale, le gambe divaricate, il vestito sollevato, mentre padre e marito si urlavano contro maledizioni, insulti, e colpe. Alla fine, esasperata, si era sollevata appena col busto.
"SILENZIO"
Si erano entrambi girati a guardarla
"Ho...bisogno di mio padre. E di un medico. E ho bisogno di mio marito. Adesso. Dopo. Potete. Ammazzarvi. Ma adesso, mi servite" breve pausa per fare una serie rapida di respiri
"Non morirò. Non moriranno. Aiutatemi a farli uscire, o vi giuro. Che. Quando avrò finito. Coi fulmini. Di voi non rimarranno. Neanche. Le ceneri"
Parlare le costava fatica. Ma funzionava piuttosto bene. Neal si era precipitato al suo fianco, suo padre tra le sue cosce.
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Il più doloroso, dei miei parti. Il più gioioso. Vita, li dove pensavamo ci fosse solo morte e disperazione. Ho tra le braccia Katniss, la mia splendida bambina, e la sto allattando mentre Neal da il biberon a Ian, il mio splendido bambino. Lei ha i capelli biondi, esattamente come Neal. Lui ha i capelli scuri, e nel sonno sorride. I miei bambini, i miei bellissimi bambini. La famiglia ora è al completo, decisamente. Mio marito appenderà le palle al chiodo, ed io mi cucirò l'utero se necessario. Siamo apposto cosi, pieni di bambini, pieni di gioia, pieni di vita.
E fanculo agli antenati, i Saunders sono riusciti a farcela anche stavolta.
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