Phoenix - Maggio 2025
Il tempo trascorreva tranquillo, in quello spicchio di mondo dimentico del grigiore invernale e dell'umidità delle piogge. L'Arizona, in Primavera, si riempiva di vita persino nei deserti. I cactus fiorivano, e il fatto che ogni bocciolo, ogni gemma, ci mettesse cosi tanto a mostrare i propri petali al mondo rendeva quell'evento carico di un significato speciale. La comunità Navajo era in fermento, in questo periodo, intenta a comporre preparati, raccogliere determinate erbe, scandire la giornata con riti propiziatori stagionali e ad intrattenere i vari turisti che visitavano il pueblo. Sacro e profano si intrecciavano, come del resto succedeva anche al MoonGoddess dove i semplici visitatori si alternavano alla clientela particolare e dotata di reali poteri in un flusso costante. Kim, tuttavia, non aveva tempo per prendere parte ad ogni rito della sua nuova congrega. Da un paio d'anni aveva cominciato ad occuparsi attivamente di una delle tante attività familiari dei Saunders in città, un banco dei pegni nel quale non era difficile incontrare manufatti particolarmente interessanti. Era semplice, per lei, capire se un reperto fosse originale o meno essendo sufficiente sfiorarlo e lasciare che la propria mente vagasse tra i ricordi legati all'oggetto stesso. Era un lavoro interessante, stimolante, tanto da svolgerlo sempre con estremo piacere. Negli ultimi tempi, inoltre, il buon vecchio Joe aveva sentito fortemente la mancanza di Neal e del suo "culo a papera" e cosi si era trasferito li direttamente da BonTemps, divenendo a conti fatti buttafuori del negozio. C'erano clienti più o meno regolari, e clienti che capitavano li solo per caso, persone affascinanti e piccoli arrivisti in cerca di denaro. O di botte.
Il tempo trascorreva tranquillo, in quello spicchio di mondo dimentico del grigiore invernale e dell'umidità delle piogge. L'Arizona, in Primavera, si riempiva di vita persino nei deserti. I cactus fiorivano, e il fatto che ogni bocciolo, ogni gemma, ci mettesse cosi tanto a mostrare i propri petali al mondo rendeva quell'evento carico di un significato speciale. La comunità Navajo era in fermento, in questo periodo, intenta a comporre preparati, raccogliere determinate erbe, scandire la giornata con riti propiziatori stagionali e ad intrattenere i vari turisti che visitavano il pueblo. Sacro e profano si intrecciavano, come del resto succedeva anche al MoonGoddess dove i semplici visitatori si alternavano alla clientela particolare e dotata di reali poteri in un flusso costante. Kim, tuttavia, non aveva tempo per prendere parte ad ogni rito della sua nuova congrega. Da un paio d'anni aveva cominciato ad occuparsi attivamente di una delle tante attività familiari dei Saunders in città, un banco dei pegni nel quale non era difficile incontrare manufatti particolarmente interessanti. Era semplice, per lei, capire se un reperto fosse originale o meno essendo sufficiente sfiorarlo e lasciare che la propria mente vagasse tra i ricordi legati all'oggetto stesso. Era un lavoro interessante, stimolante, tanto da svolgerlo sempre con estremo piacere. Negli ultimi tempi, inoltre, il buon vecchio Joe aveva sentito fortemente la mancanza di Neal e del suo "culo a papera" e cosi si era trasferito li direttamente da BonTemps, divenendo a conti fatti buttafuori del negozio. C'erano clienti più o meno regolari, e clienti che capitavano li solo per caso, persone affascinanti e piccoli arrivisti in cerca di denaro. O di botte.
Al momento, Kim, stava esaminando un vecchio cannocchiale che Ricardo, uno dei loro venditori più affezionati, le aveva portato in mattinata e che datava come risalente al periodo di colonizzazione spagnola.
"Su signora, lo sa benissimo che porto merce di qualità. Le basterà fare un test del carbonio 14.."
"Che!? Costa un patrimonio, e se poi si rivela una paccottiglia da nulla chi mi ripaga? Tu? Non credo proprio"
Aveva mormorato, passando la mano sulla superficie finemente intagliata dell'oggetto. Una nebbia sottile aveva rapidamente inghiottito le figure intorno a lei, trascinandola in un luogo diverso. Si trovava su una nave, e all'orizzonte vedeva una sottile linea scura. Terra. Avvertiva la sensazione della salsedine sulla pelle, ed il vento scivolarle tra i capelli. Un lampo aveva dissolto l'immagine, e il momento seguente davanti agli occhi di Kim c'erano due uomini. Pitture, pelli e ossa ornavano il corpo di quello a sinistra. Elmo appuntito, stivali a metà coscia e archibugio erano, invece, indossati da quello a destra che teneva tra le mani il cannocchiale. Quando l'uomo a sinistra aveva alzato il braccio, brandendo un'arma simile a un machete, per compiere un movimento ad arco verso l'uomo che aveva di fronte non aveva, con quel gesto, tagliato solamente l'aria. La testa dello spagnolo, tranciata di netto, era finita a terra mentre la strega era stata colpita dal sentore caldo, umido e appiccicaticcio del sangue dello spagnolo, spruzzato addosso al proprio corpo. Il cannocchiale era finito a terra, assieme al corpo priva di vita dell'uomo, e lei aveva risollevato gli occhi inquadrando di nuovo la figura di Ricardo. Un sorriso flebile le era apparso sulle labbra.
"Non vale niente, e lo sappiamo entrambi. Non puoi dimostrarne la datazione reale. Posso darti 50 dollari"
"Cosa?! Ne vale almeno 500"
"50"
L'uomo era rimasto in silenzio, per un istante, mentre lei continuava a stringere il cannocchiale
"400?"
"70, è la mia ultima offerta"
"350?"
Lei aveva sollevato le mani, tenendo sui palmi il cannocchiale, come una regina che stesse porgendo la spada al proprio cavaliere invitandolo a riprendersela
"Oh va bene, va bene. Andata per 70"
Kim aveva sorriso in maniera più entusiasta, stringendo di nuovo le dita attorno al cannocchiale.
"Molto bene, Janet si occuperà dei moduli di vendita. E' sempre un piacere stringere affari con te"
"Sua moglie è una vera strega, capo" aveva borbottato l'uomo verso Neal, che parlottava poco distante con Joe. Il mannaro si era voltato a dare un'occhiata a Kim, come se stesse davvero meditando sulla veridicità delle parole del vecchio
"Si, lo so. Credo di averla sposata per questo"
La donna era scivolata oltre il bancone, accostandosi ai due mannari, tenendo con sè l'oggetto
"Dovresti ficcarti la lingua in culo, Mister Saunders"
"Direi che ti piace di più dove la ficco ogni mattina, fiorellino"
Aveva piegato il gomito con l'istinto di di colpirlo col cannocchiale sul braccio. Poi, però, ci aveva ripensato. Non voleva rovinarlo, e non era certa che il corpo del marito non lo spezzasse. Alla fine si era accontentata di rifilargli una gomitata, che a Neal aveva fatto più o meno l'effetto della puntura di una zanzara. Per tutta risposta, aveva allungato la mano ad acciuffarle una chiappa, tirandosela vicino
"Ora che mi ci fai pensare...in effetti penso di averti sposata più per il tuo culo"
"Ciao Joe"
"Buongiorno Kim. Vuoi che butti fuori questo sacchetto di pulci bianche?"
"No che non lo vuole, le piace stare con me"
Kim aveva dato un'occhiataccia a Neal, temendo un seguito che non aveva tardato ad arrivare
"Sentissi come grida a letto, dopo tutto questo tempo insieme". Eccolo li. Pareva si divertisse sempre tanto a raccontare le loro faccende intime.
"Se non la finisci ti stacco quel pisello e ci faccio un.."
"Un cuscino, amore. Date le dimensioni, puoi farci solo quello. Hai presente, quei cuscini cilindrici che ci sono a casa di mia madre?" gongolava, stringendo la presa dal momento che lei aveva cominciato a divincolarsi "Ma non posso garantirti che sarà altrettanto morbido"
"Sei un raro esempio di porcello mannaro. E comunque io ho finito, vado a casa, porto questo con me"
"Se tua moglie porta a casa un cannocchiale, forse non sei poi cosi dotato capo"
"Joe, hai davvero cosi tanta voglia di finire scopato in culo con una mazza da baseball? Perchè c'è della vaselina, di la..."
Era sempre cosi, l'atmosfera al negozio era quella. Il MoonGoddess non le mancava, non le mancava vestirsi da "strega" e leggere tarocchi e fondi di the a vecchie ansiose e adolescenti brufolosi. Compilare inventari e ordinativi, badare che i clienti non rubassero, che le cose non scadessero. Leggeva ancora i tarocchi, per amici e amici degli amici, ma lo faceva senza troppi fronzoli e moine, nella tranquillità di casa sua o del retro. Non aveva più bisogno di stupire e impressionare con strane impalcature, trucchi tribali, abiti che lasciavano nuda questa o quella parte del corpo. Le sue vecchie mise le aveva conservate, e di tanto in tanto le usava nell'intimità domestica. Certo, non per portare al parco i bambini, ma per ricordare al marito quanto avesse motivo di essere geloso di quel lato etnico e selvatico di lei.
- - -
"Quindi, il cannocchiale è autentico"
"Molto, autentico"
"Domani chiamo Spike"
Spike era il loro ricettatore. Un mannaro piuttosto influente, che vendeva al mercato nero beni collezionati da clientela particolare. Non semplici umani, ma persone dotate di poteri e ricchezze tali da essere interessati ad antichi reperti, e che non avevano bisogno di insulsi certificati cartacei a garantirne l'autenticità, pensandoci da loro a verificarla. Giusto il mese prima, per intenderci, un'antica collana era stata venduta ad una vampira spagnola. Che, a quanto pare, l'aveva sfoggiata alle proprie nozze con un duca francese, come dono materno. Circa 600 anni prima.
"No, non serve. Ce lo teniamo noi questo. Guarda qui"
Kim si era accoccolata meglio, nel letto, portandosi dietro l'oggetto e abbracciando Neal. Aveva poggiato il cannocchiale sul ventre nudo del mannaro, che aveva sollevato appena il braccio per accoglierla.
"Non mi piace che ti porti a letto quel coso"
"Zitto. Dimmi, piuttosto. Cosa vedi?"
"Un cannocchiale nel mio letto. E mia moglie lo tiene in mano. Quando invece potrebbe tenere in mano..."
Kim aveva mosso, in segno circolare, la mano al di sopra dell'oggetto bisbigliando qualcosa. I vari settori circolari che lo componevano avevano cominciato a muoversi, fino a bloccarsi. Una fila ordinata di sette simboli si era delineata sotto agli occhi di Neal
"Kim, stai tenendo un fottuto cannocchiale stregato sul mio stomaco?! E se è posseduto!?"
"No, non lo è. Questo cannocchiale è una chiave. E quella che vedi è la mappa di un tesoro"
Improvvisamente, l'uomo si era fatto serio.
"Qualcosa di molto grosso?"
"Oh, si"
"Quanto, grosso?"
La mano di Kim era scivolata, lasciando definitivamente la presa sul legno per introdursi con discrezione sotto al lenzuolo. Le dita si erano mosse, carezzando la pelle dell'uomo fino a fermarsi in un punto ben preciso. Neal aveva mugolato, soddisfatto, un gemito basso e sospirato al punto da muoverle appena i capelli, sulla fronte. Compiaciuta, lei aveva sollevato gli occhi verso di lui
"Direi più o meno grosso cosi". L'ultimo barlume di raziocinio presente nel lupo gli aveva suggerito di prendere l'oggetto e posarlo sul comodino, prima di dedicarsi completamente alle cure della moglie. Aveva cominciato a baciarlo lungo il petto, scivolando a raggiungere la mano senza smettere di mantenere gli occhi nei suoi. C'era qualcosa, in quello sguardo, che aveva il potere di far dimenticare a Neal ogni cosa che non fosse il desiderio di averla, e nel modo più violento e intenso possibile. Qualcosa che gli faceva bruciare la gola, e tremare la voce in un ringhio sommesso, impaziente.
"Ricardo ha ragione. Sei una maledetta strega. Non smettere"
- - -
Kim aveva dato un'occhiata al variopinto gruppo che componeva la spedizione. Neal e Ben stavano finendo di montare le tende, mentre suo padre pensava al fuoco. Stellan parlottava con Jack, un altro lupo del branco, a sua volta intento a infilzare dei conigli su alcuni spiedi. Lapu era vicino a lei, e stava finendo di intrecciare degli amuleti protettivi che tutti avrebbero dovuto indossare per scongiurare eventuali pericoli. Ma ciò che catturava davvero la sua attenzione era Joe. Al momento se ne stava in estatica contemplazione di Lathika. Sorella di Lapu, e di sicuro piuttosto avvenente, la ragazza stava finendo di tracciare un cerchio di sale intorno al campo, per proteggerlo adeguatamente. E Joe la seguiva, gli occhi da cuccioli innamorato, porgendogli tutto quello che gli serviva all'occorrenza. La donna, formosa e dai grandi occhi scuri, pareva ridacchiare tra sè di simili attenzioni, e trattarlo con la condiscendenza che una femme fatale avrebbe rivolto al rachitico ragazzino di turno. Era stato necessario comporre un gruppo piuttosto variegato di streghe e mannari, perchè il famoso "tesoro" tracciato sulla mappa si era rivelato un affare molto più grosso del gingillo di Neal, e indubbiamente più complicato da trovare di quanto non ci si aspettasse. Erano segni alchemici, quelli tracciati sul cannocchiale, e Stellan era convinto si trattasse di un antico rito azteco per favorire la vita eterna. Si era offerta di finanziare la spedizione - offerta rapidamente rifiutata da Neal - e di prenderne parte. C'era un pò di tensione, nell'aria, tra chi avrebbe ricoperto il ruolo di capo tra lui e il mannaro. Un problema risoltosi in maniera piuttosto semplice, dal momento che era stata Kim - vuoi con moine, vuoi con decisione - a impartire gli ordini sino ad ora. Il primo simbolo, nel primo quadrante, era quello che l'Alchimia ricollegava all'acqua bollente. Accanto c'erano dei piccoli numeri, e solo dopo mesi di ricerche erano riusciti a capire che si trattava di coordinate e che portavano al Nevada. Trovato il luogo geografico, era stato semplice interpretare il simbolo alchemico. Quale "acqua bollente" migliore, in tale posto, se non il Fly Geiser?
- - -
Neal era incazzato nero. Perchè avevano rischiato di morire, perchè Joe era ferito, perchè Jack era quasi morto. Perchè avevano evocato chissà cosa, perchè qualcuno li voleva uccidere ora che sapeva che erano entrati in possesso di un nuovo fottuto arnese diabolico. Perchè avevano dovuto smontare il campo in fretta, e ancora più in fretta andarsene da li. Perchè non potevano tornare a casa, finchè non avessero nascosto bene le tracce magiche e non, e non avessero ottenuto informazioni utili dai ricordi dei cadaveri dei Brujos. Era incazzato perchè Kim aveva di nuovo rischiato di morire, e perchè era convinto che fosse posseduta da quell'arnese. Tuttavia quando era entrato nella baracca dove l'aveva lasciata, mentre gli altri si occupavano di sistemare le cose, e l'aveva vista li ritta, pallida e sporca di sangue, tremendamente bella e spaventata, qualcosa aveva fatto sfumare rapidamente la rabbia. E salire qualcos'altro. Il ricordo del modo, assurdamente cruento e privo di controllo, in cui lei aveva aggredito gli uomini era sufficiente a farlo eccitare. Era la situazione in sè, a farlo contenere
"Stai bene?"
"Si...Neal, lo so cosa pensi. Ma stai tranquillo. Non sono posseduta, quello è solo un catalizzatore"
"...Sicura?"
"Si, ne sono certa. Sono io. Guardami"
Gli aveva preso la mano, portandosela al viso, fissandolo negli occhi. Era lei. Era la sua strega, con quello sguardo intenso, quell'odore inebriante, quel corpo chiazzato di sangue, sudore e adrenalina. Era lei, e aveva fatto l'errore di baciargli il palmo della mano, premendoci contro la bocca calda e morbida. Spingerla contro il muro di legno, abbassarsi i pantaloni e sollevarle il vestito non aveva richiesto che un minuto.
- - -
Qualche ora dopo, Kim era stesa a terra, molto vicina al Paradiso. Completamente nuda, in parte accecata dal sole morente che filtrava dagli spazi liberi nelle assi che componevano la baracca, inondando il posto di luce rossiccia. Neal le aveva leccato via di dosso il sangue e...beh, a dire il vero non solo quello. Continuava a rimanere tra le sue cosce anche adesso, ascoltando il moto irregolare del suo respiro, divertendosi a darle lappate casuali per strapparle nuovi mugolii di piacere anche, e sopratutto, ora che il desiderio era stato soddisfatto, e lei aveva bisogno di riposo. Kim teneva un braccio ripiegato sulla fronte, e sorrideva, stanca e felice. L'altra mano carezzava, distrattamente, la testa del marito spingendosi morbidamente tra i suoi capelli. Era tutto perfetto, era tutto bellissimo. E in quell'attimo in cui l'aria sembrava immobile, priva di polvere, colpita dal sole e densa dei loro sospiri. In quell'attimo in cui i demoni erano messi da parte, e con essi le spedizioni e gli eterni cattivi. Quell'attimo infinito in cui il corpo di lei tremava quando andava a baciarla tra le cosce, gemendo e parlando a Neal in un linguaggio fatto di risposte gestuali che solo un animale può davvero comprendere, lui aveva snocciolato il proprio desiderio
"Voglio altri figli, con te"
Non c'entrava nulla, col contesto e con la situazione. Non ne avevano mai parlato prima, e non c'era un reale motivo perchè ne dovessero parlare adesso. Lei aveva scomposto le braccia, facendo leva sugli avambracci per tirare su il busto e guardarlo meglio, avvolta dalla chioma arruffata dei propri capelli. Occhi negli occhi, lo aveva interrogato a lungo. E alla fine aveva sorriso, schiudendo ancora di più le gambe, in un consenso muto quanto esplicito.
Tre mesi dopo, Kim era abbracciata al cesso, a vomitare l'anima ed a festeggiare in tale maniera la presenza nel proprio ventre del loro nuovo figlio.
- - - Continua - - -
"Non vale niente, e lo sappiamo entrambi. Non puoi dimostrarne la datazione reale. Posso darti 50 dollari"
"Cosa?! Ne vale almeno 500"
"50"
L'uomo era rimasto in silenzio, per un istante, mentre lei continuava a stringere il cannocchiale
"400?"
"70, è la mia ultima offerta"
"350?"
Lei aveva sollevato le mani, tenendo sui palmi il cannocchiale, come una regina che stesse porgendo la spada al proprio cavaliere invitandolo a riprendersela
"Oh va bene, va bene. Andata per 70"
Kim aveva sorriso in maniera più entusiasta, stringendo di nuovo le dita attorno al cannocchiale.
"Molto bene, Janet si occuperà dei moduli di vendita. E' sempre un piacere stringere affari con te"
"Sua moglie è una vera strega, capo" aveva borbottato l'uomo verso Neal, che parlottava poco distante con Joe. Il mannaro si era voltato a dare un'occhiata a Kim, come se stesse davvero meditando sulla veridicità delle parole del vecchio
"Si, lo so. Credo di averla sposata per questo"
La donna era scivolata oltre il bancone, accostandosi ai due mannari, tenendo con sè l'oggetto
"Dovresti ficcarti la lingua in culo, Mister Saunders"
"Direi che ti piace di più dove la ficco ogni mattina, fiorellino"
Aveva piegato il gomito con l'istinto di di colpirlo col cannocchiale sul braccio. Poi, però, ci aveva ripensato. Non voleva rovinarlo, e non era certa che il corpo del marito non lo spezzasse. Alla fine si era accontentata di rifilargli una gomitata, che a Neal aveva fatto più o meno l'effetto della puntura di una zanzara. Per tutta risposta, aveva allungato la mano ad acciuffarle una chiappa, tirandosela vicino
"Ora che mi ci fai pensare...in effetti penso di averti sposata più per il tuo culo"
"Ciao Joe"
"Buongiorno Kim. Vuoi che butti fuori questo sacchetto di pulci bianche?"
"No che non lo vuole, le piace stare con me"
Kim aveva dato un'occhiataccia a Neal, temendo un seguito che non aveva tardato ad arrivare
"Sentissi come grida a letto, dopo tutto questo tempo insieme". Eccolo li. Pareva si divertisse sempre tanto a raccontare le loro faccende intime.
"Se non la finisci ti stacco quel pisello e ci faccio un.."
"Un cuscino, amore. Date le dimensioni, puoi farci solo quello. Hai presente, quei cuscini cilindrici che ci sono a casa di mia madre?" gongolava, stringendo la presa dal momento che lei aveva cominciato a divincolarsi "Ma non posso garantirti che sarà altrettanto morbido"
"Sei un raro esempio di porcello mannaro. E comunque io ho finito, vado a casa, porto questo con me"
"Se tua moglie porta a casa un cannocchiale, forse non sei poi cosi dotato capo"
"Joe, hai davvero cosi tanta voglia di finire scopato in culo con una mazza da baseball? Perchè c'è della vaselina, di la..."
Era sempre cosi, l'atmosfera al negozio era quella. Il MoonGoddess non le mancava, non le mancava vestirsi da "strega" e leggere tarocchi e fondi di the a vecchie ansiose e adolescenti brufolosi. Compilare inventari e ordinativi, badare che i clienti non rubassero, che le cose non scadessero. Leggeva ancora i tarocchi, per amici e amici degli amici, ma lo faceva senza troppi fronzoli e moine, nella tranquillità di casa sua o del retro. Non aveva più bisogno di stupire e impressionare con strane impalcature, trucchi tribali, abiti che lasciavano nuda questa o quella parte del corpo. Le sue vecchie mise le aveva conservate, e di tanto in tanto le usava nell'intimità domestica. Certo, non per portare al parco i bambini, ma per ricordare al marito quanto avesse motivo di essere geloso di quel lato etnico e selvatico di lei.
- - -
"Quindi, il cannocchiale è autentico"
"Molto, autentico"
"Domani chiamo Spike"
Spike era il loro ricettatore. Un mannaro piuttosto influente, che vendeva al mercato nero beni collezionati da clientela particolare. Non semplici umani, ma persone dotate di poteri e ricchezze tali da essere interessati ad antichi reperti, e che non avevano bisogno di insulsi certificati cartacei a garantirne l'autenticità, pensandoci da loro a verificarla. Giusto il mese prima, per intenderci, un'antica collana era stata venduta ad una vampira spagnola. Che, a quanto pare, l'aveva sfoggiata alle proprie nozze con un duca francese, come dono materno. Circa 600 anni prima.
"No, non serve. Ce lo teniamo noi questo. Guarda qui"
Kim si era accoccolata meglio, nel letto, portandosi dietro l'oggetto e abbracciando Neal. Aveva poggiato il cannocchiale sul ventre nudo del mannaro, che aveva sollevato appena il braccio per accoglierla.
"Non mi piace che ti porti a letto quel coso"
"Zitto. Dimmi, piuttosto. Cosa vedi?"
"Un cannocchiale nel mio letto. E mia moglie lo tiene in mano. Quando invece potrebbe tenere in mano..."
Kim aveva mosso, in segno circolare, la mano al di sopra dell'oggetto bisbigliando qualcosa. I vari settori circolari che lo componevano avevano cominciato a muoversi, fino a bloccarsi. Una fila ordinata di sette simboli si era delineata sotto agli occhi di Neal
"Kim, stai tenendo un fottuto cannocchiale stregato sul mio stomaco?! E se è posseduto!?"
"No, non lo è. Questo cannocchiale è una chiave. E quella che vedi è la mappa di un tesoro"
Improvvisamente, l'uomo si era fatto serio.
"Qualcosa di molto grosso?"
"Oh, si"
"Quanto, grosso?"
La mano di Kim era scivolata, lasciando definitivamente la presa sul legno per introdursi con discrezione sotto al lenzuolo. Le dita si erano mosse, carezzando la pelle dell'uomo fino a fermarsi in un punto ben preciso. Neal aveva mugolato, soddisfatto, un gemito basso e sospirato al punto da muoverle appena i capelli, sulla fronte. Compiaciuta, lei aveva sollevato gli occhi verso di lui
"Direi più o meno grosso cosi". L'ultimo barlume di raziocinio presente nel lupo gli aveva suggerito di prendere l'oggetto e posarlo sul comodino, prima di dedicarsi completamente alle cure della moglie. Aveva cominciato a baciarlo lungo il petto, scivolando a raggiungere la mano senza smettere di mantenere gli occhi nei suoi. C'era qualcosa, in quello sguardo, che aveva il potere di far dimenticare a Neal ogni cosa che non fosse il desiderio di averla, e nel modo più violento e intenso possibile. Qualcosa che gli faceva bruciare la gola, e tremare la voce in un ringhio sommesso, impaziente.
"Ricardo ha ragione. Sei una maledetta strega. Non smettere"
- - -
Kim aveva dato un'occhiata al variopinto gruppo che componeva la spedizione. Neal e Ben stavano finendo di montare le tende, mentre suo padre pensava al fuoco. Stellan parlottava con Jack, un altro lupo del branco, a sua volta intento a infilzare dei conigli su alcuni spiedi. Lapu era vicino a lei, e stava finendo di intrecciare degli amuleti protettivi che tutti avrebbero dovuto indossare per scongiurare eventuali pericoli. Ma ciò che catturava davvero la sua attenzione era Joe. Al momento se ne stava in estatica contemplazione di Lathika. Sorella di Lapu, e di sicuro piuttosto avvenente, la ragazza stava finendo di tracciare un cerchio di sale intorno al campo, per proteggerlo adeguatamente. E Joe la seguiva, gli occhi da cuccioli innamorato, porgendogli tutto quello che gli serviva all'occorrenza. La donna, formosa e dai grandi occhi scuri, pareva ridacchiare tra sè di simili attenzioni, e trattarlo con la condiscendenza che una femme fatale avrebbe rivolto al rachitico ragazzino di turno. Era stato necessario comporre un gruppo piuttosto variegato di streghe e mannari, perchè il famoso "tesoro" tracciato sulla mappa si era rivelato un affare molto più grosso del gingillo di Neal, e indubbiamente più complicato da trovare di quanto non ci si aspettasse. Erano segni alchemici, quelli tracciati sul cannocchiale, e Stellan era convinto si trattasse di un antico rito azteco per favorire la vita eterna. Si era offerta di finanziare la spedizione - offerta rapidamente rifiutata da Neal - e di prenderne parte. C'era un pò di tensione, nell'aria, tra chi avrebbe ricoperto il ruolo di capo tra lui e il mannaro. Un problema risoltosi in maniera piuttosto semplice, dal momento che era stata Kim - vuoi con moine, vuoi con decisione - a impartire gli ordini sino ad ora. Il primo simbolo, nel primo quadrante, era quello che l'Alchimia ricollegava all'acqua bollente. Accanto c'erano dei piccoli numeri, e solo dopo mesi di ricerche erano riusciti a capire che si trattava di coordinate e che portavano al Nevada. Trovato il luogo geografico, era stato semplice interpretare il simbolo alchemico. Quale "acqua bollente" migliore, in tale posto, se non il Fly Geiser?
"A me sembrano dei grossi cazzi"
"Pure a me, margheritina"
"E guarda...sborrano pure!"
Il chiacchiericcio dotto e sapiente di Joe, Jack e Neal, mentre gli altri camminavano con prudenza lungo le passerelle rocciose del posto, occhi puntati alle pozze d'acqua, facevano da contorno alle ricerche. Era stata Lathika a ritrovare, celato dall'acqua, il simbolo del cannocchiale inciso su una pietra. Kim e Lapu si erano occupati di far svuotare il pozzo naturale. L'acqua era risalita, in un moto al contrario, lasciando loro il modo di entrare agevolmente all'interno, e perlustrare la pietra. Le due donne si erano calate nel pozzo, largo un metro scarso, esaminando con attenzione i rilievi sulle pareti, assistite da Lapu e Stellan
"Vedi niente che può essere premuto, o estratto?"
"Ci sono delle incisioni qui"
"Leggile"
Kim aveva fatto scorrere la mano sulle parole, che a prima vista sembravano latine
"In aque prufundis, de aque mundis. Sacrificat qui tenet, obtenerit...non riesco a capire"
"Kim!"
Lathika aveva gridato, mentre la pozza cominciava a riempirsi di sangue. Sangue che risaliva velocemente, lungo le loro gambe
"Tirateci su, tirateci su!" la strega aveva afferrato l'indiana per la vita, aiutando Lapu e Stellan che erano andati ad acciuffarla dalle braccia, affinchè salisse su per prima. Ma quando era arrivato il suo turno qualcosa la bloccava alle caviglie
"NEAL!"
Una forza inquietante la tirava versa il basso, e Kim si era vista sprofondare in quel mare rossiccio. D'un tratto il pozzo sembrava in mezzo. Fluttuava in un oceano che sapeva di ferro, denso e viscoso. Ed era stato allora che la voce si era fatta strada, nei suoi pensieri
"Sei venuta, finalmente! Sei qui per me. Sapessi quanto ti ho aspettato. Sei pronta?"
"Chi sei?" non sapeva se quelle parole le aveva dette o pensate, fatto sta che continuava a stare la sotto.
"Non ero molto diversa da te, un tempo. E se mi aiuterai a liberarmi, ti ricompenserò con qualcosa che in molti hanno desiderato, e nessuno è mai riuscito a possedere"
Il discorso non aveva senso, ma c'era uno scintillio adesso poco distante dai suoi piedi. Lei si era piegata, immergendosi più a fondo, allungando la mano per raccoglierlo avvertendo una superficie liscia e dura entrare in contatto col proprio palmo. Proprio in quel momento qualcosa l'aveva afferrata alle spalle, e tirata su con la forza. Improvvisamente, ora che era all'esterno, si era resa conto di quanto le mancasse l'aria e aveva cominciato a tossire tra le braccia di uno spaventato Neal
"Cosa..."
"Dobbiamo andarcene, e in fretta"
Si era guardata intorno, rendendosi conto solo in quel momento del caos in cui il luogo era piombato. C'erano delle strane creature, che emergevano dall'acqua, orribili mostri per metà pesci e per metà umani. Alcuni giacevano a terra colpiti dagli incantesimi lanciati da Lapu e Lakhita, sbranati dai mannari che si erano trasformati, e ne uscivano sempre di più dalle pozze d'acqua che circondavano il luogo. La pelle era ricoperta di squame verde acqua, tentacoli simili a quelli delle meduse sostituivano i capelli. Dal labbro superiore in giù sembrava mancare loro la pelle e si scorgeva l'osso della mascella e i denti inferiori. Piedi e mani, entrambi artigliati, erano palmati e grosse branchie adornavano il collo aprendosi e richiudendosi a mostrare una carne rossa, sanguinolenta.
"Cos'hai nelle mani?" aveva chiesto Stellan, e Kim aveva abbassato gli occhi. Stringeva una specie di bracciale ossidato, con strane incisioni lungo il bordo, e quattro piccole cavità circolari. Neal l'aveva aiutata a rialzarsi, e quasi subito tre creature si erano avventate su di loro. Le dita del marito erano state ben presto sostituite dagli artigli, mentre dilaniava i corpi, seguito dalle frecce di ghiaccio scagliate dal padre. Anche lei si era mossa, sentendo l'energia elettrica condensarsi sulla mano libera e e risalire rapida verso le dita, puntando la propria magia contro la sirena più vicina. In quel preciso momento, l'aura del Brujo si era avventata su di loro, facendola girare di scatto. Altri problemi, e proprio alle loro spalle.
- - -
"Dammelo, ragazza"
"Darti cosa?"
"Quello che stringi, non è tuo. E' mio. Dammelo"
L'uomo che aveva di fronte aveva si e no quarant'anni. Indubbiamente brutto, indubbiamente potente, indubbiamente disposto a farli fuori per avere quel piccolo manufatto.
"Non lasciare che mi prenda" di nuovo, quella voce, a trillarle nei pensieri. Kim aveva deciso di assecondare il proprio sesto senso, piegando il braccio dietro la schiena a nascondere il disco di pietra. Neal era scattato in avanti, mettendosi tra lei e l'uomo, quando altri due brujos erano apparsi dal nulla, brandendo catene di fuoco e gettandogliele. Il cuore le si era fermato, per un istante, e la voce era tornata a rassicurarla
"Ti aiuterò io, basta che fai ciò che dico"
I mostri aumentavano a dismisura, e ormai li avevano circondati. Sentiva Lapu e Lathika gridare, stanchi, e i ringhi dei mannari sempre più sommessi. Suo padre e Neal combattevano accanto a lei, ma era stato quando una catena aveva sfiorato la spalla del lupo strappandogli un ringhio di dolore e rabbia che lei aveva acconsentito. In quel momento, tutto era cambiato. Gli occhi della strega si erano fatti bianchi, per un'istante, e aveva sollevato il braccio. La propria energia, potente come non era mai stata, aveva investito i tre uomini. Due di loro erano stati scuoiati vivi, il vento che lei aveva generato era stato cosi intenso e affilato da toglier loro l'intero strato di pelle superficiale. Il terzo era sparito, appena in tempo. Quando Kim aveva richiuso le palpebre, gli occhi erano tornati normali. Era ricoperta di sangue non suo, e le sirene erano sparite, sciogliendosi tutte in piccole polle d'aria. Sul disco brillava una pietra nuova. Ed era bianca, non un bianco accecante, sembrava più quello della pelle dei cadaveri morti per annegamento.
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Neal era incazzato nero. Perchè avevano rischiato di morire, perchè Joe era ferito, perchè Jack era quasi morto. Perchè avevano evocato chissà cosa, perchè qualcuno li voleva uccidere ora che sapeva che erano entrati in possesso di un nuovo fottuto arnese diabolico. Perchè avevano dovuto smontare il campo in fretta, e ancora più in fretta andarsene da li. Perchè non potevano tornare a casa, finchè non avessero nascosto bene le tracce magiche e non, e non avessero ottenuto informazioni utili dai ricordi dei cadaveri dei Brujos. Era incazzato perchè Kim aveva di nuovo rischiato di morire, e perchè era convinto che fosse posseduta da quell'arnese. Tuttavia quando era entrato nella baracca dove l'aveva lasciata, mentre gli altri si occupavano di sistemare le cose, e l'aveva vista li ritta, pallida e sporca di sangue, tremendamente bella e spaventata, qualcosa aveva fatto sfumare rapidamente la rabbia. E salire qualcos'altro. Il ricordo del modo, assurdamente cruento e privo di controllo, in cui lei aveva aggredito gli uomini era sufficiente a farlo eccitare. Era la situazione in sè, a farlo contenere
"Stai bene?"
"Si...Neal, lo so cosa pensi. Ma stai tranquillo. Non sono posseduta, quello è solo un catalizzatore"
"...Sicura?"
"Si, ne sono certa. Sono io. Guardami"
Gli aveva preso la mano, portandosela al viso, fissandolo negli occhi. Era lei. Era la sua strega, con quello sguardo intenso, quell'odore inebriante, quel corpo chiazzato di sangue, sudore e adrenalina. Era lei, e aveva fatto l'errore di baciargli il palmo della mano, premendoci contro la bocca calda e morbida. Spingerla contro il muro di legno, abbassarsi i pantaloni e sollevarle il vestito non aveva richiesto che un minuto.
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Qualche ora dopo, Kim era stesa a terra, molto vicina al Paradiso. Completamente nuda, in parte accecata dal sole morente che filtrava dagli spazi liberi nelle assi che componevano la baracca, inondando il posto di luce rossiccia. Neal le aveva leccato via di dosso il sangue e...beh, a dire il vero non solo quello. Continuava a rimanere tra le sue cosce anche adesso, ascoltando il moto irregolare del suo respiro, divertendosi a darle lappate casuali per strapparle nuovi mugolii di piacere anche, e sopratutto, ora che il desiderio era stato soddisfatto, e lei aveva bisogno di riposo. Kim teneva un braccio ripiegato sulla fronte, e sorrideva, stanca e felice. L'altra mano carezzava, distrattamente, la testa del marito spingendosi morbidamente tra i suoi capelli. Era tutto perfetto, era tutto bellissimo. E in quell'attimo in cui l'aria sembrava immobile, priva di polvere, colpita dal sole e densa dei loro sospiri. In quell'attimo in cui i demoni erano messi da parte, e con essi le spedizioni e gli eterni cattivi. Quell'attimo infinito in cui il corpo di lei tremava quando andava a baciarla tra le cosce, gemendo e parlando a Neal in un linguaggio fatto di risposte gestuali che solo un animale può davvero comprendere, lui aveva snocciolato il proprio desiderio
"Voglio altri figli, con te"
Non c'entrava nulla, col contesto e con la situazione. Non ne avevano mai parlato prima, e non c'era un reale motivo perchè ne dovessero parlare adesso. Lei aveva scomposto le braccia, facendo leva sugli avambracci per tirare su il busto e guardarlo meglio, avvolta dalla chioma arruffata dei propri capelli. Occhi negli occhi, lo aveva interrogato a lungo. E alla fine aveva sorriso, schiudendo ancora di più le gambe, in un consenso muto quanto esplicito.
Tre mesi dopo, Kim era abbracciata al cesso, a vomitare l'anima ed a festeggiare in tale maniera la presenza nel proprio ventre del loro nuovo figlio.
- - - Continua - - -
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