Maggio 2019 - Phoenix
Nonostante la lontananza Stellan stava facendo del suo meglio per recuperare il tempo perduto. Nel corso dell'ultimo anno le visite a Kim erano state frequenti, e il rapporto tra i due si cementificava gradualmente. C'era tanto da imparare, su quella figlia dallo spirito cosi simile a quello della madre, e c'era ancora di più da apprendere da quel padre stregone, formato in maniera impeccabile dalla vita e dai propri avi. Se è vero che è padre chi ti cresce, e non chi ti genera, e che Kim aveva superato da un pezzo la fase di crescita, era anche vero che avevano molto da condividere. Conoscendolo, la strega aveva in qualche modo avuto accesso a una parte del suo passato che considerava ormai persa per sempre. Il ritratto di Luminitza, pennellato dai ricordi di Stellan, prendeva pian piano forma sotto i suoi occhi. Ad unirli, infine, era la passione per determinate piccole cose. E finalmente l'uomo aveva compreso che piacere si provasse nel vedere la propria stirpe accrescere le proprie conoscenze, i propri poteri, condividere con questa il sapere e la felicità dei successi, l'amarezze degli esperimenti mal riusciti. I rapporti tra l'uomo e Neal...beh. Miglioravano. Non si piacevano a vicenda, questo era chiaro anche ai sassi, ma per amore di quella donna - un amore diverso per ciascuno dei due - si sforzavano di convivere pacificamente, senza perdere il gusto di lanciarsi velenose frecciatine appena ne avevano l'occasione. Il signor Larssen non aveva perso tempo, e forte delle sue buone conosce e dei suoi milioni aveva messo definitivamente in regola la figlia. Kim, adesso, non aveva più bisogno di documenti falsi e passaporti rubati. Era una Larssen, ora, e le faceva ancora strano pensare di essere ancorata a un cognome, a un posto, a un documento dopo tutti quegli anni passati lontano dalla burocrazia e dalla legge. Certe cose, comunque, rimanevano uguali a prima. Lei continuava a presentarsi come Kim Saunders, alle persone, e Neal continuava a chiamarla Kimberly, quando voleva darle amabilmente fastidio.
Primavera in Arizona significava vita. E lei non poteva fare a meno di pensare quanta vita ci fosse, nella propria esistenza, mentre sfrecciava con il padre verso il complesso roccioso di Mogollon Rim, con accanto suo padre. Era l'uomo a guidare, ed era stato lui ad organizzare quella piccola spedizione che li avrebbe visti lontani da casa per un'intera giornata. Aveva scoperto che all'interno delle grotte di quella zona particolarmente arida cresceva una speciale qualità di mughetti e diversi funghi, dalle interessanti proprietà. Da tempo stava lavorando a un perfetto Elisir di Trasparenza, e queste piccole aggiunte alla ricetta base potevano rappresentare la differenza. Kim era emozionata, e continuava a stropicciare l'orlo della t-shirt bianca che indossava sotto ai jeans e alle scarpe da trekking. I bambini erano stati sequestrati da Norwood e Cassandra, Thomas incluso, la sera prima. Si erano fermati a dormire dai nonni dopo un pomeriggio fatto di giochi, cucina messicana e partite alla televisione. Neal era partito presto, la mattina, per sbrigare degli affari giù a Tucson. Lei, dunque, era libera di dedicarsi al padre, al viaggio, alla magia.
Erano li, in quella grotta umida, ormai dalla mattina. Niente torce, un incantesimo che aveva popolato la grotta di numerose luci baluginanti si era rivelato più pratico ed efficace. Avevano fatto una piccola pausa per il pranzo, prima di proseguire la ricerca. Alcuni dei funghi ricercati erano stati già raccolti, e messi in un'apposita cassetta. Mancavano all'appello i mughetti, motivo per il quale i due camminavano da qualche ora, il rumore dell'acqua delle stalattiti a fare da contorno al loro chiacchierare sommesso, addentrandosi sempre di più nella grotta.
"Li dev'esserci una cascata!" aveva detto Kim, indicando una biforcazione del percorso col braccio sollevato. Offa percepiva l'acqua, ne sentiva lo scorrere li vicino, ed era una sensazione talmente meravigliosa da mandarla in fibrillazione. Era commovente vedere come l'aura della Strega ricercasse continuamente l'aura paterna, dimostrando tutto l'attaccamento che loro due, per carattere, non riuscivano a manifestarsi troppo platealmente. Avevano deciso di fare una piccola deviazione, per andare a vedere questa cascata. Kim aveva trattenuto il fiato quando, girando un ultima curva, il soffitto si era innalzato. L'acqua sembrava una sorta di tenda, celeste e trasparente, orlata di schiuma bianca e vaporosa, che schermava la visuale dell'esterno. La luce filtrava in quella colonna tumultuosa, spezzettandosi in arcobaleni e illuminando di riflessi suggestivi le rocce, smussate dalla potenza dell'acqua. Il padre le si era accostato, cingendole le spalle con un braccio, e insieme avevano osservato le proprie aure danzare rincorrendo il precipitare brulicante dell'acqua. Il rumore era assordante ma loro non sembravano farci caso. I mughetti erano proprio li, crescevano ordinati in un angolo luminoso della caverna. Stellan aveva urlato a Kim di rimanere pure li a godersi lo spettacolo, dicendo che ci avrebbe pensato lui
Quando era tornato da lei, e Kim si era girato a guardarlo, aveva storto appena la bocca. Aveva privato la pianta delle radici, e solitamente nei filtri quelle erano utilissime, porgendole un mazzo che assomigliava più a un piccolo bouquet che a una vera e propria raccolta di erboristi. Prima di poter chiedere spiegazioni Stellan si era chinato a sussurrare, al suo orecchio
"Sei felice, con Neal?"
Il tono, lo sguardo, la mimica facciale dell'uomo non lasciavano intendere che fosse pronto ad una nuova paternale sui difetti del marito. Sembrava davvero desideroso di avere un ulteriore conferma, da lei. Kim aveva preferito non dire niente, lasciando che fosse il suo viso a parlare. Senza neppure un filo di trucco, sorrideva al padre in un modo che non lasciava dubbi su quanto una certa gioia riuscisse a illuminarla, da dentro. Stellan aveva annuito, poggiandole un bacio sulla fronte. Aveva poggiato le mani sulle sue spalle, e mormorato parole che il frastuono dell'acqua aveva coperto. Ma era impossibile per lei non capire che si trattava di un incantesimo. L'aura dell'uomo si era gonfiata, avvolgendola in una spirale azzurra, plasmandosi in acqua tiepida con fare amorevole e protettivo prima di virare verso la cascata. Lo stregone si era girato, e con un movimento rotatorio del braccio, con la stessa naturalezza con la quale ne avrebbe spostato il tessuto se quella fosse stata davvero una cortina, aveva plasmato l'acqua della cascata, creando un varco. Il fiume attraversava una radura di pioppi, e gli alberi erano in piena fioritura rilasciando nell'aria il loro carico di odori. Il sole stava tramontando, e la temperatura dell'aria era decisamente piacevole. Eppure, qualcosa non quadrava. C'erano balle di fieno, disposte a raggiera intorno a un piccolo arco. Due alberi erano stati disposti vicini, i rami intrecciati carichi di piccoli mughetti, e di tantissime macchie viola che da li Kim non poteva distinguere bene. E, cosa ancor più scinvolgente, c'erano persone. Sedute li. Tante persone. No, un momento. Non erano persone. Era...la famiglia. Gli amici, i parenti. Lei non riusciva a capire, anche se in fondo capiva benissimo. Teniva il mazzo cosi stretto che la linfa cominciava a grondarle tra le dita, mentre Stellan la prendeva sotto braccio e la scortava fuori. Camminavano su pietre che l'uomo aveva sollevato, con un semplice gesto della mano, ricreando un ponticello dalla cascata alla riva. Ma fu solo quando gli occhi le si posarno su Neal, in piedi sotto l'arco con Joel in braccio, che cominciò a realizzare che era vero, era tutto vero. Indossava un vestito nero, elegante, e al di sotto della giacca invece della classica cravatta e camicia aveva messo una canottiera bianca. La trasparenza del tessuto mostrava l'intricato disegno colorato che i tatuaggi ricreavano sul suo dorso, e sorrideva soddisfatto. Era bellissimo, e lo stomaco si era contratto in una fitta che, al momento, si stava sciogliendo in qualcosa di più piacevole all'altezza del basso ventre. Era bellissimo, sorridente, intrigante. E la stava per sposare. Di nuovo.
Durante il tragitto Kim non aveva fatto altro che ridere. Una risata nervosa, che si affannava a nascondere dietro il mazzetto, e che peggiorava quando l'occhio coglieva nuovi dettagli. Le persone erano sedute su balle di fieno, decorate in modo suggestivo dai fiori che si rincorrevano lungo tutto il percorso. I maschi di casa erano tutti vestiti allo stesso modo, sfoggiando completo e canotta del medesimo colore. Persino Joel, che mentre Kim si avvicinava era stato ceduto a Cassandra, aveva un completino in miniatura. Le macchie viola che aveva intravisto da lontano altro non erano che piccole Tillandsie, il tipo di fiore che vive d'aria ed è privo di radici che Neal le aveva regalato anni prima, e che ora ornava la loro nuova cucina. Colpo di scena finale c'era Aria, accanto a Neal. Teneva in mano un grosso librone, ed era elegante e sorridente. Stellan si era fermato di fronte a loro due, sciogliendo la presa sotto il braccio senza allontanarsi. Kim aveva approfittato del minuto di serietà per uscirsene con un
"Ciao...posso sapere che cazzo sta succedendo!?" verso il marito. Mannari, membri della comunità Navajo, e altri amici di famiglia erano scoppiati a ridere. Neal aveva infilato le mani in tasca, schiarendosi la voce.
"Prima che tu me lo possa rinfacciare per i prossimi dieci anni come hai fatto col rito indiano" aveva fatto una piccola pausa, per tormentarla ulteriormente "Kimberly Morrison Larrsen Saunders Vattelapesca. Se non hai da fare, ti andrebbe di sposarmi di nuovo, oggi?"
Stavolta gliel' aveva chiesto. Kim aveva risposto dandogli un pugno sul braccio, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e Aria si affrettava a spiegare che sarebbe stata un unione civile, dal momento che lei aveva l'abilitazione a farlo. In quel momento la nostra povera Strega era cosi sconvolta che anche la presenza di un elefante in qualità di paggetto non l'avrebbe turbata oltre. Si era solo data un'occhiata ai vestiti, e in quel momento Stellan si era chinato a sussurrarle qualcosa, nuovamente.
"Pensa all'abito che vorresti indossare. Pensalo esattamente come lo vorresti"
Lei aveva chiuso gli occhi, il cuore in festa, l'aura tremante. Modulandosi al ritmo dei propri pensieri la t-shirt si era illuminata, sfaldandosi in piccole bolle d'acqua che erano scese a coprirle il corpo. Tra i sussurri meravigliati delle persone, aveva smesso le vesti da esploratrice, e si era trasformata in una splendida sposa.
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Era stata un matrimonio perfetto, che rispecchiava esattamente il loro stile. La presenza di Aria, in qualità di celebrante, aveva reso le cose più leggere e gradevoli a entrambi. Kim aveva solo versato qualche lacrima, nel vedere Neal metterle le anello al dito, prima di farsi infilare all'anulare la propria fede. L'anello, in semplice oro bianco, andava a sottolineare il nome di lei tatuato sull'anulare, senza coprirlo. Si respirava un atmosfera rilassata e felice, e c'erano grandi facce sorridenti. Sorridevano Jackson e Juniper, presenti in qualità di testimoni, sorrideva Selene che invece di un vezzoso abitino sfoggiava pantaloncini di Jeans e canotta. Sorridevano Gwendolyn, Joy, Jeanne. Sorridevano tutti, insomma. Il punto della cerimonia in cui Aria sanciva la coppia come marito e moglie, era stato accolto da urla tipicamente mannare e grandi applausi. Neal si era chinato, per agguantare la moglie dalle chiappe e tirarsela addosso, in un bacio che aveva scatenato la folla, e fatto storcere la bocca ai bambini. Un lunghissimo tavolo imperiale era stato allestito poco oltre. La cena era abbastanza in voga con le tendenze del gruppo, con pietanze al buffet e tantissima carne arrosto che veniva preparata al momento da alcuni membri del branco. L'alcol scendeva a fiumi, e c'era persino una pista per ballare. Una band abbastanza conosciuta a Phoenix stava scaldando l'atmosfera, e Kim ne aveva approfittato per riformulare i propri pensieri. Il secondo abito incontrava sicuramente più del primo i gusti dello sposo, ed era adatto per scatenarsi.Un vertiginoso spacco lasciava nuda la gamba sinistra, e un pizzo sottile ornava le maniche e la scollatura delicata che orlava a forma di cuore i seni. Neal l'aveva accolta tra le braccia con un mormorio soddisfatto, mentre aprivano le danze, accostandosi al suo orecchio per mordicchiarlo e sussurrare
"Donna, se non la finisci di provocarmi finirà che dovremo ritirare fuori le culle molto, molto presto"
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Ho riso, ho pianto, ho gridato, ho ballato, ho bevuto. Sono stanca da morire, felice da morire, e fottutamente innamorata di questo stupido malefico lupastro. Ci ha tenuto a precisare che ha delegato le cose da checca tipo i fiori a Dakota. Ma è stato lui, a pensare a tutto. A contattare a mio padre, a proporre la cosa ad Aria. E questo spiega perchè tutta quella dannata fretta di mettermi in regola con i documenti. E' stato lui a invitare le persone, ad ingaggiare la band, a decretare che ci si doveva divertire alla maniera mannara. Si è ricordato tutto, tutto quanto. Ho il cuore a pezzi, da quanto sono felice, e il ricordo di lui senza giacca, in pantaloni e bretelle, che culla con Selene addormentata sul suo petto rimarrà nei prossimi giorni a scaldarmi l'anima. Dio, ho un uomo bellissimo. Più lo guardo più mi sento male dalla voglia che mi fa salire. Vorrei essere cosi forte da stringerlo a tal punto da imprigionarlo dentro il mio corpo, e rimanerci legata per sempre. Stavolta c'erano tutti, tutti quelli per cui valesse la pena esserci. Stavolta è stato...fantastico, dettaglio dopo dettaglio, minuto dopo minuto. Era figa persino la torta, metà dedicata al bosco, metà a rappresentare acqua ed aria. Davon e Thomas avevano briciole di cupcakes nei capelli, perchè hanno ingaggiato una piccola battaglia di cibo. I mannari del gruppo hanno fatto una gara a chi riusciva a sollevare più donne contemporaneamente. Le ragazze hanno cantato, con me, e ballato fino alle stremo. Persino Jeanne rideva. Da quanto tempo, non li vedevo? Elinor è cresciuta cosi tanto, Juniper sembra più piena. Non in corpo, intendo nell'anima. O forse è che sono cosi allegra che tutto il mondo mi sembra bellissimo. C'era la mia famiglia stavolta. C'era mio padre. Mi ha portato all'altare mio padre. Cazzo, sono...ho bisogno di bere. E di fumare. E di mio marito. Ho bisogno di questa nuova prima notte di nozze. Ho bisogno di credere che la nostra vita sarà cosi intensa, per sempre. E guardarlo negli occhi, e sentirmi amata. E guardarlo negli occhi, e sentire che lo amo.
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Avevano disposto nel bosco diverse tende, e tepee, per gli ospiti che volano passare li la notte. Kim e marito avevano un tepee più appartato, lontano dal gruppo. Neal sorrideva nel sentire, in fondo, i bambini gridare allegri mentre Aria raccontava loro una favola della buonanotte ricca di colpi di scena. La voce di Kim, da dentro, l'aveva fatto girare, in mano l'ultima bottiglia di birra della serata che consumava allegramente. L'aveva sbattuto fuori poco prima, perchè "doveva sistemare", e ora lo interrogava.
"Neal sai cos'altro manca per rendere il matrimonio davvero perfetto?"
"No, senti Kim. In Italia non ci torniamo. E non andiamo in nessun fottuto posto che preveda l'aereo. Se vuoi una cazzo di luna di miele ci si va in camper, che ormai la prima te la sei fatta, non sei propriamente vergine di nozze, amore mio"
"Neal.."
"...Insomma, c'erano persino i fiori stavolta!? Non ti pare di pretendere troppo da un povero lup.."
Si era bloccato, perchè lei era uscita dalla tenda. Si era cambiata, di nuovo. O meglio svestita. Gli sorrideva, maliziosa, felice dell'effetto ammutolente che la visione del proprio corpo riusciva a procurargli. Era nuda, dalla cintola in su, i capelli sciolti sulle spalle. Indossava autoreggenti bianche, una sottile fascia di pizzo le cingeva le cosce sottili. Gli slip che indossava erano in tulle completamente trasparente, orlato ai bordi da piccole rouches.
"Non mi riferivo alla luna di miele, parlavo del velo. Sai, quella cosa che indossano le spose?"
Nel dirlo si era girata di spalle, mostrandogli la schiena. Nel retro dello slip era stato appuntato un pezzo sottile di tulle, ornato da piccoli pois e cinto da un fioccho. Che, effettivamente, ricordava il velo nuziale
"Ti andrebbe di sollevarmelo e di rispettare la tradizione?" aveva sussurrato, girando di poco il viso per lanciargli un'occhiata allusiva da sopra la spalla. Il mannaro aveva lasciato cadere la bottiglia di birra a terra, prima di avvicinarsi e agguantarla dalle chiappe, la fretta di chi ha rimandato per troppo tempo qualcosa che desiderava fare da molto prima.
Come tradizione, quella fu una prima notte ricca di gemiti e miele, sotto una luna decisamente propizia ai nuovi sposi. Vecchi sposi. Insomma, avete capito.
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