venerdì 14 novembre 2014

Genitori e figli




Se c'era una cosa che Kim aveva appreso in fretta, nonostante fosse al mondo relativamente da poco tempo, era che quando Ivan entrava sbraitando era più prudente stare zitta e dare nell'occhio il meno possibile. Quell'uomo non le piaceva, e se lui non le aveva mai dimostrato apertamente affetto o apprezzamento la bambina, di suo, si rivelava particolarmente diffidente e per niente entusiasta nei suoi confronti. Ogni volta che la prendeva in braccio piagnucolava e cercava di sgusciare via e ritornare tra le braccia accoglienti di Luminitza. La nascita di una femmina non era stata accolta con entusiasmo dallo zingaro, e gli atteggiamenti della piccola non aiutavano a fargliela benvolere. Più lei cresceva, inoltre, più spiccavano caratteristiche somatiche che non appartenevano alla moglie o al suo ramo familiare. C'era qualcosa di nordico, in lei, nel taglio e nel colore degli occhi cosi come nell'espressione del viso. Ivan non aveva perso tempo e. intenzionato ad avere un maschio, si era da subito messo d'impegno con la moglie per cercare di metterla incinta, di nuovo. Era passato oltre un anno e di nuovi concepimenti non c'era traccia. Mese dopo mese, un insieme di piccoli dettagli aveva instillato nell'anima ignorante e gretta dell'uomo un sospetto sottile quanto fastidioso. Un tarlo continuava a ticchettare, nella sua mente, ma non sapeva bene definire cosa lo mettesse in agitazione. Nessuno seppe mai come gli venne in testa di fare un test della fertilità. Forse parlando con qualche altro zingaro, o magari prendendo spunto da un film visto in televisione. Fatto sta che quel giorno le grida dei coniugi erano particolarmente alte, interrotte solo dal brillare tumultuoso dei tuoni e dal rumore di cocci gettati a terra, alla rinfusa. All'interno il plico dell'ospedale giaceva in terra, dimenticato nel caos che l'accesa discussione aveva degenerato. Kim stava in piedi, nella sua culla, aggrappata alle sbarre di legno teneva gli occhioni fissi sulla madre. Non piangeva nè frignava, abbiamo detto, ma la guardava con aria supplicante comprendendone il dolore. Luminitza era riversa a terra, il peso del corpo sostenuto con la mano destra mentra la sinistra si tamponava il viso. Sul mento gocciolava il sangue che l'ultimo pugno di Ivan aveva fatto schizzare via dal naso. Lo stesso sangue che, dalle nocche dell'uomo che stava in piedi di fronte a lei, cadeva in terra sul pavimento a ricongiungersi con l'altro. Aveva alzato il piede, per sferrarle un poderoso calcio lungo lo stomaco, continuando e inveire contro di lei. Un gemito aveva accolto l'impatto. E Luminitza si era stesa a terra, dolorante. Raccolse le forze quanto bastava per piegare il collo e vedere il volto di Kim per quella che comprendeva sarebbe stata l'ultima volta. E poi, sfrontata, la testa si era girata di scatto per fronteggiare - per quanto possibile da quella posizione - il marito.

"Si, Si, si, SI! Ti ho tradito! L'ho fatto, e molte volte. Perchè ero stanca di accoppiarmi con un'animale, con un grosso ubriacone sfaticato che non sa fare altro che grugnire  come il peggiore dei porci. E mi è piaciuto, e lo rifarei. E lei non è figlia tua, perchè non sei neppure buono a mettere incinte le donne. Non hai onore, non hai ricchezza...non vali un cazzo, Ivan Cocek!"

Aveva urlato, ponendo in quello sfogo tutto il dolore e la rabbia accumulata nel corso degli anni. Ivan, non abituato a sentirla rispondere, si era per un pò fermato ad osservarlo stupito e ottuso. L'attimo dopo aveva abbassato la mano a raccogliere tra le dita il collo sottile ed elegante della zingara. L'aveva sollevata in aria come se pesasse nulla e a niente era valso lo scalciare di lei. L'urlo gli era morto in bocca, mentre lui rendeva la presa più stretta, fissando la vita scivolare via dagli occhi di lei. D'istinto, nel sentirsi soffocare, aveva portato le mani attorno alla gola conficcandogli le unghie nelle carne. Ma, ahimè, non era bastato. E quelle stesse braccia ricadevano, adesso, inerti ai fianchi della donna. Se la pazzia aveva, nell'attimo stesso dell'omicidio, preso il sopravvento era con estrema lucidità che aveva lasciato ricadere a terra il corpo inerte della moglie, preso tutti i soldi presenti in casa, dato un ultimo sguardo alla bambina e - in un guizzo finale di cattiveria - chiuso persino la luce prima di sparire nella bufera. Forse neppure il cielo, a giudicare dall'enorme quantità d'acqua che riversava sulla terra, approvava quanto appena avvenuto. E Kim? Al buio, rimaneva aggrappata alle sbarre della propria culla, non riuscendo a comprendere cosa fosse successo alla madre. Un lampo, di tanto in tanto, illuminava il corpo della donna facendo poi ripiombare nel buio la stanza. Il cuore le batteva talmente forte, nel petto, da superare in fragore persino la pioggia

"Mama?"

Aveva quel modo particolare, di chiamare la madre, non riuscendo a pronunciare a dovere la doppia emme della parola mamma. A mano a mano che i minuti passavano, senza che risposta giungesse, ansia e paura prendevano piede nel cuore della bambina. Che, ora si, cominciava a singhiozzare. Il pianto si levò alto e forte, riecheggiando nelle tenebre in cui era piombato il camper. Kim scuoteva forte le manine, attorno alla culla, infastidita da quella prigione che la teneva lontana dalla madre, continuando a invocarne il nome. Un terrore cosi forte da manifestare i primi segni di ciò che sarebbe diventata, un giorno. Spinta da un'energia invisibile, puramente magica, la culla si era ribaltata in avanti. E lei aveva gattonato fuori, sul pavimento, raggiungendo Luminitza.Quando la nonna era arrivata, qualche ora più tardi, aveva trovato la bambina distesa accanto al corpo materno. Non piangeva più e continuava senza sosta a carezzare il viso della donna, incurante del sangue che le impiastricciava le manine, neanche volesse rassicurarla che andava tutto bene, e che tutto si sarebbe sistemato. 



Selene ha detto la sua prima parola. Ed è stata "Papà". Niente tentennamenti o imprecisioni, l'ha detto proprio bene, con un sorriso sbrodolante amore e dolcezza, pieno di assoluta fiducia nei confronti di quella manona che andava a stringerla. Un momento davvero toccante, dunque. Se non fosse che poi Neal è andato in giro a vantarsene per una settimana, rimediando una serie impressionante di giri di birra gratis dagli amici del Lou Pine's e beccandosi una fitta sequela di insulti da parte mia ogni qual volta mi prendeva per il culo sottolineando come non fossi al centro dei suoi pensieri. Contro ogni previsione, inoltre, Davon non pare più handicappato. Adesso dorme molto di meno, e pare tutto impegnato a curiosare in giro per caso. Mette in bocca qualsiasi cosa gli capiti a tiro, e quando il sapore non lo convince allora tenta di romperlo. E poi lo riassaggia. Mi pare logico. Certe volte, però, i risultati ottenuti non lo entusiasmano. Come quando ha messo in bocca quell'uovo, e poi l'ha buttato sul tavolo, assaggiandone il contenuto. Sono entrambi piuttosto forti, piuttosto pesanti, e piuttosto belli. E fanno strage di cuori qua e la per il mondo. Tra le loro ultime conquiste anche Juniper. Una biondina davvero simpatica che hanno rimorchiato (mio dio, che cosa figa, hanno si e no un anno e già rimorchiano i miei figli) al supermercato. Ci siamo tenute in contatto, in questi ultimi giorni, ed è passata in negozio per portarmi dei regali per i bambini e raccontarmi di quanto, ultimamente, si senta stressata. Ci credo, è diventata lupa. Dev'essere l'autunno, a scatenare simili cambiamenti. Ricordo che Neal divenne lupo proprio in questo periodo dell'anno. Rompeva tutto, gli ho dovuto comprare i piatti di metallo, perchè non calibrava bene la forza. E ogni piccolo rumore gli dava al culo. E aveva sempre voglia di scopare. In realtà, ora che ci penso, non è che sia cambiato molto rispetto ai primi tempi. No, scherzi a parte, quando vuole sa essere estremamente delicato. Lo vedo quando si approccia ai bambini, con cautela, quasi temesse di poterli acciaccare con un respiro un pò più forte degli altri. Sono certissima che potrebbe farlo. L'autunno, inoltre, ha portato tutta una serie di novità. Il MoonGoddess ora è di proprietà di Chalice, Joy si è trasferita, e devo ammettere che mi manca molto. C'è un nuovo stregone interessante, in città. Seth. Ci siamo visti una volta sola e mi sembrava piuttosto talentuoso, sebbene ancora molto spaventato. Vedremo come si evolveranno i nostri rapporti, in futuro. 



Neal se ne stava seduto su una roccia, all'interno della grotta in cui aveva trovato riparo, incurante della polvere rossastra che gli si aggrappava sui vestiti, sfoggiando l'espressione imbronciata di chi è consapevole di aver subito una grave ingiustizia e vuole renderlo ben presente al mondo. Aveva dodici anni, ed i muscoli erano ancora un miraggio cosi come la barba nonostante, stando alle cronache del tempo, provasse ogni mattina a farsi la barba con il padre e controllasse minuziosamente petto e ascelle nella speranza di avvistare un virilissimo segno di peluria da qualche parte. Al momento, però, a turbare i propri pensieri non era la virilità quanto il fatto che qualcosa, in lui, doveva essere andato storto. Anzi, no. Il problema non erano lui...ma i genitori. Com'era di fatti possibili che entrambi i gemelli, di un paio d'anni più piccoli, si fossero trasformati in lupi...e lui no? La prima muta era avvenuta ormai da una settimana. Inizialmente Neal era contento e si aspettava che anche lui, di li a poco, avrebbe manifestato certi segni. L'attesa, però, si era rivelata vana. A questo punto, invece che disperarsi, lui si era incazzato. Ben deciso a non fargliela passare liscia, se n'era andato via di casa dopo aver fatto fagotto e lasciato, in cucina, la seguente lettera

Cari genitori, anzi EX genitori.
Mi pare CHIARO che dal momento che io sono il più bello dei vostri figli avete pensato bene di premiare Dak e Ben facendoli diventare lupi cosi potevano essere un pò fighi quanto me. A me però non pare giusto. Meritavo anche io un simile regalo, e dovreste vergognarvi per non avermi affatto considerato. Sarei stato un lupo fighissimo e fortissimo, ma siccome voi siete cattivi e a me non ci pensate avere preferito dare a loro questa possibilità. Sono molto arrabbiato con voi. Arrabbiatissimo. Beh, cari EX genitori, sapete cosa vi dico? Che se a me non pensa nessuno vorrà dire che a me ci penserò io. Non ho bisogno di voi nè dei miei fratelli nè delle mie stupide cose

Ps il Nintendo me lo porto, perchè era un regalo di compleanno e quello non conta.
Firmato
Neal il Solitario
Il vostro ex figlio

Quando Norwood e Cassandra erano rientrati, oltre alla dichiarazione piena di errori grammaticali, avevano anche trovato i letti di Ben e Dakota ricoperti da uno spesso strato di letame.  Dopo qualche ora, una cucciola di lupo aveva fatto la sua comparsa. Neal aveva accolto la sua sorella gridandogli contro 

"Va via, ho detto! Non voglio vedere nessuno!" E per rimarcare il concetto si era persino sprecato a lanciarle un sasso contro, badando bene di mancarla. 
La Resistenza, era durata per tre giorni interi. Lo stomaco gli brontolava terribilmente, a quel punto, e si era reso conto che portare dietro il Nintendo e non avere una scorta extra di batterie non era stata una furbata. Inconsapevole di essere sorvegliato a vista, dai genitori, il mattino dopo aver passato l'ennesima notte al freddo si era risvegliato con di fronte la sagoma imponente di un lupo nero. 
Aveva battuto le palpebre, incerto. Cassandra, nella sua forma animale, non si era però preoccupata di badare troppo ai convenevoli chinandosi a lappargli la faccia in un gesto materno, colmo di affetto. E Neal, inizialmente scettico, si era ritrovato a ridere per il solletico di quelle carezze. Accertatasi che il suo cucciolo stesse bene, la lupa aveva fatto qualche passo, muovendo il capo per esortarlo a seguirla. Si tornava a casa.
Di fronte alla porta, com'era prevedibile, c'era Norwood. Braccia conserte, sguardo tutt'altro che rincuorante, attendeva l'arrivo del primogenito diviso tra l'impulso di spaccargli la testa con un pugno e l'orgoglio di saperlo cosi coraggioso e resistente, sebbene umano.
Si erano fronteggiati, occhi negli occhi, e il mannaro aveva parlato per primo 

"La prossima volta che combini la casa in quel modo te la faccio ripulire con la lingua. E dal momento che tu hai fatto il danno, tocca a te rimediare. Troverai tutta la merda che hai lasciato sul tuo letto. E ti conviene darci dentro se stasera vuoi usarlo per dormirci. Di cos'è un lupo e di cosa rende un uomo un vero lupo ne parliamo quando avrai la testa di un uomo, e non di un ragazzino frignone e capriccioso. Puoi andare" aveva concluso cosi il suo terribile discorso. Neal si era limitato a stringere i pugni, e a sostenerne lo sguardo, avviandosi solo quando congedato.

"Ah, Neal..." Norwood ne aveva richiamato di nuovo l'attenzione, attendendo che lui si fermasse e girasse prima di stendere il braccio e aprire la mano "Il tuo Nintendo, prego".
Questo perchè, secondo il mannaro, una punizione andava fatta bene, altrimenti era inutile farla. 


Arizona - Settembre 2033

Il rumore del pestello del mortaio è solo uno dei tanti di contorno all'attività febbrile che sta avendo luogo in quel piccolo e curato laboratorio. Davon, diciassette anni, è chino sul proprio lavoro e di tanto in tanto si ferma a controllare sul Grimorio che ha aperto davanti se sta procedendo bene. Il tono muscolare non eccessivamente sviluppato è l'unica cosa che non ha in comune col padre, data la spiccata somiglianza. Magia a parte, ovviamente. La sua aura è un rincorrersi incessante di piccole fiammelle. Scivolano addosso a lui, in un moto continuo, e di tanto in tanto si spargono sul tavolo curioso e allegre. Sul piano di cottura diverse pentole sono attualmente impiegate nella cottura di tipologie differenti di preparati. Kim è li accanto, seduta su una sedia a dondolo, e sta sferruzzando qualcosa a maglia. La sua aura rimane accanto a quella del figlio, in una veglia continua che si interrompe solo quando è il ragazzo a richiamarne l'attenzione

"Dovrei aver finito, mamma"
"Arrivo"
"No, aspetta. Non devi sforzarti"
"Non osare dirlo, sai? Non sono mica vecchia" borbotta la Strega, accantonando il lavoro e rialzandosi. Poggia entrambe le mani sui braccioli e si issa su con una certa fatica. Il vestito in tessuto colorato che indossa evidenzia le curve di un corpo da neo quarantenne. E mette in risalto quanto, se non vecchia, sia inevitabilmente incinta. Molto incinta. Il pancione viene accarezzato da diverse collanine lunghe, e lei lo sostiene con la mano sinistra mentre si avvicina al tavolo. Esamina, con attenzione, il preparato messo su dal ragazzo. Davon, dal canto suo, trattiene un pò il fiato durante l'osservazione in attesa del giudizio materno. Che si condensa in uno sciogliersi dello sguardo serio, e in un sorriso che non nasconde nè l'orgoglio nè la tenerezza per quel suo primogenito

"E' perfetto. Adesso puoi metterlo a..."

Un tonfo, in lontananza, e grida di differenti tonalità pongono fine alle effusioni tra madre e figlio

"Cos'è stato?"  chiede Davon, mentre Kim già scivola oltre la stanza per dirigersi verso l'ingresso
"Ci risiamo" sospira Kim, svoltando l'angolo e fermandosi all'altezza delle scale. Neal e Selene se ne stanno urlando di tutti i tipi, a qualche centimetro l'uno dall'altro. Lei indossa una minigonna piuttosto corta, piena di monetine all'altezza dell'orlo, e un giubotto di pelle nero sopra una canotta scura. Lui, sebbene presenti qua e la qualche filo bianco tra barba e capelli, è il classico burbero e minaccioso lupo di sempre

"Non osare uscire mai più in queste condizioni!" è l'ultima cosa che le urla.
"Si può sapere che succede?" la voce di Kim spezza il duetto di voci.
"Mamma papà mi ha umiliato, di fronte a tutti i miei amici. E' venuto a..prendermi e si è messo a..."
"Tua figlia...no, dico, l'hai vista?! E' col culo di fuori! E per di più faceva la scema con uno smidollato.."
"Non parlare cosi di Rick! E' il mio ragazzo?"
"CHE COSA?! Da quando hai un ragazzo? E che cazzo di nome è Rick?! Nessuno chiama i figli cosi!"
"Papà"
"Neal..."
"Niente papà. Va a levarti quella gonna, e fila in camera tua. Sei in punizione"
"Ma non è giusto!"
"Niente è giusto nella vita, prima lo impari meglio è"

Selene ringhia, non tradendo affatto la propria natura. Poi gira sui tacchi, correndo su per le scale. In cima, si volta, e tira un pugno al pomello di legno che sormonta il culmine della scala, rompendolo di netto, prima di procedere verso la sua stanza seguita a ruota dal fratello.

"SELENE, TORNA SUBIT..."
"Neal, basta, lasciala andare"
"Ma ti rendi conto!?"
"No, tu non ti rendi conto. E' normale che faccia cosi. Ha diciassette anni, non puoi pretendere che non esca"

Kim è scesa lungo le scale, piazzandoglisi di fronte per evitare che salga su a sculacciare la bambina. Che bambina più non è

"Hai rotto un fottio di porte i primi mesi da lupo, hai già dimenticato? Andiamo in cucina, ti preparo un panino" cerca di calmarlo, poggiandogli le mani sulle braccia e guardandolo negli occhi
"E poi..il modo di vestire. Non ti ricordi più?"
"Cosa?"
"Quella gonna, era la mia" L'ha detto con un tono intenerito e commosso, da madre orgogliosa della bellezza della figlia.
"Dunque, siccome la gonna era tua, ti pare normale che mia figlia vada in giro vestita da zoccola?"
Neal si pente subito dopo aver detto quella cattiveria. Si pente quando vede il sorriso di Kim svanire e la faccia alterarsi. Quando sente le mani staccarsi dalle braccia e il tono di lei farsi duro

"Ah ecco. Dunque io sarei andata in giro vestita da zoccola?"
"Kim, non ti alterare. Il dottore ha detto che fa male al bambino"
"No, tu fai male a me ed ai miei nervi"
"Ehi, è ancora valida l'offerta del panino? Sai, ho una fame..."

No, non è valida. Kim gli ha girato le spalle, risalendo verso le scale. Lasciandolo li fermo, mentre una nuvola nera si condensa sopra la sua testa. Una scarica di pioggia e grandine si abbatte sul patrono di casa Saunders. E mentre la Strega richiude la porta della camera della figlia si sente tuonare un.

"MOLTO MATURO, KIMBERLY, DAVVERO MOLTO MATURO".

---

E' sera. Selene è stata coccolata dalla madre, viziata dal fratello. Al momento lei e Davon sono a giocare ai videogiochi in salotto. Kim, invece, ha finito di mettere a letto i gemelli. I piccoli, di cinque anni, si sono appisolati abbracciati nella culla che era stata di Davon e Selene durante l'infanzia. Al momento lei si trova nel letto, un libro aperto davanti al pancione, fasciato dalla seta color crema della camicia da notte. Accanto a lei, sul comodino, una ciotola formato maxi ricolma di popcorn dalla quale mangia con appetito. Quando sente Neal rincasare si affretta a chiudere libro e luce, ed a mettersi girata sul fianco dando l'impressione che stia li a dormire da ore. Lui ha una serie di tappe, prima di passare in camera da letto, lo sente camminare lungo il piano inferiore, dirigersi in soggiorno. Un piccolo incantesimo agitato in punta di dita le consente di ascoltare meglio i discorsi che vengono fatti al piano superiore

"Selene, spegni quel coso. Dobbiamo parlare"
"...Si, papà."
"Domani c'è Luna piena, quindi per i prossimi tre giorni saremo occupati. Dopodichè..."
"...dopodichè?"
"..."
"..."
"...porta quel culo moscio a casa. Lo voglio conoscere"
"Oh certo, cosi mi lascia in tronco"
"...No, facciamo che...ci parla pure tua madre. Con lui. In senso. Sta con noi"
"...Davvero lo vuoi conoscere?"
"Si. Però facciamo che le gonne cosi corte le metti solo più in la"
"Ok"
"Verso i quaranta"
"Papà!"
"Trenta"
"..."
"Vieni a darmi un bacio"

Si sente Selene correre, ed emettere i suoni tipici di una cucciola in festa, prima di un sonoro schiocco. Poi Neal si rivolge a Davon

"Che hai fatto tu oggi?"
"Mi sono visto con il figlio di Lapu, abbiamo giocato a basket. E poi mamma mi ha insegnato due nuove pozioni"
"Ah si?"
"Si, una in particolare è fighissima. Ti fa contorcere tra atroci tormenti"
"Mh. Immagino di sapere chi le abbia ispirato una simile chicca"

Le labbra di Kim tremolano, trattenendo a stento un sorriso. Ascolta Neal dare la buonanotte ai ragazzi, salire sopra e fermarsi nella camera dei piccoli. Da un bacio ad entrambi, ma è alla femminuccia che rivolge qualche coccola in più, e che pare essersi svegliata qualche istante

"Facciamo un patto con papà, Katniss, vuoi? Tu rimani sempre piccola, e non indossi mai quella cosa orribile chiamata minigonna. E papà ti compra tutte le bambole che vuoi. Anche quelle rosa. Non trovi sia conveniente? Io dico proprio di si...Non sbadigliare, è un discorso serio"

Quando Neal entra in camera, Kim chiude gli occhi, ma non può spegnere il sorriso che le incurva le labbra. Lo ascolta spogliarsi, e farlo piano. Finchè la voce roca e bassa dell'uomo non scivola dentro la stanza

"Era la gonna che hai messo il giorno che siamo andati al lago, e abbiamo fatto pace. Mi piaceva il modo in cui le monetine riflettevano la luce, quando ci giocavo con le dita. E' stato il giorno che mi hai detto che non mi avresti perdonato, perchè non avevo nulla da farmi perdonare. Quello in cui, dopo parecchi mesi, sono tornato a respirare e ho smesso di trattenere il fiato all'idea che tu potessi andartene"

Riapre le palpebre, ma ancora non si gira. Lo sente scivolare nel letto, accanto a lei, la mano appropriarsi del suo posto preferito sul pancione, la bocca perdersi lungo una scia di baci sul suo collo.

"Selene ti somiglia tanto, ed io sono geloso. Almeno quanto lo ero di te. Lo sono di te. Ed ogni tanto parlo troppo. Certo, però, se voi donne Saunders aveste la decenza di coprirvi..."

A questo punto lei ride, e gira il viso a guardarlo. Nella penombra, gli occhi della strega scintillano piano.

"Se avessi avuto la decenza di coprirmi non avremmo quattro figli, al momento"
"Cinque, prego. Ti ho messo incinta cinque volte, e se continui a sbattermi in faccia quel tuo culo da zingara non escludo che possa finire col metterti incinta una sesta volta"

Le proteste di lui si spengono sulla bocca della moglie. E mentre la bacia afferra un sacchetto, dietro la propria schiena, e va a spostarlo dal lato di Kim

"Sai di popcorn. Lo sapevo che ti sarebbero venute le voglie, ma sappiamo entrambi cosa vorresti realmente adesso"
"Uhm...il tuo pisello?"
"No, amore, le ciambelle."
"Ah. Oh! Me le hai prese?"
"Si"
"Oddio, anche quelle col cioccolato?"
"Si"
"Le hai assaggiate?"
"No"
"Neal..."
"Quasi"
"Oddio, che buone"
"...dicevi sul serio prima?"
"A proposito di che?"
"A proposito del fatto che ti va il mio pisello"
"Mhmh"
"Adesso?"
"Dopo la ciambella"
"Stupida strega golosa"
"Zitto, sciocco lupo linguacciuto. E se proprio devi tenere quella spelonca aperta infilaci questa"

Un pezzo di ciambella sparisce, dentro le fauci di Neal, allo stesso modo in cui sparisce la stizza e lo scazzo di poco prima. Tra il rumore di dolci, e qualcos'altro di dolce, consumato di li a poco.

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