«IO NON LE VOGLIO LE TUE FOTTUTE VERDURE, VOLEVO UN FOTTUTO CORN DOG EH..SAI CHE C'è?» gesticola, muovendo la zucchina come fosse una bacchetta «VACCI DA SOLO, NEL TUNNEL, E PORTACI QUESTO. SONO CONVINTA CHE VI DIVERTIRETE TANTO INSIEME» gli
spinge lo stecco sul petto, lasciando la presa, poco importa se lui lo
prenderà o meno. Fatto sta che lei si gira, e muove qualche
passo, intenzionata a mollarlo li. Se non fosse che una fitta
più violenta delle altre arriva, prepotente, a dare una bella
stoccata al ventre. Qualcosa che la fa fermare, di colpo, portando le
mani sul pancione. Impallidisce, e per qualche istante trattiene pure
il respiro
Bada non mi seminerai di certo rotolandotene via a questa velocita’, Djali. Colpirmi con un fulmine in testa non servira’ alla causa
ammenoche tu non mi ammazzi sul colpo, se te lo stessi chiedendo.
» continua
con nochalance a romperle l’anima quando si ritrova a fissarla a
qualche metro di distanza bloccarsi di scatto. Corruga la fronte
rimanendo in silenzio ad ascoltare i battiti cardiaci di Kim,
gia aumentati per il nervosismo, spiccare ancora piu forte e senza
alcun motivo apparente. Succede spesso quando si concentra per qualche
diavoleria ed e’ questo che pensa all’inizio «
Ti ho detto che non servirebbe a nulla…e non mi pare il caso di
dare scena da queste parti, portrebbero ingaggiarti in qualche tendone
e..» si
affianca all’altra e la supera ponendoglisi di fronte, capendo
finalmente che c’e’ qualcosa che non va’ nel
ritrovarsela a tenersi il pancione con le mani. D’istinto anche
lui va a mettere un palmo sulla pancia della strega « Kim, stai bene? »
«E'...da stamattina, che mi sento indolenzita. Strana. Pensavo che fare due passi mi avrebbe fatto bene» Non si è lamentata, non ha detto pio, è stata buona tutto il giorno «Ma adesso...il dolore non passa» spiega, massaggiandosi il pancione «E i bambini stanno fermi, non capisco» si umetta le labbra, rimanendo in silenzio. E poi sposta su di lui uno sguardo intenso «Forse se tu mi avessi fatto bere la mia birra e mangiare il mio corn dog questo non sarebbe successo» E
mentre formula quest'ipotesi scientifica sente colare qualcosa di
caldo, tra le gambe. Un fiotto di liquido che scivola allegro a terra,
ricreando una piccola pozzanghera, bagnandole la veste bianca «Neal»
« E NON TI E’ VENUTO IN MENTE DI DIRMELO? MI ROMPI LE PALLE PER QUALSIASI COSA E NON PER QUE..» si
blocca perche d’apprima che lei facesse presente
dell’acquetta, lui al naso gia inizia a percepire un odore
strano. Tira su un paio di volte, si avvicina a lei odorandola « Kim..» si
chiamano in contemporanea mentre mostra un espressione che e’
tutto un programma. Cala con gli occhi verso le gambe di lei e senza
troppo disturbo si accovaccia dando un occhiata fra le gambe della
strega « Djali…non e’ acqua e non ti stai pisciando sotto, ma..non so’ potresti, chiudere? » come se ci fosse un qualche rubinetto da qualche parte, cazzo ne sa lui. « Credo che ti si siano rotte le cose succede..quando..» quando
si sta’ per partorire? Se ne rende conto con una manciata di
secondi in ritardo, tant’e’ che scatta di nuovo in piedi
con lo sguardo agitato di chi non sa’ bene che fare. « ODDIO STAI PER PARTORIRE! »
- - -
Phoenix - Arizona - Marzo 1986
Era stato un parto lungo. Un travaglio decisamente prolungato, che aveva provato fortemente le forze di Cassandra e la pazienza di Norwood. Solitamente poco inclino alla calma, alla diplomaticità, alla pacatezza, trovandosi totalmente impotente davanti al dolore della moglie non aveva fatto che andare di matto finendo col rompere uno o due mobili e minacciando di morte cruenta la levatrice. Alla fine, il bambino più ciccioso, più frignone, più incredibilmente biondo che si fosse mai visto decise di rompere gli indugi e di presentarsi al resto della sua famiglia. Come da tradizione, il padre si era trasformato per accoglierlo con qualche leccata e divorare la placenta, prima di ritornare umano e prendersi cura della moglie. Non erano soli. Tra i Desert, il parto è affare di branco, e un pò tutto il gruppo si sente coinvolto, e festeggia. A modo loro, naturalmente, un modo assolutamente chiassoso, che culmina con una battuta di caccia di gruppo. Neal era il primogenito del capo branco, era sano, la madre stava bene...dopotutto, perchè non godere di quanto il Grande Spirito aveva deciso di elargire loro?
Primavera era cominciata da poco, l'aria satura di odori e profumi. Rientrando a casa, Norwood era rimasto fermo un istante a godersi il profilo di Cassandra. In piedi, all'esterno, stava stendendo i panni e il vento modellava su di lei il vestito, drappeggiandolo in modo tale da farne risaltare le forme del corpo, divertendosi ad arricciarle i lunghi capelli scuri in morbidi boccoli. Aveva mosso un passo, intenzionato a raggiungerla, quando un piccolo verso in sottofondo gli aveva fatto girare la testa, incuriosito. Neal era nella culla. Si era afferrato un piedino con la mano, e puntava due grossi occhi azzurri, molto simili a quelli paterni, in quelli del padre con fare interessato. Avendolo riconosciuto non ci aveva messo molto a sghignazzare festoso, allungando verso di lui le mani e lasciando perdere il piede. C'era qualcosa di meglio, da stringere e sprimacchiare. Solitamente il mannaro non era solito concedersi in smancerie pubbliche, e le effusioni alla propria compagna e al bambino erano contenute entro le mura. Ed anche in tali circostanze, badava molto al non risultare troppo melenso, stucchevole. Orgoglioso della propria figura, del proprio ruolo, sarebbe stato poco dignitoso sbrodolare amore come un teenager, ed era convinto che questo avrebbe inciso sulla sua credibilità di Maschio Alfa, virile e forte. Ma, al momento, era solo. Per accertarsene, cautamente, aveva girato la testa prima a destra e poi a sinistra, e infine si era accostato alla culla
"Su, vieni da papà" aveva sentenziato, stringendoselo al petto e cominciando a camminare su e giù per la stanza. Neal si era sin da subito rivelato entusiasta, lanciandosi in una serie prolungata di gridolini e sbavacchiamenti, alcuni non troppo convinti, quasi lo stesse rimproverando
"Oh lo so, oggi volevi venire con me. Ma non è possibile. Sei ancora troppo piccolo per guidare la moto" aveva spiegato, placidamente "Devi arrivare almeno ai pedali, prima" un lieve sorriso gli aveva arricciato le labbra, e lui si era accostato alla finestra
"Vedrai, quando sarai grande ti insegnerò un mucchio di cose divertenti. Come far schizzare via il cervello a un uomo dalle orbite, come si convince la gente a comprare ciò che in effetti non gli serve...e poi andremo a caccia. Ti insegnerò a sbranare le prede, e a farti valere con gli altri lupi e...e..." si era distratto, Cassandra si era piegata, e il vento aveva sollevato la gonna, mostrando agli occhi del marito un culo di tutto rispetto e decisamente invitante, velato del minimo necessario. Sospirando, Norwood aveva passato la lingua sulle labbra, e aveva continuato a parlare al bambino
"E poi andremo a donne figliolo. Cioè, tuo padre ti spiegherà come si fa. Ti troverai una bella biondina" Neal aveva emesso un grido di protesta, e lui lo aveva di poco scostato dal proprio corpo per guardarlo "Meglio mora mh? Come darti torto" Nel dirlo, la testa si era nuovamente girata, e stavolta Cassandra si era fatta più vicina e lo stava guardando. Per un lungo momento, non c'erano stati nè gesti nè parole tra i due, solo un lungo e intenso guardarsi reciproco, toccante e complice. Poi il mannaro aveva sollevato il bambino, spiaccicandolo contro il vetro e storcendo la bocca di lato in un modo che, inconfutabilmente, stava a indicare che il pupo aveva sganciato.
- - -
«..TU E LE TUE COSE MANNARICHE, NEAL SAUNDERS. IO VOLEVO FARE I CORSI, E TU...» rialza la schiena, gesticolando «MANNO
TESORO, NOI MANNARI ANDIAMO AD INTUITO, NON C'è BISOGNO CHE UNA
VECCHIACCIA CI DICA DI TENERE LA BOCCA A CULO DI GALLINA. MANNO',
MANNO', VEDRAI CHE E' SEMPLICISSIMO...SEMPLICE UN PAIO DI..» altra fitta, e stavolta le parole escono in romanì. Kim deve di nuovo appoggiarsi al divano, boccheggiando, socchiudendo gli occhi «Dov'è Moonie» bisbiglia, scoraggiata e impaurita
«
NON C’E DAVVERO BISOGNO DI UN CAZZO DI CORSO CHE TI INSEGNI A
RESPIRARE, LO FAI DA QUANDO SEI NATA NON CI VUOLE UN FOTTUTO
DIPLOMA!»ecco, nonostante la delicatezza iniziano ad urlarsi contro, di nuovo. « Devi..prendere aria..e poi..ributtarla fuori, cazzo se e’ semplice!» e
nel dirlo emulerebbe perfino un paio di bei respiri come a volersi far
seguire nella procedura orribilmente spartana che sta’ creando. « Il parto…e’ una cosa semplice, urli un poco..poi..ti concentri e spingi..vedrai che dura poco. » la mette alla buona, come se fosse uan specie di passeggiata. «
non capiteranno altre occasioni, quindi e’ meglio se te ne
approfitti.. oggi potrai picchiarmi, non e’ meraviglioso? Mia
madre teneva fra i denti il braccio di mio padre… lo stava quasi
per staccare a morsi. E’ stato affascinante.» e’
ovvio che tenti di tenerla occupata almeno con il pensiero, ma giuriamo
che quel che dice sia tutto vero. Parti mannari, sono sempre un
po’ violenti. « Ed io vorrei che Moonie si sbrigasse prima che io impazzisca…» lo mormora sottovoce, sovrappensiero, dando un occhiata allo schermo del cellulare.
«Voglio mia nonna» l'ultimo desiderio di una condannata a morte. Se non altro, avere una figura materna accanto l'avrebbe aiutata molto in questo momento «NEAL, PORTAMI LA TEQUILA!»
« GIURO CHE TI CI AFFOGO NELLA TEQUILA APPENA FINITO » rialza
la voce, sbraitando e vibrando alla gola un ringhio tuonante che
tuttavia si smorza dopo un paio di respiri accaldati. Si muove su e giu
per la stanza poi torna da Kim «
ok…facciamo che ora tu..stai buona e ti metti sdraiata sul
divano, io vado a prendere l’alcool. Per te e per me.»
- - -
Whicita - Kansas - Febbraio 1988
Ivan non era contento, non lo era affatto. Tanto per cominciare era una femmina, e col passare dei mesi non si era per niente abituato all'idea di non avere un primogenito ma, semplicemente, una fonte inesauribile di spese e preoccupazioni sul groppone. Inoltre, la bambina era nata con un leggero anticipo, il che aveva costretto tutta la carovana a fermarsi. Kim aveva fatto la sua comparsa in una fredda mattina di febbraio, nella roulotte che Luminitza divideva col marito. Come se non bastasse, la bambina era brutta. Secondo i canoni di bellezza gipsy, era davvero poco affascinante. Pelle chiarissima, occhietti acquosi e azzurri, capelli di un biondo pallidissimo. Sembrava un'esemplare albino, l'aborto mal riuscito di generazioni dalla carnagione olivastra e dagli occhi color nocciola. Il colpo di grazia era stato dato quando, sulla schiena della neonata, era spuntata una piccola voglia. La forma della stessa era stata sin da subito identificata, dall'occhio analfabeta quando carico di pregiudizi della levatrice, come estremamente simile alla testa di una capra, simbolo del demonio. La bambina portava sfortuna. Ivan non si era congratulato, con la moglie, non si era complimentato. Aveva dato appena un'occhiata a quel fagotto frignante, prima di rivolgergli un'occhiata colma di disprezzo e risentimento. Infine, come da tradizione, era uscito fuori per andare a festeggiare con gli altri uomini del gruppo. Il che significava consumarsi, gradualmente, fegato e stomaco a colpi di bicchierini, abbracciati al bancone di un pub.
Luminitza, invece, era felice. Una strana sensazione di serenità e sollievo era subentrata, subito dopo l'espulsione della placenta. Quasi come se eliminando quell'ultimo pezzo di tessuti e sangue dal proprio organismo avesse strappato via anche le ansie, le paure, le angosci e i timori che aveva cullato in grembo, assieme alla piccina, nel corso degli ultimi mesi. A lei non sembrava affatto brutto, e niente affatto maledetta. Trovava graziosa, la voglia sulla schiena, e il colore degli occhi le ricordava immensamente lo sguardo di Stellan. Ogni occhiata scambiata con Kim la portava indietro nel tempo, e riusciva a farle rivedere l'uomo. Stellan che sorride, Stellan che la conduce per mano a passeggiare nel parco, Stellan che le spiega il significato di parole nuove. Che fa l'amore con lei, che le chiede di restare. Che, infine, le dice addio.
La neonata, per quanto piccina, rappresentava per Luminitza la più forte e intensa delle speranze. C'era ancora felicità per lei, a questo mondo, c'era ancora la possibilità di amare e di essere ricambiata. Lo sentiva, lo avvertiva ogni volta che la piccola le si accoccolava addosso, la cercava tra il tepore delle lenzuola, si impadroniva del capezzolo per cibarsi. Fuori, la pioggia batteva incessantemente da ormai qualche ora. Un tuono, più forte degli altri, aveva svegliato Kim che dimostrava tutta la sua paura urlando con tutto il fiato che i suoi piccoli polmoni potevano contenere. Con pazienza, la zingara si era alzata, avvicinandosi piano alla culla e allungando le braccia per recuperarla dal suo interno, prima di spostarsi insieme a lei verso alla finestra. La bocca premuta sulla sua tempia, la mano a carezzarne dolcemente il capo, aveva cominciato a sussurrare
"Non è niente amore mio, non è niente...ti insegnerò a non aver paura dei fulmini, a non aver paura di nulla. Senti? Anche il cuore della mamma ha i tuoni, dentro. Non c'è da aver paura"
- - -
« Mi bestemmia contro ogni minuto circa adesso» questo e’ il suo metro di misura riguardante le contrazioni della moglie « significa che…stanno per nascere? » Aiuterebbe quindi la strega ad entrare in vasca, seguendo comunque le indicazioni della femmina Alpha nel caso ce ne fossero. «
Bambolina, ora..cerca di stare tranquilla, insomma hai la musica
romantica, hai gli odori aromatici dello stufato di carne..ci sono io
con te, e c’e’ anche Moonie..» le abbraccia la testa dandole qualche bacio leggero contro il viso, cercando di rasserenarla un poco. «
E presto saremo anche due in piu’ qua da queste parti.
Concentrati e risparmia le energie, ti prometto che una volta finito
avrai la sbronza piu bella della tua vita..» da’ un occhiata a Moonie, quasi a chiedergli se possa farlo veramente.
[ Sarà un’esperienza davvero meravigliosa, per voi due. ] E'
concorde con Neal, infatti lo viene pronunciato con tono suadente,
quasi serafico, in coda alla sua di frase delicata e dolce. Con queste
belle mani pulite, indica a Kim con un cenno del mento il bordo della vasca [ Siedi lì, tesoro, allarga bene le gambe e fammi dare una bella guardata alle tue parti intime ] Intercetta
lo sguardo di Neal che cerca aiuto(?) e sostegno quindi conferma, pure
tiene la bocca chiusa. Magari, dico magari, non vuole essere il solito
uccellaccio del malaugurio e distruggere i sogni di una bella strega
furiosa e dolorante dicendo la verità.
«Io non so quanto resisto, cosi» ammette,
socchiudendo nuovamente gli occhi. Finalmente viene fatta sedere,
aiutata da Neal. Il contatto con l'acqua sembra farla sentire meglio,
se non altro da un punto di vista squisitamente spirituale. Si
accoccola tra le braccia del mannaro, lasciandosi dare i baci sul viso «Scusami» questo
lo mormora al marito, chiede perdono per tutte le cose orribili che gli
urla contro da ore. Stringe le mani sulle sue braccia, come a volerlo
rassicurare che si, si concentra «Mh..meraviglioso...» una
nuova contrazione, cosi forte che le si inarca la schiena. Ma stavolta
non grida. Si limita a stringere le labbra e a diventare rossa in viso,
arpionando le dita addosso a Neal. Quando passa, va a stendersi
nuovamente contro la vasca «No,
Moonie...scopare, è meraviglioso. Fumare, è meraviglio.
Fumare, scopare e mangiare insieme, è meraviglioso. Questo non
lo è» Persino un cieco, vedrebbe quanto sta soffrendo
La maglia l’aveva già levata dal caldo che
sentiva poco prima e se ne sta’ li vicino a Kim,
lasciando che l’altra si abbardichi a lui senza mancare di
strofinare appena il viso contro quello dell’altra in una premura
che ricorda molto la sua vera forma lupina. «
Oh , non c’e’ nulla per cui scusarsi, ti ho sposata anche
perche sei un’orribile strega che mi infama » sfila un sorriso adorabile prima di darle un bacio stampato lentamente fra le labbra e poi torna a parlare « Puoi farmi male, artigliarmi e spaccarmi dita. Lo puoi fare. » anche
se macabro lui sembra totalmente a suo agio nel dire quanto detto, un
modo per farle capire che puo comunque sfogarsi sul suo corpo quando e
se il dolore sara’ troppo intenso per non condividerlo. « Tu pensa solo a dare alla luce i nostri cuccioli e stare bene » le da’ una carezza di palmo sulla fronte, asciugandola e tirandole via un po di sudore prima di battere le mani e sfregarle un paio di volte fra loro «
Bene ragazze… qua abbiamo l’acqua, la donna incinta, la
neo dottoressa in carriera ed un lupo totalmente inutile.. diamoci
sotto e facciamo uscire questi fottuti bambini…» prende pausa e da’ un occhiata alla pancia, rivolendosi proprio ai gemelli «
Voi due cercate di fare i bravi e scagarvi per bene di li dentro,
papa’ ha bisogno di fumare e fin quando starete li dentro
sara’ un papa nervoso »
[ Io vado a prendere il forcipe e qualche altra cosina. Kim.
Devi sederti con le gambe piegate, nella posizione della farfalla.. Se
senti necessità di spingere, fallo! Respiri due volte e spingi.
Torno subito ] Marcia in salotto, con un movimento talmente fulmineo che agli occhi di Kim potrebbe
non sembrare reale.
Si è fatta
abbracciare da Neal, e in parte si sostiene a lui, tenendo le mani
ancorate al suo avambraccio «Cos'è il forcipe?! La farfalla?!» guarda Neal, che lui di posizioni se ne intende «MOONIE NON LASCIARMI QUI DA SOLA».
E poi eccolo, lo stimolo a spingere. Incrocia le gambe, prende un bel
respiro e si concentra. Stavolta grida, eccome se lo fa, inarca di
nuovo la schiena all'indietro e quando cessa la prima spinta il petto
si solleva in respiri ampi. Ha le guance paonazze, e due lacrimucce
sono scivolate giù. Per il dolore, più che per la gioia «Usciranno insieme. VERO?» Esige che escano entrambi in un colpo solo, non possono davvero pensare «MERDA» che lei riuscirà a sostenere questa «OH MIO DIO» il
lamento che scaturisce dalle sue labbra è lugubre quanto un loro
ululato. E nel dare l'ultima, poderosa spinta, persino il potere di Kim ha
una scossa. Spingere fuori, is the way. Senza che se ne renda ben
conto, i barattoli sulla mensola si alzano,sostenuti dall'energia
dell'Anziana, e vengano catapultati fuori, in un clangore di vetri che
si rompono e di oggetti che cadono «NEAL» sta
ansimando, l'aura che si è sollevata a richiamare la ben poco
rassicurante forma di un uragano.
- - -
Dalla prima volta che ti ho vista mangiare quegli orribili cetrioli ho pensato che tu fossi la donna più' bella che io abbia mai visto. Ora ne sono certo. Sei mia moglie e sono orgoglioso di avere una donna come te al mio fianco. Nonostante ci prendano per matti per quanto riusciamo a strillare per stupidate, noi due lo sappiamo quanto amore c'e' rispetto a tante altre coppie più quiete di noi. I gemelli sono il regalo più' bello che tu potessi mai farmi, sono entrambi splendidi ed in buona salute, così come la loro mamma. Talmente belli che non sono riuscito a metterli nella loro culla per tenervi tutti insieme a me la prima notte. Tu mi hai detto che potevo schiacciarli e così sono stato sveglio a guardarvi. Riescono ad entrare tutti e due sopra il mio petto. E profumano. Ameno fin quando non hanno cagato. Ad ogni modo hanno qualcosa di commovente, entrambi. Ed a Selene piace la mia barba, come a te. Credo abbia i tuoi occhi.
- Neal allega al messaggio una foto fatta in nottata. Un selfie di famiglia mentre Kim gli dormiva abbracciata al fianco ed i bambini sulla pancia nuda del padre, dall'alto -
Ti amo. Sto' tornando ed ho un Whisky stagionato da ricconi, me lo ha dato Jackson e questa volta te lo faccio bere.
- - -
Eccoli qui. I miei amori, i miei bambini. Se ne stanno aggrappati al petto di Neal, come se non vi fosse niente di meglio al mondo. Devon sbavazza su di lui, tanto che stiamo riflettendo sul fatto che sia un pò ritardato. E' biondino, ha gli occhi chiari, e se sorride è il ritratto di suo padre. Stessa faccia da cazzo sbruffona e arrogante, accattivante e ruffiano. E ama i capezzoli. Anche questo l'ha preso da Neal. Selene è bellissima, e più vivace del fratello. Gli occhioni azzurri se ne stanno spalancati tutto il giorno, a scrutare il mondo con attenzione, cercando di carpirne i segreti. Mi guarda seria, e lo fa in un modo che riesce a sciogliermi il cuore. Inoltre ha un debole per la barba del padre. Come la capisco. Dio quanto è sexy con tutto quel pelo al punto giusto. Lui è...estasiato. Ha sempre la bocca piegata in un sorriso appagato, orgoglioso. La battaglia "I bambini dormono in culla" "No, dormono con noi" è stata ovviamente vinta da Neal. Ogni sera, prima di dormire, se li porta a letto e mi rassicura sul fatto che non li schiacceremo affatto. Ed è terribilmente rilassante starsene accoccolata a lui, a carezzarli e a parlare tra di noi a voce bassa. Sono dei gran cagacazzo, lo ammetto. La loro merda ha qualcosa di mefistofelico - tanto che credo ne porterò un campioncino a Jeanne per analizzarlo, sia mai ci siano tracce diaboliche li dentro - e quando ha finito di ciucciare uno vuole farlo l'altro. Non sanno che cosa sia il sonno, e hanno ognuno le sue fisime. Per esempio Selene piagnucola. Spesso. Specie quando si abbassa la temperatura. Devon si sbizzarisce quando lo attacchi al seno. Credo abbai confuso il mio capezzolo con un hot dog, a giudicare da come tira. Ma a parte questo, la montagna di vestiti da lavare, i pannolini da levare. A parte che non sto dormendo, e che sono stanca morta. Che non scopo da un mese perchè mi deve guarire la patata, e Dio solo sa quanta voglia ho di sentirmi Neal dentro, e che ho sbalzi umorali terribili...sono la donna più felice del mondo. La madre, più felice del mondo. Fa strano, dirlo a voce alta. Io sono una mamma. Poi penso che Neal è un padre...non so perchè, l'immagine di lui in stile genitore severo e disciplinato mi fa sbellicare dalle risate. Devo ammetterlo, però, riscalda l'anima vedere quanto si affanna per aiutarmi. La prima settimana dopo il parto ha cucinato lui. A modo suo, ma ha cucinato lui. E se i bambini piagnucolano è il primo ad accorrere. Gli uomini della mia gente non facevano cosi. Dicevano che non erano cose da mariti, da maschi. In realtà, penso che sia molto più uomo lui, con l'affetto che dimostra a me e ai bambini, con la costanza che ci mette nell'amarci e nel prendersi cura di noi, rispetto a tutto il loro isolarsi e ubriacarsi fino al midollo. AH! A proposito. Mi ha fatto bere. Il primo cicchetto dopo nove, lunghissimi ,mesi. Un sorso dal bicchiere, un altro dalla sua bocca. Ho letto che dopo il parto la libido scende...davvero? Perchè a giudicare da quanto riesce a bagnarmi le mutande semplicemente baciandomi il collo non mi pare proprio possibile. Comunque, la prossima settimana andiamo a Phoenix. E' il caso di presentare i cuccioli ai nonni
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Phoenix - Arizona - Agosto 2014
Inutile dirlo, Cassandra e Norwood sono impazziti. Il mannaro, in particolare, non ha fatto altro che vantarsi di quanto fossero belli i suoi nipoti, portandoseli a spasso tra le braccia con fare tronfio. Essere padre è una cosa, essere nonno è un'altra. Ci prova gusto, quando Selene gli tira la barba, e non ha potuto fare a meno di sottolineare che Devon "è ritardato esattamente come lo era il padre, a giudicare dal modo copioso in cui sbava". Cassandra, invece, si è fatta un punto d'onore nell'aiutare Kim il più possibile, consentendole di riposarsi a sufficienza. Entrambi i Saunders sono rimasti colpiti dal modo in cui la nuora si prende cura dei piccoli. Pur non essendo mannara, e dunque non avendo caratteristiche animali che influiscono sul modo di intendere la famiglia, si è dimostrata sin da subito presente, fisica nel rapportarsi ai bambini, ed estremamente materna. Gli occhi le traboccano tenerezza, ma neppure il pianto più disperato sembra in grado di farla scomporre più del dovuto. Mantiene la calma, finchè non risolve il problema, e non è affatto ipocondriaca o, ancora peggio, apprensiva. Lascia che gli altri si avvicinino ai piccoli, ma non li perde d'occhio un istante. E, allo stesso tempo, non sembra aver dimenticato - come succede a molte donne - Neal e quello che prova per lui. Anche se stanca, si ricorda sempre di accoglierlo con un bacio, di allungare la mano a sfiorargli il corpo, con fare distratto e casuale, di portargli una birra fredda quando fuori fa troppo caldo. Mantiene la sua presenza, attorno a lui, in maniera costante senza risultare asfissiante. I figli non sono tutto il suo mondo, ma è la sua famiglia il cardine attorno al quale tutto il suo mondo ruota. E' tardo pomeriggio, quando Cassandra sente un pianto levarsi dalla stanza dei bambini, che ben presto si trasforma in un coro. Si avvicina alla porta, immaginando che Kim stia riposando e che i cuccioli abbiano solo bisogno di affetto. E' quando è ormai di fronte l'uscio, che il pianto cessa. All'interno sente l'odore del figlio, e della strega. Schiude di poco l'uscio, per spiare cosa accade all'interno. Lei è seduta sul letto, le gambe distese, un cuscino accanto a ciascuno dei fianchi. I piccoli stanno sdraiati li sopra, e Kim si è piegata in modo tale da offrire, contemporaneamente, il capezzolo ad entrambi. Neal è messo su un fianco, accanto a lei, e la guarda. La strega gira la testa, verso di lui
"Beh? Non hai altro di meglio, da guardare?"
"La partita di football non è ancora iniziata...inoltre tu mi hai rubato il cuscino" indica quello dove sta fermo Devon "Ed hai delle belle tette. E sei mia. Quindi ti guardo quanto mi pare"
"Cos'è, vuoi un pò di latte anche tu?"
"Che strano. Avrei giurato che quella che ci da dentro, con latte, sei tu e non io" e nel dirlo va a sistemarsi il pacco, sotto ai pantaloncini che indossa lasciando intendere volgarmente a che tipo di latte si stia riferendo. La risata, di entrambi, si fonde in un tutt'uno che va a spegnersi quando l'uomo si sposta di poco, per baciarla. Cassandra, commossa, richiude la porta allontanandosi verso l'esterno. Norwood è seduto fuori, contempla l'orizzonte sorseggiando una birra e lascia che la moglie vada a sedersi sulle sue gambe, sistemando la guancia contro la propria
"Ti ricordi quando è nato Neal?"
"Si Cassie...e ricordo anche quando sono nati i gemelli. Ricordo ogni notte insonne, e ogni fetido pannolino. E se ti sta venendo in mente di chiedere a Neal di lasciarci i bambini per un altro mese, beh scordatelo. Sono loro figli..."
"Nor..."
"...e non pupazzetti dei nonni. Anche se, effettivamente..."
"Nor..."
"...specie la piccolina, ci vorrebbe qualcuno di autoritario a proteggerla. Insomma, andrà all'asilo prima o poi. Qualcuno dovrà spezzare le dita a quei luridi compagni che.."
"Norwood"
"Che c'è?"
"Non pensavo di chiedere loro di lasciarci i bambini, per un pò"
"Ah"
Gli occhi verdi, della mannara, si sono posati in quelli del marito in uno sguardo intenso. Lui ha l'espressione crucciata di quando pare sfuggirgli l'esatto punto della situazione. Ma pare gradire molto quando lei comincia a baciarlo, lungo il collo, la mascella, la bocca. Respira, a fondo, l'odore della sua pelle perdendo come sempre le dita tra quei capelli scuri come pece
"...Pensavo che forse non siamo troppo vecchi"
"Troppo vecchi per cosa, Cassie?"
Lei si è alzata in piedi, consapevole che l'odore della propria eccitazione non tarderà a palesarsi all'uomo. Lascia scivolare giù, a terra, il prendisole rosso che indossa, rimanendo nuda
"Per avere degli altri cuccioli. Possiamo provarci, almeno. Andiamo al nostro posto?"
Non attende. Non lo guarda giù più, girandogli le spalle per trasformarsi e correre verso la loro roccia. Si perde, dunque, lo sguardo sbigottito del mannaro, talmente stupito da non riuscire a calibrare la forza. La bottiglia di birra si rompe, tra le sue dita, mentre il cuore gli balza in petto. La guarda mutare forma senza riuscire a placare lo scorrere nel sangue, tra le vene, sentendosi confuso e eccitato, spaventato e emozionato al tempo stesso. Alla fine si alza, incurante delle ferite della mano destra che vanno rimarginandosi, un enorme sorriso a sporcargli il viso di felicità, dandosi pacchette affettuose al cavallo, con la sinistra
"Che cazzo, no che non lo siamo. Coraggio vecchio mio, proviamoci!" E' l'ultima cosa che dice, prima di trasformarsi anche lui e gettarsi all'inseguimento della moglie. Uno spicchio di luna crescente ha fatto la sua comparsa, in cielo, e pare sorridere, a quelle due coppie. Nella notte, un ululato fa da sfondo a un vagito allegro, ridente. I cieli dell'Arizona, quest'oggi, sembrano essere pieni di vita, ricolmi di passione.
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