sabato 12 luglio 2014

Per ogni giù, c'è sempre un su.


Ho cercato la parola "piacevole" sul dizionario, per essere certa del significato che l'uso comune gli attribuisce. E, sempre secondo il dizionario, si definisce cosi qualcosa che provoca piacere di varia natura o che comunque stimola un senso di benessere. Si, decisamente, la serata di qualche giorno fa è stata piacevole. Nonostante la casa di Gwendolyn fosse piena zeppa di orride piantacce - maledette Rahsan e Melissa e il loro terroso senso dell'addobbo - e nonostante a un certo punto ho davvero creduto che Neal stesse per rompere il braccio a Melissa in quell'assurdo braccio di ferro. E tralasciando il fatto che, Jeanne, a tratti si rabbuiava, specie quando io e Mel le abbiamo passato entrambe contemporaneamente da bere e, scherzosamente, abbiamo fatto una battutina sui riti. Santiago è ancora molto lontano, nella Coven tutto è incerto, ma ieri sera ho respirato aria di casa. Quando ci sono i compleanni non posso fare a meno di pensare a quelli festeggiati con la nonna e, inevitabilmente, mi viene da sorridere. Lo decidevamo noi, il giorno, ed io festeggiavo quando mi pareva. Gwendolyn sembrava commossa...e felice. E Neal ha portato l'alcol, talmente tanto che alla fine brindavamo ognuno con la propria bottiglia. Jeanne gli sta simpatica, lo si vede dal modo in cui la punzecchiava. Ma penso che Melissa e il suo "caratterino" siano ciò che gli va più a genio. Unica pecca...il mio stomaco. Il giorno dopo ho rimesso anche l'anima, eppure non ho bevuto troppo. Tanto. Insomma, al solito. Ho fatto di peggio. Inizio a pensare di avere qualche merdoso virus, di quelli che ti regalano scagazza per dieci giorni. Ma ho paura che Neal si ripresenti con qualcuna delle sue tisane all'aglio, mefistofeliche. Per cui mi terrò il dissesto di budella e amen...passerà. Ne sono passate tante. Spero solo che in futuro ci siano più serate del genere, spensierate e rilassate. Voglio dire, sono pronta a sopportare un pò di diarrea per questo.

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Settembre 2008 - San Diego

Baba era morta da un giorno. E Kim stava sdraiata sul letto, a fissare il vuoto. Il tramonto era passato da un pezzo, e l'interno del carrozzone si tingeva di un nero che sembrava abbinarsi bene all'umore dell'appena ventenne zingarella. Si sentiva incredibilmente sola, adesso. Ora che la nonna era morta, che era stata seppellita, non gli restava che quel carrozzone e la propria carcassa a farle compagnia. Sapeva che d'ora in avanti, quando avrebbe aperto la porta, non ci sarebbe stato il suo sorriso ad accoglierla. Che quelle mani sempre piacevolmente calde non le avrebbero più riservato carezze, e che avrebbe dovuto fare a meno del suo profumo, del battito del suo cuore che ne aveva cullato i sogni da bambina. Con la morte di sua nonna qualcosa di tremendamente importante era finito, ed iniziava per lei un salto nel vuoto da un'altezza considerevole. D'ora in avanti non ci sarebbero stati consigli, rimproveri, divieti, concessioni. D'ora in avanti c'era solo lei, la propria intraprendenza, tutto ciò che le era stato insegnato ed un sano quanto radicato spirito di sopravvivenza. Era immersa in quel denso e freddo torpore che avvolge le persone dopo un lutto, quando gli uomini erano entrati. Prima ancora che potesse rendersene conto l'avevano afferrata e trascinata fuori. A nulla erano valse le urla, le proteste. Kim sembrava una gattina selvatica, a cui avessero bloccato le zampe. Soffiava, rizzava il pelo, miagolava disperata...ma era assolutamente impotente. Una volta fuori, c'era Gaspar ad attenderla, e un circolo di uomini a fare da schermo al resto del campo. Lei era nel mezzo, e si dibatteva selvaggiamente, mentre il capo continuava a parlare

"La morte di tua nonna è stata una liberazione. Non vogliamo figlie del demonio, tra di noi, e se l'abbiamo tollerata in questi anni è stato solo perchè..."
"TU! Avevi paura di lei!"
"...solo perchè era anziana. Tutto qui. Ma non è il tuo caso. Sei giovane e potrai andare dove ti pare. Senza, ovviamente, il carrozzone. Che resta a noi"

Kim era impallidita. La sua casa, la sua splendida piccola casa. Il suo mondo fatto di ricordi felici, di risate, di coccole, di affetto. Aveva scosso la testa, in segno negativo, incapace di parlare, convinta che fosse semplicemente un incubo, che davvero non le stavano togliendo anche l'ultima cosa cara che le era rimasta. A dispetto delle sue convinzioni, però, gli uomini avevano cominciato ad entrare all'interno dell'abitazione mobile. Sentiva il rumore di vetri rotti, cassetti che venivano aperti, cose gettate all'aria, sporcati da un contorno di risate maschili, imprecazioni, commenti. A quel punto, l'ultimo barlume di ragione nella testa della ragazza si era dissolto. E aveva puntato gli occhi azzurri su Gaspar, schiudendo con sdegno la bocca

"Io ti maledico Gaspar Joyce. Che il marchio della Scimmia ti brilli sulla fronte, ti spunti la sua coda, e tu ne abbia la risata. Ti maledico, scimmia, figlia di scimmie, procreatrice di scimmie!"

E nel concludere la frase aveva raccolto la saliva in bocca, arcuato la schiena sfruttando il fatto che due uomini la tenessero tra le braccia per prendere maggior slancio, come fosse lei stessa una fionda, e finendo col colpire il viso di Gaspar col proprio sputo. Lei non era ancora una Strega, i suoi poteri rimanevano ben celati in quel corpicino fragile e delicato. Ma i romanichal erano un popolo molto, molto, molto superstizioso. Nelle credenze comuni, la Scimmia era un animale immondo, grande portatore di sfortuna, e neppure l'uomo più coraggioso usava pronunciarne il nome. Lo sputo, inoltre, sanciva qualsiasi tipo di maledizione. Dunque, le parole di Kim, non erano affatto leggere e sottovalutate, non in una comunità dove l'ignoranza e la ristrettezza mentale dilagavano. Gaspar era rimasto a fissarla, in parte terrorizzato, in parte arrabbiato. Poi si era allontanato, ripulendosi col dorso della mano il viso, e quando era tornato dalla ragazza stringeva, tra le mani, un frustino da cavallo. Se si concentrava, a distanza di anni, lei ricordava ancora il sibilare della frusta nell'aria, e il dolore lancinante che ogni impatto le causava sulla schiena. Se quello era un gruppo, una famiglia, lei era felice di essere rimasta da sola


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Da dove comincio? Da Melissa che mi dice che io non so cosa sia una famiglia, da Reverie che ripete davanti a lei e Santiago che mi ucciderebbe se non fossi un membro della Coven? Da Santiago,  che attribuisce tutte le mie preoccupazioni riguardo quella vecchia a scazzi tra donne mestruate? Non c'è un inizio, in realtà, perchè non c'è neppure una fine. E' tutto un guazzabuglio confuso di cose inspiegabili. Come si può difendere qualcuno che conosci da appena un mese inculando chi  ti è stato vicino durante battaglie importanti, nei momenti del bisogno prima ancora che in quelli allegri? Che logica c'è nel voler aver accanto qualcuno che ammazza chi gli sta sul culo, minaccia random, oppure giustifica lo stupro come l'inevitabile conseguenza in cui imbatte un uomo tremendamente sexy?

Non ho dormito. Ho provato a dare un senso a tutto questo, più e più volte. A pensare che dev'esserci un motivo se Santiago ha agito cosi, che non può essere vero, che davvero non possono essere tutti impazziti come se - improvvisamente -si fossero messi d'accordo. Magari in un'altra vita, un'altra dimensione. Poi, però, ho capito che non c'era da capire. Probabilmente Reverie, a giudicare da tutti quei vezzeggiativi, da come calcava spesso quanto fosse amica di Santiago, e da come la sua aura gli si strusciava addosso, è stata una sua trombamica. O lo è ancora. Qualcosa del genere, insomma.
E Melissa...Melissa. A lei ha offerto un posto di lavoro, e a quanto pare vede del buono in quell'inutile coglione che ha provato a farsi Rahsan dopo lo scoppio del potere. Ha delirato, al granaio, e quando le ho chiesto se lei avrebbe dato modo a un pazzo armato di accetta di farle vedere quanto fosse brava ad utilizzarla ha detto che se il pazzo era lui...si. L'avrebbe fatto. 

Che dire? Se metti tanti psicopatici in un'unico posto non hai una Coven. Hai un manicomio. Ed io, con gente del genere, non voglio avere niente a che fare. Ho lasciato il gruppo, senza alcun rimpianto se non quello di aver aspettato mesi nel ritorno del Messia-Santiago, credendo ciecamente nel suo raziocinio. A sapere, che era già tutto deciso, tutto prestabilito, tutto architettato, avrei semplicemente fatto prima questo passo.
Jeanne e Joy se ne sono andate via, con me, ognuna per le proprie ragioni. Chi semina vento raccoglie tempesta, e se loro seminano teste di minchia, si ritroveranno con un gruppo di cazzoni in mano. Dunque...eccoli accontentati.

Di nuovo, mi sento sola. E delusa, e tradita, e sfiduciata nel concetto di gruppo. Di nuovo, mi sento schifata da persone che credevo a me vicine, e che si sono rivelate false, volta gabbana, bandiere esposte al volere del vento. Domani starò meglio, lo so già. Domani è un giorno diverso, ed io sono abituata ai cambiamenti. Ma oggi...oggi non posso fare a meno che sentirmi sola. Ho sempre Neal, Aria...i miei amici. Ma questo è un tipo di solitudine diversa. E' il tipo di vuoto che ti crea l'idea di non rivedere più Maya, il granaio, di non sedermi più su quel divano a stupideggiare. Tanti angolini di quel posto sono pregni di ricordi. Gli allenamenti con Heikki, le chiacchierate con Rebecca, la prima pozione insegnata da Santiago. L'attacco di Enoch, la cerimonia d'iniziazione. Rivedo ogni momento, come un mosaico fatto di minuscole e colorate tesserine. Finchè non arriva il vandalo di turno, che afferra il primo martello utile, e rompe l'armonia dell'insieme. Del mosaico, non resta che la polvere.
Cosa fa, un'Elementale d'Aria, di fronte a un mucchietto di polvere vecchia e maleodorante? Soffia. Soffia forte. Finchè ogni minima traccia non è andata via, altrove, disseminata in un posto lontano.
Rimboccati le maniche, Kim. E' ora di ricominciare. Se solo questa stupida nausea volesse andare via...



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"E' tutta questa notte che sento una cosa strana su di te. Mentre dormivi ti ho annusata piu e piu' volte, non saprei dire cosa..Hai il mio odore. Ok, hai quasi sempre il mio odore ma questa volta e' diverso. L'odore non profiene dalla tua pelle, esternamente. Come quando ti tocco, e' come se tu avessi oltre al profumo della tua carne, anche il mio. E' una cosa davvero molto, molto strana."


"E'...un modo carino, per dirmi che sto per morire? Boh...io non sento niente. Forse dipende dal fatto che ieri, sotto la doccia, ci hai dato dentro nel venire, no? Buh. Devo...preoccuparmi?"

"Non e' la prima volta che ti vengo dentro in un certo modo, e poi non parlo dell'odore del mio sperma dentro le tue gambe. Parlo della mia traccia olfattiva dentro la tua traccia olfattiva, non so come spiegarti. E' come..se il profumo del cioccolato non fosse piu corrispondente solo al cioccolato ma diventasse cioccolato e vaniglia senza che vi sia traccia di vaniglia. Piu o meno.. Comunque non e' il mio naso che fa' le bizze, sta mattina ti ho annusata di nuovo. Ad ogni modo non puo' essere nulla di male..si tratta di odori e si tratta del mio odore, non c'e' da preoccuparsi. E' che non era mai capitato, magari sta sera gia non c'e' piu"

"Forse a furia di tenere la vaniglia appiccicata al cioccolato si sono impregnati. Tu non hai il mio odore, dentro? Cioè, è una cosa che hai notato solo su di me, non anche su di te? Si, magari..magari tutti quei cazzo di fiori ieri hanno fatto qualcosa ai nostri odori. Li ha fatti Melissa, magari erano stregati e ci hanno confuso la pelle. Non lo so. Io comunque sto bene, a parte i postumi da sbornia."

"No, io ho solo il mio odore addosso..in realta' tutti hanno solo il proprio odore. In piu sul proprio odore possono avere di deposito quello di qualsiasi altra cosa, ma ognuno ha un solo ed unico odore..distinguibile da tutto il resto del mondo. E' questo quello che mi confonde. E' impossibile averne due. Tu hai il tuo ed il mio. Si tratta della tua pelle, non c'entrano nulla i fiori. L'aroma che traspira dalla tua pelle e' il tuo. Comunque non so' che dirti..magari il mio naso  che fa' le bizze."

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Kim ha intenzione di starsene sdraiata tutto il giorno a crogiolarsi al sole estivo,ed al momento se ne sta in piedi, in cucina, vicino alla penisola. La gamba destra sostiene il peso del corpo, la sinistra è lievemente piegata, e lei è intenta a farsi una limonata. No, non parliamo di effusioni di bocca, quanto del rimescolare dello zenzero dentro un bicchiere colmo di succo di limone con un cucchiaino. Si è di nuovo svegliata con un fastidioso senso di nausea, e comincia ad essere certa di aver preso un bel virus intestinale alla cena da Gwendolyn.

"Stupidi compleanni. Ecco perchè non lo festeggio" -  Ieri ha rimesso parecchie volte, ma aveva attribuito la cosa ad un attacco di nervi per la vicenda del granaio. Non ha detto nulla a Neal, che però non avrà faticato a sentire odore di bile nel bagno, nonostante le pulizie di lei

"Neal, hai visto le mie sigarette?!"

Non le trova da ieri sera, eppure era certa che il pacchetto fosse pieno e di averlo lasciato in questa stanza. Non urla, perchè sa che lui può sentirla tranquillamente anche se al momento si trova in giardino a parlare col padre, al telefono. «In questa cazzo di casa le mie cose sembrano avere i piedi» brontola, mentre l'altra mano si sposta a carezzarsi lo stomaco. Dalla finestra che da  proprio verso quello squarcio di terreno li di fuori per lei è possibile vederlo, seduto su una sdraio a tracannare la prima bottiglia di birra della giornata e a parlare al telefono con il padre anche se d'un tratto ha cambiato letteralmente espressione. E' saltato in piedi con la bocca aperta, neanche qualcuno gli stesse dicendo che ha appena vinto alla lotteria. Poi ha iniziato a fare avanti ed indietro piu e piu volte blaterando al telefono.Blocca finalmente da quell' andirivieni in giardino e poi fa un enorme sorrisone buttando successivamente tutta la bottiglia di Birra in gola, neanche ci si volesse affogare. Attacca il telefono e lo getta sulla sdraio, neanche volesse assicurarsi che stia zitto, non per niente si ritrova a fissarlo e passarsi le mani sulla faccia piu e piu volte. In tutto ciò lui Kim la sente, l'ascolta sempre. La sente blaterare di compleanni ma soprattutto di sigarette. Corre in casa con l' aria stralunata di chi non ci sta capendo nulla, sniffa l' odore del tabacco e senza troppi preamboli stritola il pacchetto fra le mani e lo butta nel cesto "No non le ho viste.." la osserva aspirando nuovamente il suo odore, il loro odore, poi ci si avvicina non sapendo bene come fare o cosa dire. 
"Hey..ciao.."
"Bene. Mi dai le tue? Pomeriggio le vado a comprare"  L'odore dell'uomo lo precede, mentre le si affianca, e quando solleva lo sguardo da lui al giornale se lo ritrova stralunato e...salutante. Batte le palpebre
"Ciao, come stai? Ci siamo visti meno di dieci minuti fa, ma...ehi, quanto tempo"
Lo prende in giro, per quel saluto, poco prima che lui tenti di prenderla per le mani e di metterla seduta 

"Mettiti a sedere, non dovresti affaticarti..ci penso io stai buona tu.." inizia gia con le premure, anche se ora parrebbero tanto insensate. " Evita lo sgabello potresti cadere..mangiamo in sala.."  Lei ha provato a fare una debole protesta, dal momento in cui l'ha afferrata dalle braccia facendola sedere, lanciando un'occhiata scettica alle  proprie gambe. Gambe chilometriche, che anche da seduta arrivano ampiamente a toccare il suolo, azzerando la possibilità che lei cada da li facendosi male. Neal si umetta le labbra e poi si gira verso la zona cucina iniziando a prendere un pò di roba, tra cui i piatti ma sarà un pò l'emozione o l'enfasi del momento riesce perfino a spaccarli fra le dita facendo rovinosamente cadere i cocci. " Cazzo"  borbotta, poi ritorna a parlare ad alta voce " Nulla..questi stupidi piatti sono cosi..fragili..ora sistemo io rimani li eh "Kim sposta, su di lui, uno sguardo preoccupato. Che si accentua nel sentire il rumore di piatti rotti. Offa allunga due tentacoli. Con uno scherma gli occhi di Kim, con l'altro si picchia addosso come in un facepalm "Tesoro..."  lei tenta di intavolarci un dialogo, osservandolo con una lieve apprensione "Guarda che se Trotto Arrapato ha perso non fa niente eh...ci rifaremo. Di quanto siamo sotto?" Crede che sia quello, a renderlo cosi nervoso e confuso, una scommessa ai cavalli andata male. Neal, nel frattempo, inizia totalmente a sclerare, ma sempre cercando di camuffare un po’ l’agitazione perche nel suo mondo giocoso lui sta’ facendo quello che fa’ al solito eh. " Si si, sono contento per il trotto arrapato, chissa quanti figli avra’ con tutta quella foga.." da’ le spalle a Kim, e si morde la lingua per costringersi ad un silenzio orripilante, perche e’ ovvio che la sua testa al momento sia proiettata solamente verso certi tipi di discorso. Si posa con ambo le mani sul lavandino, schiena curvata e sguardo fisso sul porcaio che ha lasciato a colazione all’interno, cercando di fare un po’ di training autogeno. Grandi respiri e rilascio d’aria dalle labbra e questo per piu’ volte. "Bambolina lascia stare trotto arrapato va’ tutto bene, non ansiarti. I soldi vanno e vengono , l’importante e’ che ora ti rilassi.." A questo punto le salta un'altra idea in mente. Forse quelle premure sono dovute ad altro. Al fatto che sia stata depressa, nei giorni precedenti. Si affretta, dunque, a rassicurarlo "Mi sono ripresa, sai? Non sono più triste" la bocca va a sorridergli, compiaciuti di quel suo modo di trattarla "Però dovrei essere triste un pò più spesso" adocchia, nel suo trafficare, del cibo oltre alle suppellettili. "Non devi essere triste, ci sono io con te ad aiutarti..imparero’ a fare la spesa ed a cucinare.." Lei lo guarda, schiudendo la bocca in una "o"di sgomento. "Imparerai a fare la spesa e a cucinare" Ripete, interdetta. Qualcosa non va, è evidente. D'improvviso, il cuore comincia ad accelerare "Neal? Che hai fatto?" Una scena simile di caos, anche se meno buffa, l'ha vissuta quando le ha parlato del tradimento. Il cuore vacilla, per un attimo, all'idea di nuove corna sulla sua testolina. Un'idea che viene scacciata con forza, dal pensiero di quanto siano felici ultimamente.  A proposito di cucinare... Le sue omelette stanno andando a fuoco in pratica, si sono carbonizzate. E poi parla tanto male delle doti culinarie della moglie. Le rigira di corsa e poi le mette sul piatto buttandoci un po’ di formaggio e delle salcicce trafugate dal frigorifero, continuando a parlare."Poi ti accompagno io ovunque, con la macchina..la bicicletta e’ pericolosa". 

Kim fissa, con orrore, quella cosa carbonizzata che lui vorrebbe farle trangugiare. Lo stomaco si fa sentire, di nuovo, lei ci porta una mano sopra "No, Neal, ti prego. Io oggi non mangio. Niente burritos, niente tacos...ho preso il succo di limone, con lo zenzero, va bene cosi" E poi si trova ad ammettere, riluttante "Sai, mi sa che ho preso di nuovo quel virus intestinale. E il dottore diceva di evitare di mangiare certe cose" Neal si ritrova a voltarsi con il viso verso di lei, corruga la fronte e ritorna poi sul piatto appena cucinato. Piatto che trasporta fin sopra il bidone della spazzatura, che viene fatto aprire con il pedale prima di buttare tutto all'interno. Richiude le labbra, e lo fissa "Sei sicuro che fuori non ti abbia punto un insetto?"» Chiede, cominciando a sospettare che lui sia vittima uno shock anafilattico in corso. Neal, nel frattempo, parla ancora di cibo "Va bene non mangiamo..queste cose cancerogene…mangiamo cose salutari..tipo..» tipo? Non sa’ bene quali cose siano salutari. Ma il formaggio gli pare una buona idea, infatti prende il tagliere, il coltello e la forma portandolo sul tavolo vicino a lei. "Almeno mangia un po di questo..e’ fatto con il latte, il latte..» oddio il latte. "Delle mucche. Oddio che cosa orribile, prendono il latte delle mamme mucche. Amore, non mangeremo piu formaggio" pausa "Dopo questo pranzo. Ho fame". Quando lui parte con quella filosofia sul latte lei scosta le chiappe dallo sgabello "No ok, ora chiamo Moonie" Evidentemente, vuole ricoverarlo. Non fa in tempo a recuperare il cellulare, però, si sente acciuffare dal collo e carezzare delicatamente, prima di vederlo chinarsi e darle un bacio. Uno di quelli dolci, stranamente delicati che pian piano si dilungano in qualcosa di sentito, sensuale, ricercando la lingua dell’altra con lappate lente. " Amore è sempre bello rivederti, sei bellissinma. Ti amo..tu non sai quanto" 

Kim si spinge verso di lui, sentendo sciogliere l'ansia da dosso, le mani che risalgono lungo le spalle dell'uomo, si intrecciano dietro il suo collo. Si scosta a guardarlo, facendo naso naso con lui, colpita da quel contatto "Marito, calmati. Qualsiasi cosa è successo, la risolviamo, ok?" Richiama a sè il proprio potere, quel tanto che basta per inumidirsi i palmi delle mani. L'acqua si forma sull'epidermide morbida della Precettrice, e lei sposta le mani a carezzargli il viso e il collo, con dolcezza, rinfrescandolo "Se hai perso soldi, li recuperiamo. Se hai perso la casa, vivremo dove ci capita. Se hai scopato con un'altra, te la uccido davanti prima di farti morire con atroci tormenti" bisbiglia, calma, quasi snocciolasse la lista della spesa, con un sorriso lieve sulla bocca. Gli occhi chiari rimangono fissi su quelli della moglie, lasciando quel corpo poderoso alla merce’ delle cure dell’altra " Non c’e’ niente da risolvere..davvero nulla " sente il potere dell’altra rinfrescargli la pelle, lasciandosi qualche istante a godere di quel tocco umido sulla pelle bollente. Emette perfino un mugugno compiaciuto mentre scivola con il viso contro quello della strega, in una carezza ruvida e sorniona, docile cosi solamente con lei. "Non dire sciocchezze..io non perdo mai soldi, la casa e’ nostra e rimarra’ nostra e non hai bisogno di uccidere proprio nessuno..." le da’ tre baci lungo la linea del collo, lenti e succhiati prima di tornare a guardarla in viso. Kim fa un pò più seria, dopo, fissando gli occhi nei suoi "Dunque? Che c'è?"

E lui è felice, maledettamente felice, e poi e’ preoccupato stupidamente preoccupato ed e’evidente che in tutto questo sia anche agitato. Non ha neanche pensato di andare li e dirlo a Kim tanto e’ preso dai propri pensieri, perche gia si vede con un figlio e si sta facendo tutti i filmini del caso, perche questo figlio non e’ nulla di improvviso e di non voluto, anzi sono mesi che ne avevano gia discusso, il suo arrivo oltre ad essere una notizia bella e’ qualcosa che lo fa’ andare su di giri. "Stavo solo cucinando..."  risponde a quella domanda sul cosa lui avrebbe o meno fatto, perche effettivamente gli pare la risposta piu sensata dal momento che oltre a quello non ha fatto davvero un bel niente. " Per te." aggiunge poco dopo quella piccola postilla, qualcosa di estremamente strano dato che lui non si mette ai fornelli neanche a spararlo. L' ha fatto giusto un paio di volte e per occasioni speciali, ed ovviamente sempre per lei. Nel sentirne il contatto con le labbra sembra essersi un poco tranquillizzato, tant’e’ che lo prolunga quel tanto da lasciarsi andare in un sospiro piacevole quando le due labbra schioccano poco prima di scivolare via l’une dalle altre.  " Beh.." come dirlo? Solitamente sono le madri a dire ai padri che sono incinte, mica il contrario. "Io e mio padre..crediamo che tu.." ok meglio non mettere di mezzo il padre, non e’ carino in quel momento no? Si umetta le labbra grattandosi un poco la barba all’altezza della mascella. " Diciamo..amore..aspettiamo un bambino.." plurale? " cioe’ tu aspetti un bambino ma io sono il padre, per cui..."

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Per cui siamo incinti. Sono incinta. C'è un cucciolo in arrivo.
E improvvisamente, un raggio di sole arrivò d'improvviso a spazzare via il grigiore dei miei pensieri, luce densa che spunta a riempire il vuoto creato da altri. Si, è vero. Probabilmente non sapevo ancora bene cosa fosse, una famiglia. Ma adesso...adesso lo so. 




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