Come promesso, Norwood era tornato. Molte volte. Cassandra,
però, aveva sempre evitato con una certa accuratezza di rimanere sola con lui
più del dovuto, di ricreare un’intimità simile a quella avuto la sera dell’attacco
al leone di montagna. Lui, però, non perdeva la propria sfrontatezza cogliendo
ogni piccola occasione per attirare l’attenzione della mannara. A modo suo,
ovviamente. Per cui, se un normale corteggiatore inviava dei fiori alla sua
amata, lui invece le spediva una piantina di cactus, allegando al bigliettino
le parole “Chissà perché, queste spine mi hanno fatto pensare a te”. Ma aveva
anche attenzioni estremamente delicate, nei suoi confronti. Come quando, durante
il trasporto di merci particolarmente delicate che aveva richiesto la presenza
di entrambi, in pieno deserto e sotto al sole cocente le era spuntato alle
spalle, passandole un fazzoletto bagnato attorno al collo. Per rinfrescarla. Cassandra,
di suo, un po’ lo odiava, un po’ se ne sentiva attratta. Persino quegli omaggi
impertinenti, col tempo finivano per divertirla. E se davanti alla gente non
perdeva occasione di sbraitare con lui era con estrema cura e amore che, la
notte, rimaneva in piedi a fissare e a bagnare quel tanto che bastava – sul davanzale della propria finestra – la collezione
di cactus in miniatura che lui andava formando, giorno dopo giorno, pensiero
dopo pensiero. Persino negli arrivi, era plateale. La polvere che sollevava con
la sua moto si vedeva da lontano, lungo l’orizzonte. Le prime volte che,
affacciandosi, aveva scorto quel luccicare di metallo e quel piccolo tornado di
sabbia che si lasciava dietro l’aveva accolto con l’entusiasmo di chi sta per
essere attaccato da un’intera tribù di indiani. Ma poi, gradualmente, si era
accorta che il cuore cominciava a battere e che, prima ancora di pensarci, le
gambe si muovevano facendola fiondare giù per le scale. Anche stavolta, il
rituale si era ripetuto. Eppure, qualcosa era diverso. Invece di parcheggiare
nel cortile della villa di Don Hernandez, come al solito, si era fermato giusto
qualche minuto per comunicare qualcosa a una delle donne che lavoravano nella
casa. Poi era ripartito, senza neppure chiedere di lei, senza cercarla. Quando
Cassandra aveva chiesto alla donna che cosa avesse lasciato detto, lei le aveva
risposto che avrebbe alloggiato in città perché doveva incontrare un uomo, e
che sarebbe passato da suo padre più tardi. Un po’ delusa, del fatto che
lei non fosse menzionata in quei saluti, si era ritirata in camera sperando in
una serata migliore. Sbagliava. Si era presentato, come detto, ma l’aveva
salutata con un banalissimo cenno, e da lontano, prima di sedersi lontano da lei
a tavola. Per tutta la sera l’aveva ignorata, e quando lei gli aveva rivolto
qualche domanda diretta le sue risposte erano sempre state secche, poco
coinvolgenti, distaccate. Una mano di ghiaccio sembrava essere,
silenziosamente, scivolata lungo la gola di Cassandra fino a raggiungere il
cuore. E stringeva, stringeva terribilmente. Per tutto il giorno seguente,
Norwood non si era fatto vedere. A quel punto, la delusione di Cassandra era
visibile anche ai fratelli di lei, che non erano abituati a vedersela girare
intorno con quel muso. Fortunatamente il giorno dopo lei era di turno al “Chica
Loca”, uno dei tanti locali gestiti dalla famiglia, utile più come copertura
per il riciclaggio del denaro sporco che come vera e propria attività imprenditoriale. Aveva dunque tempo di distrarsi. C’era
luna nuova, e un cielo buio sembrava inghiottire completamente le luci del baretto di
periferia. Lei stava alla cassa, intenta a pareggiare i conti, quando il
mannaro aveva fatto la sua comparsa. Controllare il battito cardiaco, in modo
che non sapesse quanto fosse felice di vederselo davanti, jeans stinto e
canotta bianca a vista sotto una camicia a scacchi rossi, aveva richiesto tutta
la padronanza che era in grado di mantenere. Anche stavolta, però, il sorriso le era morto
sulle labbra quando l’uomo aveva solo sollevato la mano, per salutarla, dirigendosi
verso il bancone e cominciando a scambiare qualche battuta con alcuni
conoscenti li appollaiati. Cassandra aveva i capelli neri raccolti in una coda
alta, una canotta verde militare e un paio di shorts color corda che lasciavano
nude le gambe lunghe, eccezion fatta per quei camperos neri che sfoggiava ai
piedi . Ma il colorito che assume il suo volto, quando intercetta l’occhiata
lasciva che l’altro concede al culo di una delle cameriere, è un vero e proprio arcobaleno. Il pallore
iniziale vira al giallo, muta in un verdognolo dettato dall’invidia, e infine
si stempera in un rosso particolarmente inteso. Arrabbiata, si morde la guancia
e abbassa gli occhi sui tastini della cassa.
Norwood ha continuato a flirtare con quella donna per gran
parte della serata. Ed ovviamente la mannara non poteva allontanarsi da li,
divenendo cosi suo malgrado spettatrice di uno spettacolino che, nella sua
mente, si proiettava come qualcosa di disgustoso. Da un lato la cameriera
procace che, contenta delle attenzioni di quello che era indubbiamente un bell’uomo,
non perdeva occasione per mettere in mostra ora le tette ora il culo che una
generosa madre natura le aveva fornito. Dall’altro lui, che faceva la ruota
come un pavone. Teneva entrambi gli avambracci appoggiati al bancone, contro al
quale calcava la schiena, e il corpo proteso in avanti con fare arrogante.
Cassandra lo osservava di sottecchi, mentre finiva di asciugare i bicchieri. Ne
aveva già incrinati tre, dal nervoso, e si stava trattenendo a fatica. Un
cliente si era avvicinato a chiederle qualcosa, e lei si era girata a
rispondere, riportando poi lo sguardo sulla coppia giusto in tempo per vedere
il mannaro allungare una mano ad arraffare il culo della donna, tirandola a sé e
stampando un bacio sulle sue labbra. In quel momento, qualsiasi ragione e
qualsiasi buona intenzione, erano andate a farsi benedire. Aveva lasciato cadere
pezza e bicchiere a terra, incurante dei cocci che si erano disseminati al terreno. Avanzato dietro il balcone
verso il punto in cui si trovavano i due e recuperato, durante il tragitto, un
vassoio in metallo. Vassoio che, poco dopo, lei era andata a schiantare contro
la nuca del mannaro che – dura com’era – aveva sfondato completamente la placca
in metallo. Insomma, pareva che Norwood avesse un sombrero. Cassandra era poi
uscita di corsa dal locale, ringhiando, nella notte buia del Messico
Non era durata molto, la sua fuga in solitaria. A farle compagnia dapprima la voce di lui,
che gridava un “EHI” inquietante, per poi ritrovarselo proprio davanti. Veloce, molto
più di qualsiasi uomo normale. l’aveva raggiunta e superata. Ed ora si
fronteggiavano
“Si può sapere che cazzo ti prende?”
“Non mi prende un cazzo di niente! Torna dalla tua puttana”
“Ah…ecco cos’è. Sei gelosa”
“Io non sono affatto gelosa!”
“Lo vedi, bambina, che anche tu mi vuoi?”
Era orribile, il modo in cui la prendeva in giro, il tono
gongolante e trionfale con cui lui riempiva ogni parola. La faceva arrabbiare
ancora di più, e Cassandra aveva sollevato il pugno, colpendogli la guancia.
Questa volta, però, Norwood aveva reagito. E se, inizialmente, aveva incassato
adesso si ritrovava ad afferrarla per la gola, spingendola contro la parete
vicina, senza nessuna delicatezza
“Io non permetto a nessuno di colpirmi, e con questa è la
terza volta che tu lo fai”
Entrambi ringhiavano, lei tentava di divincolarsi, e lui
aveva serrato le dita intorno alla gola, come per soffocarla. Poi, però, aveva
accostato la bocca alla sua, e l’aveva baciata, avidamente. Sorprendentemente,
Cassandra aveva risposto a quel tocco, con la medesima urgenza. E quando lui l’aveva
riabbassata a terra, solo il tempo necessario per prendersela dai fianchi e
tirarsela addosso, lei aveva schiuso le cosce, e allacciato le gambe intorno a
quella schiena guizzante di muscoli e impazienza, prima di venire portata via,
in un posto più tranquillo e appartato dove poter consumare i loro desideri.
Della luna, come dicevamo, in cielo non c’era traccia.
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Non ha dormito. E non solo perché si sono rotolati l’uno sull’altra
per gran parte della notte, ma anche per la preoccupazione del dopo. Cosa
sarebbe successo, ora? Cassandra da le spalle al mannaro, sdraiato accanto a
lei, sentendosi incredibilmente felice ed anche incredibilmente spaventata. Sapeva
benissimo che, per quanto la riguardava, non era una semplice notte di sesso.
Che avrebbe voluto passare più tempo, con lui, a fare anche altro che non fosse
il saltellargli addosso. Ma non sapeva cosa ne avrebbe pensato, Norwood, di
tutto questo. Magari voleva solo divertirsi, e questo era quanto. Ottenuto un po’
di sano svago, se ne sarebbe ritornato in Arizona. Era questo, Cassandra? Un
esotico passatempo con cui sollazzarsi tra una trasferta ed un’altra? Il
sospiro alle sue spalle le aveva fatto girare, di poco, la testa. Lui era
sveglio, e le stava guardando la schiena
“Donna, buongiorno. I tuoi pensieri fanno troppo rumore”
Lei si era girata, ridendo, in modo tale da poterlo guardare
negli occhi senza farsi venire il torcicollo. E lui aveva allungato una mano ad
avvicinarla al proprio corpo, chinando la fronte per sfiorare il naso con il
suo prima di chiederle, in un sussurro
“Cosa c’è?”
“Niente. Baciami, piuttosto”
Si era spinta in avanti, a cercarne le labbra, in un
contatto che poco dopo l’uomo aveva interrotto, abbassando gli occhi verso il
basso e riportandoli nei suoi con un sorriso monello ben stampato addosso.
“Bambina, non è leale. Baciarmi in questo modo, a quest’ ora
del mattino”
Le era scivolato sopra, e non era difficile capire cosa
avesse intenzione di riprendere a fare, cominciando a baciarla lungo la gola,
tra i seni, mordendole piano la pelle fino a farla sospirare, deliziata, e
dirigendosi inesorabilmente verso il basso.
“Sbrighiamoci però. Devo andare a parlare con tuo padre”
“…Eh? Perché?”
“Perché l’uomo sono io, e immagino che mi toccherà
spiegargli perché tu te ne verrai via con me, domani”
Lei lo aveva scostato dal proprio corpo, incredula, puntando
su di lui uno sguardo interrogativo e perplesso. Lui, semplicemente, le aveva
afferrato una mano per portarla alla bocca, e baciarne dolcemente il dorso
“Mi appartieni, Cassie. Da ieri sei la mia femmina. E le
femmine stanno col proprio compagno. Tu vieni via con me”
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