giovedì 27 marzo 2014

"La fine di ogni cosa non è altro che l'inizio di qualcos'altro" (Parte II)



Terèze mi passava tre anni, e si era sposata a diciassette anni. Come quasi tutti i matrimoni della comunità, io avevo visto da lontano l'uscita della sposa dalla propria roulotte. Non era stato niente di romantico, o trionfale. Il vestito si era incastrato, per via della mole, e a furia di strattonarla la roulotte aveva rischiato di ribaltarsi. Lo trovavo grottesco, ma all'epoca ero convintissima che fosse bellissima, una delle spose più belle che avessi mai visto. Qualche anno più tardi avrei mutato parere, ma in quel momento Terèze, coi suoi cinquecento metri di tulle, il trucco marcato e il brillare dei gioielli palesemente finti mi sembrava perfetta. Il marito si chiamava Kurt, e di professione faceva un pò quello che fanno tutti i traveller insomma. Nel tempo libero, tradiva la moglie. Non era una pratica cosi straordinaria, non era il primo uomo del mondo nè sarebbe stato l'ultimo a farlo. Ma c'era qualcosa di particolare, che all'epoca aveva attratto la mia attenzione. Ogni volta che Kurt tornava a casa, e la notte sentivamo lei gridare tutto il suo disappunto per un nuovo tradimento, il giorno dopo Terèze faceva il bucato. Sempre cosi. Me la rivedo ancora, china su una bacinella alla quale attaccava un pezzo in legno, a listoni, contro il quale strofinare i panni. E c'era una tale violenza, in quelle mani arrossate che si immergevano più e più volte a strattonare i vestiti, un tale ribollire d'acqua e detersivi attorno ai polsi sottili, una foga in quei movimenti che mi chiedevo come facesse a non sentirsi distrutta, dopo ogni volta. Era stato Leon, a spiegarmi il sottile meccanismo di tale pratica

"Ma lei vuole distruggersi. Vuole sentire più male di quanto non gliene faccia sentire lui. Per andare avanti, e non pensare. Lo fa per stancarsi"

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Si era stancata anche Kim. Aveva passato il resto della mattina a camminare, su e giù per BonTemps, senza una meta precisa. Aveva evitato con cura le strade affollate, e i posti noti in cui era più probabile incrociare visi conosciuti. Alla fine, passo dopo passo, era arrivata al Lago. E li, la sua anima inquieta, era riuscita a trovare un pò di ristoro. In quel luogo i suoi elementi erano presenti in abbondanza, e se questo di per non bastava a rasserenarla si era procurata persino un'ottima bottiglia di tequila. L'aveva incantata, in modo che ci mettesse più del dovuto a finire. Magicamente, quando il liquido ambrato si abbassava oltre una certa soglia, il vetro tornava a riempirsi . Si era accoccolata lungo il bordo del molo, gambe ciondoloni nel vuoto e sguardo perso oltre il limitare opposto del lago. La cosa che le rodeva di più era che persino li, aveva un ricordo con lui. Con Daniel era stato più semplice, non pensare. Aveva fatto fagotto ed era partita via, verso una nuova città, nuovi visi, nuove avventure. E durante il breve tragitto - casa di Daniel,  stazione dei bus - non aveva accusato nessuna particolare fitta. Nessuna delle cose su cui posava lo sguardo era in grado di destare, in lei, particolari emozioni o ricordi ben definiti. Con Neal era diverso. L'insegna del locale in cui avevano pranzato settimane fa, un pacchetto di sigarette della stessa marca che utilizzava l'uomo, il rombare di una moto simile alla sua. Non aveva tregua. Tutto glielo ricordava, e ogni volta il ricordo era accompagnato dalle immagini del giorno prima, in cucina. Più cercava di allontanare la mente da quelle frasi, più se le ritrovava davanti. E allora la Strega sospirava, portava la bottiglia alla bocca e mandava giù un altro sorso. Offa rifletteva, tristemente, lo stato d'animo della padrona. Si era plasmata in una nebbiolina bassa e densa, sottile, e scivolava tristemente lungo la superficie del lago. "Come ci siamo ridotte" pensava Kim guardando la propria immagine riflessa, a spezzoni, nell'acqua e osservando in contemporanea la bizzarra forma che l'Aura aveva acquisito. L'arrivo di Rahsan, delle sue paure, dei suoi modi docili da cucciola smarrita erano riuscite a smorzare, in parte, il filone poco entusiasta dei suoi pensieri. Ma alla fine, era pur sempre dovuta rincasare. E il pensiero di una nuova notte, di nuovi incubi, la metteva di pessimo umore.


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E invece, a casa non c'erano mostri ad aspettarla. Nè acrobatiche scopate di Neal con donne diverse. C'era silenzio, e quiete, il piacevole tepore di un ambiente riscaldato e l'odore familiare e intimo di loro due, insieme. C'era la penombra tipica di quando le stanze non sono popolate da nessuno. E c'era la doccia, caldissima e bollente, pronta li ad attenderla. Kim si era lavata via di dosso la stanchezza e il sudore accumulati dal suo pomeriggio da nomade, e si era infilata la felpa di Neal che usava come pigiama. Tra sè e sè sorrideva, compiaciuta del fatto che nonostante la vita "sedentaria" degli ultimi mesi ricordava ancora come si faceva, a vagare senza meta e senza casa. Era stato allora che lo aveva notato. Un bigliettino bianco, fermo sul proprio cuscino. Scivolando sul letto, aveva preso posto dal suo lato, ed iniziato a leggere. Non era stata, una lettura semplice. Ogni rigo era una lotta continua per ricacciare indietro le lacrime, e deglutiva via amarezza e dispiacere, tenerezza e affetto. Alla fine aveva tirato su col naso parecchie volte, e si era messa a scrivere anche lei una risposta.

"Vorrei tanto disattivare quella parte di cervello che mi rimanda immagini di te e lei, che mi assilla in continuazione. Non faccio altro che pensare che non è giusto. Che è colpa mia, che non ti ho fatto per bene l'incantesimo, che non ho ucciso il demone, che ti ho fatto andare via di casa. Se non avessi detto e fatto quelle cose orribili al gazebo, tu non saresti andato via. Mi tempesto la testa di se e di ma, che mi fanno solo male. Cristo se me ne fanno... Ogni volta che chiudo gli occhi ti vedo scopare con lei, e mi dici cose orribili. Non pensavo potessi sentirmi così male all'idea che qualcun'altra ti guardi mentre godi, che prenda il tuo odore, che abbia il tuo sapore addosso. Non so descriverti la sensazione di smarrimento che avverto. E di impotenza. Di frustrazione perché non ho nulla da fare se non accettare che ormai è fatta, me la devo tenere. Ed hai ragione quando dici che ieri ero fuori di me, oggi vedo già le cose in maniera un po' diversa. Ma appena provo a pensare alle cose in maniera logica e distaccata, ricomincio a stare male. Mi sento uno stupido cane che si morde la coda, un cane che non ha neanche la forza di sorridere decentemente.
E' vero, tu mi lasci libera. Non mi sento costretta e i lato positivi dello stare con te sono davvero tantissimi. Spero che sia solo una fase, spero che nei prossimi giorni, col passare del tempo, io ritrovi la serenità giusta per metabolizzare bene e ingoiare. Cercherò di non essere fastidiosa nel frattempo.
Mi sono commossa, prima, nel pensare a quanto tu ricordi. Del gelato, del tatuaggio. Nel sapere che mi tieni d'occhio nel sonno, nel leggere che sono io la tua scelta, giorno dopo giorno.
Vale anche per me. Perché anche se sto uno schifo e non riesco a trovare pace, anche se sto in confusione e non riesco a togliermi via di dosso la delusione e la tristezza...io ti appartengo.  Mi serve altro tempo, ed altre carezze. Altri baci. Di Astrid non voglio parlare al momento, perché ogni volta che scrivi qualcosa di lei ho le fitte allo stomaco di gelosia . Evitiamo. Al momento non ce la faccio. Però hai ragione, siamo diversi. Forse è proprio questo il punto, si cui mi devo concentrare.

Svegliami quando torni. Così mi abbracci"

E poi, semplicemente, si era addormentata. Stringendo al petto il suo messaggio, abbandonandosi alla spossatezza del cuore, prima ancora che alle sue membra.



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Kim aveva riaperto gli occhi nel carro della nonna. Inutile parlare della sua gioia, nell'accorgersi che dormiva nel letto di Baba, e che lei le stava accanto. Si erano abbracciate, e coccolate per un tempo che a lei era sembrato lunghissimo. Le aveva persino preparato i dolci che le piacevano tanto, con sopra la cannella e lo zucchero. E mentre lei si saziava, era stata la nonna a intavolare il discorso, a chiederle di Neal. La nipote aveva abbassato gli occhi

"Non so se riesco a perdonarlo..."
"Ma il suo non è stato un tradimento, Kim. C'era un demone, ad obbligarlo a fare certe cose. Non poteva fare altrimenti, cosi come tu non potevi fare a meno di arrabbiarti con lui per ogni frase che ti diceva. Frasi che un tempo non avresti neanche considerato, o ti avrebbero fatto ridere"
"Ho capito, ma non si è neanche dispiaciuto!"
"Di cosa?"
"Di averlo fatto. Gli è piaciuto, capisci?"
"Avresti preferito che gli fosse dispiaciuto? Che avesse sofferto durante? Preferivi che la persona che ami passasse le pene dell'inferno? Ti avrebbe fatto sentire meglio?"
"No, ma..."

Baba si era alzata in piedi, e aveva preso a camminare in su e in giù lungo il letto. Il discorso si era animato.

"E dimmi, tu ti sei dispiaciuta per aver ucciso quella Strega?"
"..beh ma quella era un'estranea"
"Certo. Anche per Astrid sei un'estranea. Eppure stai male uguale, per quello che ha fatto Neal. Non credi che quella donna abbia qualcuno che, adesso, sta male per quello che hai fatto tu?"
"Ma non avevo scelta!"
"Ecco, vedi? Neppure Neal aveva scelta. Anzi..."

La donna si era seduta al bordo del letto, afferrandole una mano

"Poteva continuare ad agire indisturbato. Poteva fare finta di niente, e tu non ti saresti accorta che l'incantesimo non andava. E vedersi con lei durante tutti questi mesi. Invece è tornato a casa, e si è fatto rifare l'incanto. Per te"
"..."
"E poteva essere innamorato di lei, e andarci a letto comunque. Perchè l'incantesimo non lo vincolava a te, lo vincolava alle donne verso le quali sente qualcosa. E questo dovrebbe farti capire quanto davvero lui ti ami, piccola mia. Quando ha avuto modo di scegliere, ha scelto di stare con te"
"...hai sentito il modo in cui me l'ha detto?"
"Si"
"...e ti pare normale?  Io stavo a pezzi, e lui l'ha gettata li come se fosse la cazzata del secolo"
"Perchè per lui è una sciocchezza. Perchè non voleva farlo davvero. E' come il tuo scoppio di potere. Daresti peso, a uno scoppio di potere?"
"Si, cioè no. Ma a lui non interessava che io stessi male"
"Non è vero, questo. Poteva stare zitto, e non dirti niente. Poteva evitare di affrontarti, e tu non lo saresti mai venuta a sapere. Ha preferito dirtelo, e nonostante le apparenze per lui non è stato semplice"
"..."
"Non è abituato, Kim. All'idea che i suoi comportamenti possano fare male a qualcuno che ama. Lo disorienta. Non è stato semplice, per lui, nonostante le apparenze. Temeva di perderti, giorno dopo giorno. Ma lui è fatto cosi, reagisce cosi. Piuttosto che disperarsi, ha preferito godere del tempo che gli restava con te. Perchè aveva già deciso che te lo avrebbe detto, perchè a te non vuole nascondere niente. E non è da lui, avere sensi di colpa, eppure con te li ha avuti. Solo che, probabilmente, non sa neppure lui che si chiamano in questo modo"

Kim rimane un pò in silenzio, mordicchiandosi le labbra e guardando la nonna negli occhi

"E il fatto che non le abbia detto di me?"
"Lui è fatto cosi. Lo sai. Quanto ci ha messo a dirti che ti amava? E, nonostante tutto, continuava a ripetere di non dirlo, di "farlo" e basta. E' riservato, è schivo...è un lupo, Kim. Non puoi fargliene una colpa"

La ragazza era ripiombata nel silenzio, e abbassato gli occhi agli intrecci delle loro mani

"Forse sbaglio io. Forse sono io che sono troppo espansiva. Che parlo di lui con tale entusiasmo e...non lo so. So che mi sono sentita una stupida, nel sapere che non gli aveva detto di me"
"Pensaci, piccola, pensaci bene. Perchè questo lato di lui non cambierà mai"

Aveva risollevato gli occhi in quelli della nonna, e aggrottato le sopracciglia

"Che intendi?"
"Lui sarà sempre cosi. Vedrà sempre la magia a suo piacimento, se la luna è buona la considererà degna di rispetto, se è storta ne parlerà malissimo. Avrà sempre difficoltà a parlare di te con la gente, sarà sempre più riservato del solito e poco incline a parlare di ciò che sente. E quando ci saranno problemi, difficoltà, tenderà sempre a prendere le cose in maniera brusca, di petto, e a minimizzare. Ha i suoi tempi di reazione, e i suoi modi. Li ha sempre avuti, e li avrà sempre. Sei sicura che facciano davvero per te?"
"..."
"Si è tatuato il tuo nome sull'anulare. Perchè sei sua, e ti vuole. E ci è voluto un demone, per farlo venire meno al giuramento che ti ha fatto. E se davvero avesse voluto altro, nella vita, avrebbe potuto ottenerlo. Io ti conosco, e so che col tempo accetterai questa brutta storia, e metterai da parte la gelosia. Ma vuoi davvero stare con un uomo cosi? Un uomo che si sente minacciato, dall'idea che tu voglia cercare un padre, che ringhia quando ti vede sorridere in un certo modo ad altri, che ti fa i dispetti quando pensa che tu abbia torto marcio. Orgoglioso, arrogante e prepotente. Neal è cosi, e per quanto ti ami non riuscirà a cambiare. E' questo che devi capire, se vuoi davvero stare con lui. Il resto, sono solo parentesi brevi in un lasso di tempo che potrebbe durare un'intera vita"

Non sa cosa dire, non sa cosa fare. Baba si sdraia sul letto, accanto a lei, cullandola tra le proprie braccia

"Dormi ora, e riposa. Veglierò io sul tuo sonno, stanotte. Non ci saranno incubi. Domani avrai tutto il tempo per pensare"

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Kim ha dormito serena. Neal è uscito, ma tornerà a breve, e dopo la colazione lei si è messa a sistemare quegli angoli di casa ancora sottosopra. E' in quel momento che trova la videocamera, infilata in un cassetto del soggiorno. Chissà perchè, le viene in mente di accenderla. E li, davanti ai suoi occhi, l'audio che a tratti salta e orribili righe a rovinare l'immagine, c'è tutta la rabbia del mannaro. La furia con cui prende a pezzi la casa, perchè non sa dove cercarla. E, poco dopo, c'è tutta la sua disperazione. Mentre dice che la ucciderà, e poi la farà risorgere per fargli il polpettone, Neal strofina la mano sul viso. Piange. Non un pianto da femminuccia, ovviamente, più un'umida e breve comparsa agli occhi. Ma Kim lo nota, ed anche bene. Arrossisce, spegne la telecamera e la rinchiude nel cassetto. Poi infila la mano nello scollo della maglia, a recuperare la collanina d'ambra e quella a forma di libellula, e le bacia entrambe.
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