Neal ha abbassato la musica da tempo, da quando ha visto Kim addormentarsi cullata dal cigolare ritmico e costante degli ammortizzatori. Vederla piangere per Heikki l'ha innervosito così tanto che se l'avesse incrociato per strada gli sarebbe passato sopra con la macchina. Più e più volte. D'altronde voleva suicidarsi, no? L'avrebbe aiutato lui. Tra poco sarebbe stato giorno, ha guidato per tutta la notte ed inizia ad accusare la stanchezza. Viaggiare in notturna gli era sempre particolarmente piaciuto, ma adesso c'era qualcosa di diverso a completare il quadro.Sentiva, diversamente, ogni piccola cosa che lo circondava amplificandola e apprezzandola maggiormente. Tutta la potenza dei cavalli del motore, traslata in un rombo sordo e quasi arrabbiato, neanche la Jeep ringhiasse, la canzone che passava la radio nitida come se il volume fosse al massimo... riusciva persino ad avvertire il rumore secco, ticchettante, degli insetti che si spiaccicavano sul parabrezza..e poi c'era Kim. Che mugugnava nel sonno, borbottando contro di lui, abbracciata al thermos del caffè e ripiegata su se stessa in un angolo del sedile, tremante e infreddolita. Aveva allungato una mano a recuperare il plaid dal sedile posteriore per srotolarglielo addosso, ascoltando con attenzione il suo battito cardiaco e gettandole frequenti occhiate. Era così strana, quella donna... riusciva ad apparirgli incredibilmente forte in certi frangenti e tremendamente fragile in altri. Una fragilità che non riusciva a infastidirlo, che non sentiva come una sua debolezza, ma che scatenava in lui un selvatico e incontrollabile istinto di protezione. Ma, forse, ancora più strana era quella sensazione che avvertiva ogni volta che le posava gli occhi addosso e realizzava che, in fondo, non gli importava granché dove stavano andando. Era come se fosse già arrivato nel posto migliore del mondo. Ha riportato gli occhi sulla strada, individuando una casupola a lato della careggiata. Solo nel superarla si accorge che è un negozio. Di Prada. In mezzo al nulla del deserto texano. Continua per qualche metro prima di decelerare, cambia la marcia e inserisce la retro, ritornando sui propri passi e andando a parcheggiarsi la vicino, pensando che a Kim il giorno dopo farà piacere dare un'occhiata alla vetrina. Spegne l'auto e da un'occhiata al proprio riflesso nello specchietto, leggendovi negli occhi azzurri una nota incredula. "Non l'ho fatto per lei. È che sono stanco e mi secco a guidare oltre. E li c'era la piazzola" si risponde, per poi abbassare gli occhi sulla propria coscia dove c'è la mano di lei. Nonostante dorma, l' ha tenuta poggiata su di lui durante tutto il viaggio, troppo stanca per rimanere sveglia ha comunque voluto stargli vicino. Neal le sfila via il thermos, ormai inutile, dalle braccia abbassa il proprio sedile e allunga le braccia a raccoglierla. Come se pesasse niente se la tira addosso con delicatezza adagiandosela contro come fosse lei stessa una coperta. Respira, a fondo, il suo profumo prima di chiudere gli occhi e concentrarsi, come ogni notte, sul battito del suo cuore.
Abbiamo visto il sole tramontare nel deserto, insieme. Ed è uno di quegli spettacoli che non riuscirò mai a dimenticare, tanto ti toglie il fiato.Come descriverlo? Non so...sembra che qualcuno inizi, improvvisamente, a colare dell' oro sulle rocce rosse consumate dal tempo e dal vento. Persino la polvere, che si attacca addosso con fare morboso, risplende di scintillii neanche fossero briciole di stelle. Il cielo, da azzurro chiaro, scolorisce in tonalità arancio e viola, e le nuvole si accendono di luce assumendo l'aspetto di tante, elaborate, fantasiose appliques. Neal mi teneva stretta a sè sotto il plaid, bisbigliando che quella zona è ricchissima di Patanga che sarebbero degli scorpioni velenosi grandi quanto dei granchi. Che saltano. E sono attratti dal rosso. E poi diceva che comunque si vedeva che stavo morendo di freddo. Io non credo esistano queste creature, anche perchè sarebbe molto stupido da parte nostra starcene nel loro territorio avvolti da una coperta rossa, e non avevo poi così freddo...ma era talmente piacevole starsene tra le sue braccia che contraddirlo era l'ultimo dei miei pensieri. Nel silenzio rotto dalle nostre battute stupide e dallo schiocco dei baci, ho ritrovato la voglia di viaggiare. Nascosta nell'intreccio delle nostre mani, e nei suoi sussurri tra i miei capelli, c'era la serenità che ultimamente mi era cosi mancata.
Il giorno dopo eravamo in Messico. Meno vestiti, meno preoccupati e più carichi di ieri. Quando siamo partiti Neal mi ha detto che si sarebbe preso cura di me, e che avrebbe pensato a tutto lui...ma, francamente, non pensavo avrebbe pensato di affittare un appartamento.Vicino al mare! Si insomma io credevo volesse qualcosa di più spartano, tipo sacco a pelo e via. E invece no. Certo non era grandissimo, ma a noi non serve una reggia, anche perchè siamo andati li per divertirci non per seppellirci in casa. La prima cosa che ho fatto e' stata spalancare le finestre. La seconda gettarmi sul letto. La terza testare quanto fosse comodo il materasso con lui, a modo nostro. Devo dire che il materasso era la cosa migliore dell'intero posto. Mi ha persino portato a mangiare fuori, in un ristorante. Ok no, era più una bettola, che un ristorante: i tavoli erano rovinati dal tempo con sopra incise stupide dediche ed insulti, i muri erano anneriti e il pavimento appiccoso, il proprietario aveva il riporto unto almeno quanto i piatti che serviva e lanciava occhiate acquose e lascive al mio indirizzo...ma faceva dei burritos buonissimi. La tortilla era sottilissima, e il ripieno assolutamente ricco e denso, delizioso...ne ho mangiati talmente tanti che a un certo punto Neal mi ha detto di andarci piano. C'è una cosa che ha fatto, una volta fuori da li, mentre andavamo a fare due passi in zona. Mi ha poggiato la mano sul ventre, dicendo che se continuavo a mangiare a quel modo mi avrebbero chiesto se ero incinta al ritorno. Li per li avrei scavato una fossa e mi sarei seppellita dall'imbarazzo che avevo, sarei fuggita via per il senso d'ansia che avvertivo. Perché ok, lo so che non devo rimanere incinta domani e che non c'è fretta, ma mi sento comunque agitata, se penso a noi due come genitori. Un figlio non è solo nove mesi e poi ciao...e' tutta una vita, un modo diverso di vedere e sentire, di stare insieme. Lui si annoia dopo tre minuti che gli spiego qualche incantesimo o rito, e se si stufasse del bambino o di me? Se mi dicesse "Ok basta, rimettilo da dove è venuto che mi sono annoiato?" Forse non è questo, però, a rendermi cosi accelerato il battito. Forse è il fatto stesso che lui faccia certi pensieri, e che mi carezzi in quel modo. Con quella mano enorme, riesce a fare una carezza cosi delicata. Certe volte è talmente gentile che sento un groppo in gola, dalla tenerezza. Certe volte. Certe altre è uno scaricatore di porto. Uno scaricatore che mi carica in spalla come fossi un sacco di patate e corre verso la spiaggia. E mi butta a mare con tutti i vestiti. E si butta con me. Sciocco lupo tamarro. Dio, come sta bene vestito solo d'acqua e delle nostre risate...
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"Ok...volevi che ti insegnassi a giocare a football?"
"Si!"
"Bene. Abbiamo la spiaggia. Abbiamo un magnifico quater back, che sarei io, e abbiamo la schiappa...che saresti tu. Adesso la schiappa prova ad atterrare il quater back. Saltami sul groppone, su"
"...Neal, mi farai male"
"Può darsi, ma al limite ti rompo un braccio. E tu ne hai due...dai scherzo, non ti faccio niente"
"Ok..pronto? Guarda che hai detto di non farmi niente eh?...Ahi! Cazzo, ma quanto sei duro?"
"Questo l'ho sentito dire spesso, piccola...sei poco originale!"
"Razza di...adesso ti faccio vedere io..."
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Si sente solo il rumore, affannato, del respiro di Kim. E il rimbombare dei suoi passi lungo il vicolo. Metro dopo metro, complice la notte, quelle strade le sembrano tutte uguali e lei non sa dove sta andando. Sa solo che deve correre, che i polmoni le bruciano e probabilmente a breve li sputerà via, che sente cosi forte il brivido di terrore scivolarle lungo la schiena da pensare che potrebbe continuare all'infinito, anche se le si staccassero le gambe. Correrebbe con le mani. Il corpo, però, non pare condividere la sua linea di pensiero e la stanchezza inizia a farsi sentire, prepotentemente. Gira il volto dietro di sè, spaventata, ma non c'è niente a rincorrerla. Nessuno. oltre il buio del vicolo, rischiarato dalla luce del lampione, e la sua ombra che si allunga verso il muro opposto. L'andatura rallenta, e lei poggia la mano al muro tremante, esausta e stanca, le guance rosse come se l'avessero schiaffeggiata e i capelli appiccicati alla fronte, per il sudore. Inspira, a fondo, col naso tentando di placare il bruciore di quel suo respirare sconnesso poco prima di girare l'angolo.
L'attimo dopo si sente afferrare, lateralmente, avverte chiaramente gli artigli conficcarsi nella carne del braccio e l'impatto doloroso col suolo. Fa in tempo a vedere gli occhi, gialli e liquidi, fissarla con aria famelica, a sentire il fiato fetido e caldo scivolarle sulla gola, il ringhio sommesso. Fa in tempo a rendersi conto che sta per morire, poco prima che Neal schiuda le fauci addentandola alla gola. Fa persino in tempo a gridare, con l'ultimo fiato che le resta in corpo poco prima che le recida la carotide con le zanne.
Kim sobbalza, nel letto, mettendosi a sedere di scatto. Il cuore martella frenetico nel petto, che si solleva in ampie riprese e lei non riesce a smette di tremare. Passa entrambe le mani a togliere via dalla gola il sudore che vi si è accumulato, un pò per la notte messicana e un pò per l'incubo appena vissuto, sincerandosi che la carne sia intera, che nessuno l'abbia sgozzata. La luna piena illumina la stanza, filtrando discretamente dalla finestra assieme all'aria calda della notte, e l'aura va ad avvolgerla con fare protettivo. Gira il viso a guardare l'uomo che, nudo, le dorme accanto dandole le spalle. Delicatamente, allunga la mano destra per sfiorargli il braccio e girarlo verso di se, con l'intenzione di accoccolarcisi contro e dormici addosso. Il punto, però, è che nel farlo sente di nuovo ringhiare. E mentre lo gira l'uomo lascia il posto al lupo. Di nuovo, Kim lo vede trasformarsi, di nuovo sente la paura affacciarsi dentro di sè e vede le zanne scintillare. Il lupo le salta addosso, premendola contro il letto. E Kim strilla e scalcia, tentando di allontanargli il muso con le mani, mentre le morde i polsi e ringhia, le sbava addosso infossandola tra lenzuola e cuscini. Finchè la voce non cessa e, tra il suono di carne masticata e di ossa che si spezzano, sul muro bianco della parete non schizza un fiotto scuro di caldo, rosso, sangue. Le gocce si infrangono contro il muro, colando mollemente fino al letto dove il mannaro continua a banchettare. Le dita della strega sono rimaste strette attorno al pelo dell'animale, gli occhi azzurri sbarrati e privi di riflesso, rivolti verso lo specchio che proietta tristemente lo scempio che si sta consumando.
Kim riapre gli occhi, e gira la testa verso Neal. Dorme, beato, nudo e sporco di sangue incrostato. Si tira uno schiaffo, e si...stavolta è sveglia. Davvero sveglia. E' da ore che prova a dormire, ed ogni volta che il sonno trionfa lei muore sotto la furia del mannaro in svariati modi, tutti piuttosto terribili. Finchè non risolleva le palpebre e non lo guarda riposare accanto a sè. Non le importa che abbia ucciso un uomo, non le importa che le abbia vomitato sulle scarpe, nè che abbia speso parecchi soldi tra tassista e sconosciuto incontrato in piazza per riportarlo li. Vorrebbe solo ritrovare un pò di fiducia in lui, e riuscire a dormirgli vicino senza avere incubi. Stanca e impotente, si rialza. Si concede una lunga doccia, prima di vestirsi e uscire dopo avergli lasciato un biglietto accanto al cuscino. Ha bisogno di aria fresca, ha bisogno di solitudine. A dirla tutta, non ha proprio idea di cosa realmente lei abbia bisogno
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Si è trasformato. Era un uomo e un attimo dopo era un lupo. Ha tentato di sbranarmi e se non fosse stato per il fatto che mi sono messa a correre non appena gli occhi di lui hanno cambiato il colore e non avessi trovato quella scala d'emergenza a quest'ora non sarei qui a raccontarlo. Non posso dire di essere del tutto sorpresa, perchè sapevo che in forma animale non riusciva ancora a controllarsi. Ma di certo non mi aspettavo cosi la nostra prima luna piena, nè per me e nè per lui. Come due cazzoni, mi ci metto pure io in mezzo perchè potevo darla anch'io un'occhiata al calendario invece di chiedere a lui quando fosse luna piena, ci siamo ritrovati impreparati e nel mezzo di una città. Penso che a farmi entrare nel panico sia stato proprio questo...ero sola, in un posto che non conoscevo, e non potevo chiedere aiuto a nessuno che non tentasse di fargli del male. L'ho dovuto addormentare con un incantesimo, e trascinarlo a casa Dio solo sa come. Che casino...ha sgozzato quel tizio con una ferocia assurda, e chiunque probabilmente l'avrebbe lasciato li ritornando a piedi fino a BonTemps. Ma come potevo? Come potevo andarmene, fare finta di niente? Se fosse venuto qualcuno a sparargli? Non so come abbia fatto a non farmi venire una crisi isterica. Mentre borbottava di non voler dormire, mentre mi vomitava carne umana sui piedi, mentre dividevo il suo peso con lo sconosciuto trascinandolo in casa fino a gettarlo sul letto. Un conto è la teoria, un conto è la pratica. Un conto è sapere che lui potrebbe uccidermi, un conto è provarlo sulla mia pelle. Ma Dio, è pur sempre lui. E' lui, è il mio Neal. Ha questo doppio lato, ma...Non lo so. Se questo lato continuasse ad odiarmi per sempre? Se questa coesistenza fosse davvero impossibile? Non so cosa fare, cosa pensare. Vorrei solo dormire un pò, e dimenticare ciò che ho visto. Ma non posso, devo prima controllare che non abbiamo lasciato tracce, e prendere qualcosa in farmacia contro il vomito per lui, e comprare del cibo perchè sara affamato come non mai visto che l'ho bloccato mentre cenava. Non posso, devo tornare da lui. Adesso mando giù tre-quattro barrette di cioccolato e una tazza di caffè forte, e starò meglio. Si, sicuramente dopo il cervello inizierà a collaborare e troverà una soluzione. C'è sempre, una soluzione. Basta solo cercare. Ed io non mi arrendo, no davvero.
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"Hai fatto bene a fare spesa ho una fame che non ci vedo…Ah..quasi dimenticavo Ti amo. E mi dispiace per le donne nude sui calendari...E per le scarpe»
"Lo dici anche ai cervi, dopo?"
"No lo dico solo a te..."
"Perchè mi ami? Se io per te sono cibo, perchè mi ami?"
"Ti amo perche saresti l’unico cibo che troverei veramente, veramente..indigesto. Prima o poi anche l’altra parte di me lo terra’ in considerazione..Ma nonostante tutto sei l'unica cosa che io vorrei per me, sempre"
"Io sono già tua, per sempre. Con ogni fibra del mio essere. Ti amo sopra ogni cosa e persona al mondo. E visto che il cuore me l'hai già sbranato preferisco correre quotidianamente il rischio che tu possa sbranarmi anche il corpo, piuttosto che stare senza di te"
(continua)
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