giovedì 12 dicembre 2013

Dicembre 2013 - Coven (part II)





L'inizio non è stato dei migliori. Per niente. Ci siamo viste al MoonGoddess, e un pò perchè le nostre auree sono legate ad elementi opposti, un pò perchè veniva fuori da un brutta vicenda che riguardava un'altra elementale dell'Aria mi ha dato contro. S'è proprio incazzata, ed io ovviamente le ho risposte per le rime prima di uscirmene da li convinta che non l'avrei più rivista. Ritrovarmela in Coven, quindi, li per li mi ha un pò destabilizzato. Uno dei pochissimi meriti che riconosco ad Enoch, comunque, è quello di averci fatte avvicinare con la scusa degli allenamenti e delle spedizioni punitive. Penso che certe immagini, una volta viste, ti rimangono marchiate a fuoco nel cervello, per sempre. E tra queste, senza dubbio, c'è la scena di Gwendolyn che viene stritolata da delle gigantesche radici...se pensiamo che solo qualche settimana prima i miei stessi occhi avevano visto Vince Nash morire infilzato da radici del tutto simili capirete bene perchè, in preda alla disperazione nel vedere che il mio incantesimo non aveva loro fatto effetto, mi sono precipitata a togliergliele di dosso usando le mani. Con la bruta forza. Come se un topolino si mettesse in testa di spostare un elefante, praticamente. Brutti momenti a parte...abbiamo trovato un nostro equilibrio. Quando stiamo insieme, nello stesso luogo, spostiamo le auree sufficientemente lontano da non avere la nausea l'una dell'altra, e teniamo le finestre ben aperte. Funziona...chiacchierare è piacevole, anche se lei è decisamente più timida di me. No beh, io non sono timida, lei si. Insomma, abbiamo due caratteri molto diversi, ma a quanto pare funzioniamo insieme. Specie al sushi bar. Specie se io, in preda al fervore del discorso, faccio finire un maki direttamente nell'esofago di uno sconosciuto, e dobbiamo battere in ritirata. Non c'è che dire, comunque, ha gambe piuttosto veloci la ragazza. E negli occhi le leggo un innocenza che io, francamente, non credo di aver mai avuto. Ispira un senso di tenerezza e protezione insieme senza riuscire, però, a passare per debole. E' davvero come la Terra, che esternamente appare immobile e serena e internamente è scossa, nel profondo del suo nucleo, da terremoti  e correnti di lava. Si intravede ciò che prova, di tanto in tanto affiora negli occhi, e non è niente di timido e pacato, niente di noioso o soffuso. Guardarla è un pò come sbirciare la crisalide di una farfalla. In trasparenza, contro luce, si vedono vibrare le ali, e sono dense di colori e di promesse.

"La mia vita è uno schifo"
"Sto ripulendo un capanno. E' sporco, probabilmente c'è qualcosa di morto dentro e c'è cosi tanta roba che non si vedono le pareti. E' senza luce, senza riscaldamento, senza colore. Ci sarà ancora molto, da lavorare...ma io sono convinta che sarà un laboratorio bellissimo. O un antro bellissimo. Sarà bellissimo. Io non so se davvero e quanto la tua vita faccia schifo. Ma si può rimediare. Si può pulire. Noi zingare siamo brave, a pulire"

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E il Signore prese la classe dei porci e l'indelicatezza degli elefanti, diede loro lineamenti strafottenti e decise di piazzare questa sua bislacca creatura in sella ad una moto, sapendo bene che quando il suo culo fosse sceso da li sarebbe stato solo per andare incontro a qualche calcio. Io non so, davvero, come faccia ad essere cosi irritante, ma è evidente che provi un gusto tutto suo e perverso nel vedermi stizzita. Gode, evidentemente, nel creare fastidio agli altri e disturba come può cogliendo spunti e riflessioni possibili. A furia di allenamenti abbiamo collezionato, rispettivamente,  lui un mio paio di mutande (usate) ed io una sua mentre indossa dalla vita in giù coulotte di seta rosa, giarrettiera e ciabattine di pelo. Che meraviglioso orrore. Riusciamo a litigare anche nelle situazioni più drammatica e delicate, perchè lui non conosce il significato della parola silenzio, ed io non riesco ad accettare che possa averla vinta in qualcosa. Tra di noi non c'è mai un vero e proprio dialogo, se non risposte alla cazzo e silenziosi scambi di sigarette. Blayne ha fatto il suo "ingresso in scena" la notte in cui Enoch ci ha attaccato, e il giorno dopo s'è presentato dai Nash ubriaco. A pestarlo ci ha pensato Santiago, e piuttosto che mettermi in mezzo e dividerli ho preferito tornare dietro da Maya. Tanto ero sicura che erano meritate, e che il viola gli sarebbe stato benissimo. Forse più del rosa. 

"Ciao, bella figa. Non ti emozionare troppo quando mi vedi"
"...Troppo tardi, mi sono già bagnata guarda"
"Si, mi sa che una volta di queste dovrò controllare"
"Come no. Ti manderò un mio assorbente per posta cosi avrai modo di controllare con tutta calma"

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Rebecca e Joseph sono due new entry. Non possono ancora definirsi ufficialmente in Coven, ma hanno iniziato a bazzicare sempre più spesso intorno a noi. Joseph, tra le altre cose, è il mio nuovo capo. E per mia fortuna non è un capo rompicoglioni, bigotto e con la puzza sotto al naso. Ha la luce del viaggiatore, negli occhi, qualcosa che ci portiamo dietro e che ci fa riconoscere anche a distanza. Noi che abbiamo consumato le scarpe su strade straniere, e respirato aria di luoghi che non rivedremo e che non ci hanno mai visto prima, abbiamo una sorta di sistema di riconoscimento "a pelle". Ha dei capelli bellissimi, viene voglia di intrecciarli. Però mi pareva troppo sconveniente chiedergli di farci le treccine a vicenda al primo colloquio di lavoro. Sarò anche poco avvezza alla timidezza, ma so bene quando non è il caso di fare certe cose. In compenso, gli ho incantato uno specchio, in modo che possa guardarci dentro non il proprio riflesso ma un mazzo dei suoi fiori preferiti. Mi ha messo a mio agio e si è offerto di insegnarmi nuovi metodi di divinazione...è Strega da poco, e magari anche io potrò insegnarli qualcosa. Sarebbe figo, insomma.

"Ecco qui. Questo è per te"
"E' davvero un bel regalo"
"...Di la verità, stai pensando di fabbricarne in serie per metterli in vendita, mh?"


Rebecca è bellissima. E' proprio la classica donna che gli uomini si girano a guardare quando passa per strada, e non perchè è pucciosa, carina, dolciosa...no no, ispira proprio sesso. Di quello violento. E per dirlo da eteresessuale, insomma...e poi è una tipa a posto, diretta e schietta nei modi. Mi spiace solo che il suo apparato digestivo le dia qualche problema con le canne. Che vita di merda a non potersi mai fare un tiro senza dover correre al bagno. Lei è strega da più tempo di me, ma a parte questo non so praticamente niente di lei. Ah, no! So anche che è di New York. E dal modo in cui si muove, in cui parla, in cui batte le palpebre persino si capisce che è una abituata ai soldi, senza tuttavia essere incapace al vivere comune. Sa godersi il lusso...e qualcosa mi suggerisce che non è l'unica cosa, che è in grado di godersi

"Uhm. siamo in due. ho fatto molte cose, da sola, ma qui..trovo che sia un ambiente stimolante. non ho mai frequentato nulla di simile"
"Grazie ma..non hanno un buon effetto sul mio stomaco"
"Ah no? Come mi dispiace!"

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La strada scorre frettolosa oltre il finestrino, e Kim ha poggiato la testa al vetro lasciando vagare lo sguardo su paesaggio in notturna. La luna illumina la strada, contorna i rilievi di un bianco soffuso e ovattato, regala sfumature spettrali a quella terra di confine che separa la Louisiana del Texas. Nella macchina c'è silenzio, se si eccettua la musica tenuta a volume cosi basso da risultare irrisorio. L'aura di lei gioca, con quella di Heikki, scivolano silenziose oltre il finestrino boccheggiando in cerca del loro elemento per poi rituffarsi in azzurrine acrobazie all'interno dell'abitacolo. Ma quella del ragazzo è meno tranquilla del solito. Alterna momenti di furia ad attimi di inerzia, e acquisisce quando i connotati dell'uragano e quando le caratteristiche dell'aria piatta e apatica di certe notti d'autunno, malinconiche e sole. Stanno camminando cosi da ore, senza dirsi niente. I loro respiri hanno appannato il vetro, e Kim solleva la punta dell'indice a disegnare una faccina felice sul proprio finestrino. Preme col polpastrello due volte, per creare gli occhi, e poi traccia al di sotto un arco. Ma fa talmente freddo e la differenza tra fuori e dentro è cosi spiccata che il vapore acqueo di uno dei due occhi si condensa. Crea una goccia densa, che scivola giù fino a toccare il bordo dello sportello. E da lontano, quel piccolo smile felice, pare stia piangendo.

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Stiamo tornando a casa. Ho un sonno allucinante, Heikki di nuovo chiuso in uno stato di cupo silenzio e Neal che se non è incazzato è molto poco felice della situazione. Siamo arrivati in Texas.  E stiamo tornando. Insomma Heikki sta male per la sorella, e dice tutta una serie di cose inquietanti su cosa sia giusto fare e non fare, condendo ogni pensiero con la tragica conclusione di "Non c'è altra soluzione, è troppo tardi". Questo ragazzo mi farà morire, e se non morirò io morirà lui sbranato da Neal. Mi ha pianto tra le braccia, mentre provavo a spiegargli che ciò che si è perduto si può ritrovare, che non è solo e che gli vogliamo tutti bene. Perchè non si confida con Melissa? Perchè non riesce a condividere i propri problemi con la sua donna? Perchè non crede a nessuno dei suoi amici, e si ostina a vedere le cose sempre da un solo punto di vista che, guarda caso, è il più tragico tra tutti i punti di vista possibili?
Voglio dormire, ma ho paura che abbia un colpo di sonno e sbandi, quindi resto sveglia a tenere d'occhio lui e la strada. Voglio la mia casa e il mio letto.Voglio aiutarlo a diventare forte, a risolvere  i problemi palle in mano e petto in fuori. Voglio Neal.

Forse voglio troppo...ma una volta che mi spremo le meningi per stare sveglia, e attacco a desiderare, tanto vale farlo in grande.

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