venerdì 1 novembre 2013

Ottobre 2013 - BonTemps - Coven (part I)


Mi hanno trovato i cani di Santiago, durante una delle tante nottate passate alle giostrine del Parco. Si è seduto per una sigaretta, e si è fatto leggere la mano. Ho pensato fosse un lesionista  con la passione per i tatuaggi e i cazzotti, visti i segni dei tagli qua e la. Un lesionista simpatico, di quelli con cui chiacchieri volentieri e che incontri per caso alla fermata del bus, in fila dietro una cassa, seduti a terra fuori da un locale. Ci parli con scioltezza, forse perchè sai che non li rivedrai mai più. Lui l'ho rivisto qualche settimana dopo, nel bosco, il giorno del risveglio dei miei poteri. Da allora ne è passata, di acqua sotto i ponti, o forse di dovrei dire di alcol, sotto i ponti. Lui mi ha parlato della Coven, mi ha offerto aiuto per ampliare i miei poteri, un modo per capire chi sono e cosa posso fare realmente. Santiago è il genere di persona che sa essere bianco, e sa essere nero. Sa farti sentire ben accolta, e sa rompere il culo quando gli rompi le palle...anche se quest'ultima cosa, con me, non è ancora successa. Per ora. Ci siamo ritrovati a messaggiare di sua moglie, del mio mostro, delle paure e di cosa avremmo perso poco prima di partire per scovare Enoch. E' un Negromante, è un'Arcistrega...ma è anche un uomo, un essere umano. Con desideri da uomo, sogni da confezionare con la persona che ama, voglia di famiglia oltre che di sesso. Santiago è uno ok, non mi stupirei se un giorno finissimo col diventare grandi amici. Amico, in questo caso, non significa "mi ti farei in un vicolo con tutti i vestiti" ma significa "se un giorno ti ritrovassi  nudo e strafatto, in un vicolo, conta pure su di me...ti porto io, un paio di vestiti"

"Sono arrivato"
"Sai, per un attimo mi hai ricordato quel film dove lui arriva con un'accetta in mano e grida "Tesoro, sono a casa" "
"L'accetta l'ho lasciata all'ingresso. Vieni in cucina, cosi ci prendiamo il caffè e poi ti faccio a pezzi"



Heikki è...come si chiamava, quel nano di Biancaneve che faceva gli occhi dolci? Cucciolo? Lui non è, fisicamente, un nano...ma non ci sono dubbi sul fatto che mi smuova la stessa tenerezza di quel cosetto. Alterna sprazzi di felicità intensa a momenti di cupa depressione. Da quei brandelli di passato che ritrovo, di tanto in tanto, nelle nostre conversazioni capisco che non ha avuto un gran passato. Proprio per niente. Mi ricorda i soffioni, un pò per il colore dei capelli, un pò perchè in certe sue espressioni intravedo una fragilità estrema. Il nostro elemento ci rende vicini, ma è il senso di protezione che avverto nei suoi confronti, a rendermelo cosi caro. Vorrei smuoverlo, scrollargli via di dosso questa tristezza che si porta dietro, farlo sbronzare, portarlo ad una scazzottata. Vorrei insegnarli che la vita è orribile, ma è anche fottutamente bella, intensa. Che bisogna ringhiare, e combattere, ma ne vale la pena. Quando trovi qualcuno con cui ridere, con cui dividere un bottiglia, con cui far volare un gatto per vedere se i poteri funzionano...allora ne vale la pena. I soffioni sono fragili, è vero...ma sono semi. Viaggiano per chilometri, abbracciati al vento, colonizzano il mondo, lo puntellano di centinaia di corolle gialle, gocce di sole che durano il tempo di una stagione. Spero che Heikki ne diventi consapevole. Altrimenti dovrò farglielo capire io, a costo di prenderlo a calci in culo.

"Kim, se io muoio, piangerai per me?"
"Heikki, per quale stupidissima ragione dovresti pensare che io ti consentirei di morire?! Hai tutta la vita davanti, devi spassartela e farlo decentemente. Non ti do il permesso di morire, hai capito?!"




Anche lei era con me, il giorno in cui il finto satiro ha provato a inchiappettarmi. Ma ci siamo conosciute meglio solo qualche giorno dopo, al Merlotte's. Ha avuto l'ingrato compito di dirmi cosa fossi diventata, o per meglio dire cos'avessi scoperto di essere. Davvero, nel pensare a Melissa non posso che immaginarla come legata al suo Elemento. E' fuoco nei modi di fare, di esprimersi, di guardare. Irrequietudine vibrante, contagiosa come solo una fiamma viva può esserlo. Amichevole, si è offerta subito di darmi una mano, a migliorare, a diventare più forte. Ho fatto una gran figura di merda, nel piangerle davanti...io non piango mai. E' stata la notizia in sè a riaccendere ferite vecchie, a far bruciare la pelle sulla schiena, scheggiare i ricordi e sporcare, nuovamente, la mente di sangue e insulti. Ma si va avanti...si va oltre. E' rimasta ferita, è stata una delle prime ad essere attaccata. Ma non ha perso l'energia, persino via messaggio lo capisco. Vodka, le piace la vodka. Devo ricordarmene per quando andrò a trovarla in ospedale. Spero che esca presto...ho come l'impressione che da lei possa, davvero, imparare molto. E non parlo solo di magia.

"Oh, visto che ci sei porta anche dell'alcol và. Non posso bere, me lo inietto direttamente in vena"
"Ok, lo nascondo in borsa cosi non rompono le palle. Cazzo, devi riprenderti, mica basta quella cosa che ti cola nel braccio appesa al palo"

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