martedì 29 ottobre 2013

Aprile 2011 - Chicago



Kim stava frugando da un pò tra i cassonetti, alla ricerca di qualcosa di più pesante col quale ripararsi. La sera incominciava a scendere, e le temperature erano ancora troppo basse per i suoi gusti. Sentiva le mani tirare, per il freddo, mentre sbiancate e segnate scartavano diversi capi d' abbigliamento  e li riponevano in uno scatole di cartone, malconcio a dire il vero, in un mucchio sempre più consistente. Aveva già deciso di andarsene, da quella città, perchè si viveva decisamente troppo male per i suoi standard. Il tempo di raccogliere denaro a sufficienza per il biglietto di una corriera, dopodichè la fumosa e ben poco accogliente Chicago non sarebbe stata che un pallido ricordo. La "tranquillità" del momento viene però bruscamente interrotta dall'ansimare e dai passi veloci e pesanti di un uomo. Beh,  uomo. Ragazzo, ecco. Magrissimo, ricoperto di tatuaggi e con addosso una maglietta che ricordava più una rete da pesca che un capo d'abbigliamento. Aveva i capelli sparati in aria, le punte tinte di blu  e gli occhi bistrati di nero. Collarino e pantaloni in pelle la dicevano lunga sulle sue abitudini e sui gusti del tipo che, tra l'altro, si teneva una mano al fianco e incespica verso Kim.
Di suo, lei aveva imparato che era sempre meglio farsi i fatti suoi in certe situazioni. Nel vedere la scena, gira rapidamente il viso ricominciando a frugare tra i rifiuti come se nulla fosse, intenzionata ad ignorare l'uomo. Che, però, le si avvicina per mormorarle, disperato negli occhi quanto nel tono "Ti prego, aiutami". Ha un lieve accento spagnolo, e una ferita d'arma da fuoco, di striscio, sul fianco. Probabilmente viene inseguito da qualcuno, qualcuno di armato per giunta, e che dev'essere anche troppo vicino. Probabilmente sarebbe meglio scappare e lasciarlo solo ai suoi guai con il mondo. Ma non ci riesce, a dire di no, e si guarda intorno con una certa ansia per trovare un posto adatto all'uomo. E poi lo vede. In fretta, ribalta lo scatolone, spargendo i vestiti a terra  e rimettendolo in piedi

"Presto, qui dentro! " -  glielo mormora, continuando a controllare che nessuno sbuchi dal vicolo e offrendogli il braccio per entrarci dentro - "Non romperlo. Bravo. Ed ora stai giu, fermo e zitto"

Lui si abbassa e lei raccoglie, con un unica ampia bracciata, i panni messi a terra, gettandoglieli addosso e sistemandoli finchè non è del tutto ricoperto. Ansima un pò, ma si affretta a recuperare la consueta calma ed a sporgersi, nuovamente, verso il cassonetto come se nulla fosse accaduto. Appeno in tempo. Due gorilla in giacca e cravatta appaiono al limitare della strada, ed uno di essi non si fa neppure lo scrupolo di nascondere la pistola. Kim finge di essere troppo assorta nella contemplazione di un vecchio reggiseno sbrindellato, che tiene aperto  con entrambe le mani davanti a sè, per accorgersi di loro

"Ehi"- loro, evidentemente, si sono accorti di lei. Gira il viso verso l'uomo, che le rivolge un'occhiata attenta "Hai visto per caso un ragazzo, passare da qui?"
Sa bene che è inutile negare, perchè le tracce di sangue conducono li, fino a lei e la sua è una domanda retorica. Legge, negli occhi del gorilla, una luce poco raccomandabile che la convince ad essere sincera, il più possibile. Il volto della ragazza si piega in un'espressione rabbiosa, poco prima di sbottare

"Cazzo si, stronzo di merda...s'è avvicinato e mi ha strappato di mano l'unica maglietta decente che avessi recuperato in tutta la giornata" - butta con rabbia il reggiseno nel cassonetto, tornando a frugare al suo interno mentre parla. L'uomo, certo, non si aspettava tanto risentimento da parte sua, e rimane a fissarla interdetto mentre l'altro si affaccia a spiare nel cassonetto con lei
"Era ferito al fianco, e l'ha usata per tamponarsi" e con questo lei spiega ingegnosamente perchè le tracce di sangue si fermino li  e non proseguino oltre. Poi stende il braccio, l'altro che continua a frugare dentro
"E' andato da quella parte, correndo...Se lo trovi rompigli il culo da parte mia"
Rimangono fermi, li, a guardarla. Ma lei è talmente tranquilla, seria, e decisa, che alla fine si allontanano da li, correndo. Passerà almeno mezz'ora prima che lei si decida a far uscire Ramon dal suo nascondiglio.

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"Ma davvero sei una zingara?"
"Perchè, cosa ti sembro"
"Una barbona"
"Ti ricordo che ti ho salvato il culo, dovresti essermi un pò più riconoscente sai?"

Ramon è sdraiato sul divano a fiori, e Kim siede a terra sul tappeto. Stanno divorando una pizza, e dal modo famelico in cui lei addenta la propria porzione si capisce che era da un pò che non mangiava roba cosi buona. Lui rimane per un pò a guardarla in silenzio. Il petto magro presente, al fianco, una fasciatura macchiata di rosa, e innumerevoli tatuaggi. Indossa i jeans, ma è a piedi nudi. E da qualche giorno Kim dorme e mangia li. E' una persona riconoscente, e non le pesa averla tra i piedi. Omosessuale convinto, vive in un appartamentino minuscolo nella periferia di Chicago, e per vivere fa diversi mestieri. Tatuatore improvvisato, escort da due soldi, spacciatore di droghe leggere...e falsificatore. Un bel curriculum, non c'è che dire. I due continuano a chiacchierare, anche dopo aver finito il loro pasto, il sottofondo di una telenovelas messicana a far da cornice ai loro discorsi.

"Quindi domani te ne vai?"
"Si...odio questo posto. Ed ho i soldi per la corriera"
"Perchè è il più veloce dei mezzi di trasporto che posso usare senza documenti"
"...Non capisco"
"Non ho documenti. Non ho neppure il certificato di nascita"
"Scherzi?"
"No...a che mi servono?"
"Ma come a che ti servono! Hija, sei tutta strana..."
"Sarò strana, ma è cosi. Non so neppure quando sono nata"
"Senti, parti nel week end. Domani ho delle cose da fare, e se ti va mi dai una mano. Cosi guadagni un pò di più. Ci stai?" 
"Ok, ma non più tardi del week end. Chicago mi da ai nervi.

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E' stato gentile,  con lei, e premuroso. E' un pò buffo vedere che sa più cose sul make up di lei, ma i giorni con Ramon sono stati piacevoli. Risate, cibo, goliardia. Separarsi da lui le pesa un pò, ma dopotutto la sua vita è fatta di quello, di separazione, di incontri e scontri. Amicizie che durano un istante, volti che porti nel cuore per il resto della tua vita ma che i tuoi occhi incroceranno di rado. L'ha accompagnata alla stazione, e sono fermi davanti alla corriera. La gente fissa quella coppia strana, lei cosi colorata e sciatta, lui che è truccato e vestito come se stesse per partecipare a Miss DragQueen d'America. Si abbracciano, e lei ridacchia del solletico che sente quando la guancia barbuta dell'uomo la sfiora

Questi sono per il viaggio le allunga un fagotto, contenente il pranzo. E lei annuisce, sorride, scivola via leggera come il vento. Addio Ramon, è stato bello. Buona fortuna, buona fortuna a te, buona fortuna a me. Addio. Ci si rivede nei momenti di ubriachezza, assieme agli altri ricordi, in sogni pieni di nostalgia e sprazzi del passato

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Le viene fame a metà strada. Scarta l'involto, leccandosi appena le labbra, il posto accanto a lei è occupato solo dalla sua borsa. Solo che li, oltre ad una vaschetta di "Paella alla Ramon"  c'è anche una busta. Una breve lettera, e poi carte. Tante carte, documenti.

Zingarella del mio corazon,
mi hai salvato la vita, lo sai. Non basta un posto letto ed una pizza, a sdebitarmi. Ma espero que tu possa essere muy feliz, e che possa ottenere il meglio dalla vita. Sei una brava persona, e lo meriti. E meriti di vedere anche il mondo, senza farti il culo quadrato su una stupida corriera. Questo è il mio regalo por ti. Spero possa esserti utile.
Mi casa sarà siempre tu casa. 

Ramon



Certificati di nascita,  di battesimo, id card...c'era di tutto. Kimberly. Le piaceva, come nome. Sembrava che Kim fosse solo un diminutivo. Kimberly Morrison, di Las Vegas, nata il 02 Maggio del 1988. Rimase per un pò in silenzio, senza dire niente, sentendo un preoccupante groppo in gola ingrossarsi. Guardò fuori dal finestrino, osservando il panorama scorrere.

Adesso che aveva un'identità, un nome, perchè fermarsi? Se era il mondo, a reclamarla a sè, lei ci sarebbe andata, per il mondo. Cominciando dall'Europa.

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