Settembre 2008 - San Diego
Da quanto, stava a terra? Girata su un fiano, nuda, il corpo costellato di lividi ed escoriazioni, la schiena spaccata a frustrate ed una sola, leggera, coperta a nascondere agli occhi della notte lo scempio in cui lei versava. La tempia sinistra aveva smesso di pulsare, ma respirare era doloroso. Il sangue raggrumato sotto al naso tirava la pelle, strappava ad ogni respiro. E la sete era tremenda, una parte di sè avrebbe dato qualsiasi cosa per una sola, fottuta, goccia d'acqua sulle labbra riarse. Ma lei non ne aveva. Aveva quella coperta, il portafoglio che Leon le aveva allungato e un maglione gettato li ai suoi piedi. E basta. Nient'altro.
Baba non c'era più, il carrozzone non c'era più, e persino la sua voglia di vivere se n'era andata via.
Da quanto, stava ferma? Non se lo ricordava. Desiderava solo che finisse tutto presto, tutto in fretta, che il corpo la smettesse di gridare, che tanto lei dentro era vuota e dell'involucro se ne sbatteva.
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In quel momento, come immaginavo la mia vita? Io non avevo più la forza di immaginare niente, neanche il modo in cui sarei morta. Non c'era un motivo valido, per restare a sognare, a lottare, a sperare. Si erano portati via tutto, quella notte, ed assieme al passato mi avevano strappato via quel briciolo di speranza che avevo comunque conservato dopo la morte di Baba.
Io non lo so, se si è trattato di un sogno o dell'apparizione di un fantasma, perchè all'epoca non avevo idea che i fantasmi esistessero. So che d'un tratto il buio del bosco dove mi avevano lasciato era diventato meno scuro, e l'aria meno fredda. Prima la voce, e poi il viso, la nonna era di nuovo li china su di me. Niente cose da film, niente luminescenza, polvere glitterata intorno o trasparenza. Era la nonna in carne ed ossa, e mi accarezzava il viso.
"Alzati, Kim, devi alzarti e andare via da qui"
"Perchè? Lasciami stare qui. Voglio venire con te"
"Non è questo il momento, nè il modo bambina. Alzati"
"Io non ho più niente, per cui valga la pena alzarsi"
"Ciò che non hai ora, puoi prendertelo domani. Cosa ti ho insegnato?"
"Avevi detto che non sarei mai stata sola"
"Ed è vero, bambina. Non farti ingannare da ciò che sembra, ciò che appare. Non sarai sola"
"Lo sono adesso"
"No, Kim, adesso hai solo paura. Paura che a vivere cosi non ne valga la pena. Ma lo so che sei coraggiosa, non farti spaventare"
Kim non aveva risposto, e la nonna aveva continuato.
"Devi alzarti. Devi andare verso la strada, e farti aiutare. E devi farlo per te. Altrimenti gli altri avranno vinto, capisci? Tu non hai bisogno di loro, non hai bisogno di me. Vedrai cose meravigliose, conoscerai gente che ti amerà davvero, per quella che sei. Hai tutto un mondo da pensare, masticare, rincorrere. Non lasciare che dentro di te quello che possiedi muoia, per sempre. Coraggio!"
Mentre camminavo lungo la statale, con addosso solo il maglione e la coperta, la schiena che doleva da impazzire e un occhio pesto e gonfio alla ricerca di una forma di vita amichevole...cosa immaginavo?
Immaginavo che alla fine avrei mollato. Che sarei caduta a terra, e mi avrebbero trovata morta. Messa in un obitorio, esaminata, spedita in una fossa comune, tra i morti senza un nome, senza un'identità. E più ci pensavo più stavo male, più mi veniva da vomitare al pensiero che il mio corpo fosse anonimo, senza un nome. Forse è per questo che quando il vecchio Bob e la signora Mary mi trovarono, il mattino dopo, non facevo che ripetere, quasi delirando "Kim...sono...Kim...mi chiamo..."
Novembre 2013 - BonTemps
L'altro giorno, casa di Neal, era molto più affollata del solito. Un affollamento strano, tra l'altro. Dunque, in ordine...c'era Haley. Che è stata con lui, tanti anni fa. Ma non stata nel senso di starci, stata nel senso che erano scopamici. Che cazzo siano, gli scopamici, me l'ha spiegato meglio Aislyn...comunque, c'era Haley. Che Neal ogni tanto mi ha nominato e che mi ha squadrato con attenzione. Una bella ragazza, molto sorridente, molto "corretta". Sembrava quasi che temesse una mia scenata da un momento all'altro, come se io potessi fare storie perchè lei stava li, con Neal a giocare ai videogames ed a sbafare nutella.
Io, le donne, proprio non le capisco.
E comunque, poi c'era Roman. Che, praticamente, sarebbe il miglior amico di Haley, tanto protettivo da prendere a pugni Neal ai tempi in cui loro due si scopav...frequentavano, e che ora è anche amico di Neal.
Roman che, per inciso, ho conosciuto a New Orleans anni fa. Accento assurdo, tanti braccialetti, corpo decisamente promettente e tante, ma tante, birre. One shoot, one night. Ma alla fine ci siamo anche scambiati un bracciale, alla fine di lui ho un bel ricordo. Ricordo che forse lui ripasserebbe, se non fosse che...
Che io sto bene cosi, non voglio minestre riscaldate, non voglio piatti nuovi. Ho la mia bistecca, bisbetica e silenziosa ma terribilmente al sangue, ed è tutto ciò che desidero mangiare da qui a finchè avrò appetito. Amo davvero tante cose, di Neal. Ma credo che quella sera abbia amato, più di tutto, il modo in cui ha fatto capire che c'è qualcosa tra noi due, senza entrare in dettagli che non riguardano gli altri. Qualcosa che lo porterebbe a mettere Roman su una sedia a rotelle, se ci provasse ancora. Qualcosa che mi da il diritto di assicurarmi che la sua bocca non torni quasi vergine. Dio ce ne scampi.
E poi è stato un fuggi - fuggi. Non sono voluti rimanere a cena, a me sarebbe piaciuto una sfida maschi contro femmine al giochino degli zombie...ma niente.
Ci siamo consolati, facendo la doccia insieme.
Come immagino, la mia vita, mentre Neal mi insapona? Mentre ride, e l'acqua gli scivola sulla gola, spruzza gocce trasparenti sul pettorale largo, increspa la barba di microscopici riflessi? Mentre mi spinge contro le piastrelle fredde, e mi morde la gola, mi stringe a sè? Come penso possa essere, la mia vita, quando dopo a letto passa le ore a far filtrare le dita tra i miei capelli, con una delicatezza che non ti aspetteresti in lui? Quando si giustifica, nel caso il cappotto non mi piaccia, perchè non ha mai comprato niente per una donna? Quando mi guarda dormire, ma io non dormo perchè in realtà fino a un minuto prima stavo guardando lui?
Siamo due aquiloni, io azzurro e lui rosso. Ci siamo messi a giocare nel cielo, sospinti da venti allegri, ed alla fine i nostri fili si sono intrecciati. Non abbiamo nessun padrone, nessun bambino capriccioso a romperci i coglioni. Non verremo riposti in un armadio puzzolente, continueremo a viaggiare liberi. Insieme, saliremo a prenderci l'ultimo raggio di sole prima del tramonto, insieme faremo a pugni con le nuvole, insieme continueremo a vivere di libertà e di gioco e di risate. Senza che nessuno possa definirci, senza chiedere il permesso, orgogliosi di ciò che siamo da soli, contenti tanto da esserne imbarazzati da ciò che siamo insieme.
Cosi. Io, la mia vita, la immagino cosi. La voglio, cosi.
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