giovedì 14 novembre 2013

Novembre 2013 - BonTemps








"Stai tranquilla, ok? 
Sei una donna meravigliosa e Neal non è perduto, si renderà conto di nuovo che non sei solo un involucro vuoto. Tranquilla, risolviamo. 
Ti voglio bene Kim."

Messaggi. Vado avanti coi messaggi. Mi aggrappo ai fili di speranza che gli altri mi gettano, ed ora capisco cosa prova un uomo in mare, durante la tempesta, quando si rende conto che la sua unica possibilità di ritornare all'asciutto sulla nave e di sopravvivere è rappresentata da una fradicia, sottile, stupida corda. Ho riletto il messaggio di Heikki talmente tante di quelle volte che mi chiedo come abbia fatto a non consumare il tasto. A breve anche il cellulare, mi manderà a fanculo. Ma ho bisogno, davvero, di credere che è come dice lui. Che certi modi di fare che Neal ha avuto con me si ripeteranno anche nel nostro futuro. Che ci sia un futuro, per noi. Dov'è l'uomo che mi ha spogliato e curato, la notte dopo l'attacco di Enoch? L'uomo che mi ha baciato e si è tirato indietro perchè non voleva stancarmi? Dov'è? Dove sono quegli sguardi, quelle strette, fatti solo per il piacere di stare insieme e non da preludio alla ginnastica da letto? Io...penso che siano ancora li, tra quei pensieri confusi, e quegli scatti improvvisi. E' cosi...smarrito. In generale non gli piace non avere il controllo delle cose, figuriamoci adesso che gli pare di non controllare più un cazzo. In tutti i sensi.
Di positivo c'è che ho scoperto cosa significhi davvero fare parte della Coven. Tutti si sono mobilitati per aiutare un estraneo, solo perchè quell'estraneo fa parte di me. E se da un lato c'è tutta l'ansia, la rabbia e la preoccupazione. Dall'altro c'è gratitudine, infinita, conforto e protezione, cose che spesso mancano in una "famiglia tradizionale" ma che in Coven sento e vedo, giorno per giorno. Santiago, Melissa, Gwendolyn...grazie. Un giorno vi prenderò da parte, uno ad uno, e vi dirò in faccia che vi voglio bene. E poi vi offrirò da bere. E da fumare. Un giorno non ci saranno incontri per risolvere casini, ma solo baldoria e risate. Grazie.


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Kim ha appena finito di farsi il bagno. I capelli umidi, di un tono più scuro, sono stati ordinatamente pettinati all'indietro lasciando del tutto libero il viso e il corpo è fasciato da un asciugamano bianco. Si avvicina al lavandino, e solleva la mano a ripulire lo specchio dalla condensa che vi si è formata sopra. Il palmo della destra scivola sulla superficie fredda, mentre la mano sinistra si appoggia alla ceramica del lavabo, e strofina finchè finalmente non appare il proprio riflesso. Rimane per un pò ferma a specchiarsi dentro ai propri occhi, immobile. Poi si umetta le labbra, e abbassa nuovamente gli occhi verso il lavandino

"Ne vale la pena?"

Risolleva la testa di scatto, girandosi verso destra dove si trova la porta del bagno. Ma non c'è nessuno. La mano destra stropiccia gli occhi, a scacciare via la stanchezza e l'impressione di aver sentito una voce, quando in realtà è sola. 

"Ne vale davvero la pena?" - di nuovo, la voce. La sua voce. Riabbassa la mano, mentre un brivido corre lungo la spina dorsale e lei spalanca gli occhi, fissando lo sguardo sullo specchio. Il riflesso sorride, mentre lei no. Kim tiene le labbra schiuse in una smorfia stupita, mentre l'immagine allo specchio le mostra un sorriso pieno di indulgenza. E' lei a parlare. E continua, tra l'altro

"Hai idea del casino in cui ti stai cacciando? Hai idea di cosa ti toccherà sopportare? Ne vale la pena, Kim? Vuoi davvero farci questo?" - Il tono che assume è odioso. Ironico e incredulo al tempo stesso, ma lei continua ad ascoltare, ancora piuttosto sconvolta per poter articolare parola o fare qualcosa

"Per un uomo che "crede" di amarti e che potrebbe riempirti di botte al primo screzio? Tu lo sai bene, cosa succederà. Non è più in lui, e forse non lo sarà mai...forse rimarrà cosi per sempre. Credi davvero che a un uomo dispiaccia avercelo sempre duro e scopare come un pazzo?"- ride, persino, una risata spiacevole e che a Kim fa venire, di nuovo, i brividi.

"Lui non vuole guarire, Kim. Ed anche se volesse, forse non esiste neppure rimedio. Te la senti, di vivere in questo modo? No...non puoi. Non devi. Puoi prendere le tue cose e andare via, trovare altri uomini, legami più semplici. Puoi occuparti di te stessa, come hai sempre fatto" - il riflesso si sporge un pò in avanti, e piega la voce in un sussurro - "...D'altronde, non hai imparato nulla dal passato? Anche Daniel ti ha liquidato cosi, baciandosi con qualcun'altro. Neal l'ha persino fatto davanti a te, e magari anche di proposito. E poi ti ha portato nel retro perchè eri la prima vagina disponibile. Sei una puttanella, lo sappiamo entrambe, ed è cosi che ti vede la gente. Solo perchè lui ti ha coccolato un pò più degli altri e per qualche settimana in più non significa che la pensi diversamente"

"Smettila" questa, invece, è la voce di Kim. Lo sguardo si è fatto duro ed ha contratto i pugni, serrato le mascelle. Si sta arrabbiando e il sangue corre più veloce, nelle vene. Ma il riflesso non si preoccupa e ride, di nuovo, e fa cenno di no con la testa

"Brucia, la verità, vero? Ma se non ti fidi di ciò che dico io, che sono solo la tua proiezione, di chi ti puoi fidare? Ascoltami...lascia perdere. Non ne vale la pena. Per nessuno. Prendi le tue cose e scappa. Dimentica, come sempre. Altrimenti sarà lui, a dimenticare te. Ti ridurrà come la porta, e continuerà ad essere sempre peggio. Gli offri il tuo cuore, povera sciocca, ma è un altro organo che lui vuole. E ne vuole tanti, tanti altri. Finirai come tua madre, strangolata da un marito pazzo e violento. Ti ritroveranno col collo spezzato gettata a terra come un qualsiasi sacco dell'immondizia. Perchè è ciò che sei. Da li vieni e da li ritornerai"

"Stai zitta!" - si tappa le orecchie con entrambe le mani ma la voce continua, incessante, le martella dentro come una sveglia impazzita. Ogni domanda, ogni affermazione, strappa ferocemente brandelli di lei ad un ritmo sempre più veloce. Le sta scarnificando l'anima, e l'espressione felice della Kim nello specchio pare sottolineare quanto questa sofferenza a lei non dispiaccia.

"Non ti vuole Kim. Andiamo via. Andiamo altrove. Non ti ama. Ti ha mentito, ha mentito sempre. E' questa è la tua punizione per tutta la felicità avuta sino ad oggi e che non meritavi. Non è per te, non è da te. E' il prezzo da pagare per tutta la gioia che hai rubato. Neal non è altro ch..."

Crack. Il rumore del vetro che si infrange, sotto il pugno destro di Kim, interrompe bruscamente il discorso. Crepe sottili si aprono lungo la superficie dello specchio assumendo la forma di una ragnatela mentre il sangue delle nocche ferite scivola in quelle fessure tingendo di rosso il disegno. E Kim grida, come impazzita, grida finchè i polmoni non scoppiano e la gola non si graffia, grida tutta la rabbia e la disperazione che si tiene dentro, perchè non le resta altro da fare, da dire, se non urlare.



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Kim riapre gli occhi, nel letto. Sono le due del pomeriggio, e Neal le dorme accanto. Ha sognato, ha solo sognato, ma il cuore batte ancora all'impazzata e lei è in un lago di sudore. Si controlla la mano, per sicurezza, ma non ci sono ferite sulle nocche. Piano, con delicatezza, si mette girata di fianco a guardarlo. Hanno mangiato all'alba, si sono coricati alle dieci, sfiniti dopo l'ultima scopata di un interminabile giorno. E lui ora riposa tranquillo, anche se di tanto in tanto nel sonno aggrotta le sopracciglia. Si china a sfiorare la mano, che lui tiene vicino al viso di lei, con un bacio. Leggera, la bocca si posa sul dorso e lascia la sua impronta sulla pelle. E' vero, il palmo è cosi grande che le prenderebbe mezza testa con una sola manata. Lentamente, lei riappoggia la guancia sul cuscino e sposta gli occhi sul suo viso. Lentamente, la sua mente formula un pensiero, mentre la mano sinistra cerca nello scollo il ciondolo della nonna e va a stringerlo. Non mormora, non sussurra, per evitare di svegliarlo. Quello che pensa lo dice a se stessa, nella  sua mente, ma è a lui che si rivolge, come se gli stesse parlando a tu per tu.

"No, non è vero che mi hai mentito. Ho sangue romanì nelle vene, e per quanto tu mi possa picchiare, tradire e insultare io non intendo lasciarti. Non intendo pensare a me, finchè tu non starai di nuovo bene. E non me ne fotte niente di ciò che penseranno gli altri, e se dovrò piegarmi a fatiche indicibili e a dolori atroci, perchè mi rialzerò sempre. Stringerò patti col demonio e porterò a calci in culo fino alle porte dell'inferno chi o cosa ti ha ridotto cosi, se necessario. Ma non intendo arrendermi cosi, adesso che ti ho trovato. Che so che esisti. Non sei Daniel, non sei nessun'altro. Sei tutto ciò che sei, e ti amo cosi, vai bene cosi. Un giorno penseremo a questi momenti e ne rideremo, te lo prometto. Perchè staremo ancora insieme, un giorno. O per lo meno, ci proveremo. Perchè sei...sei come quella canzone. Sei il buco nella mia testa, sei lo spazio nel mio letto. Sei il silenzio tra quello che ho pensato e quello che ho detto. Sei la paura della notte, sei la mattina quando è serena...quando sarà finita tu inizierai. Tu sei la mia testa. Tu sei il mio cuore"




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