mercoledì 23 ottobre 2013
Giugno 2004 - Napa Valley - Leon (parte 1)
"Ma tu sei sicura che si faccia cosi?"
"Ti dico di si, devi salirmi di sopra"
"Ma dove l'hai visto?"
"Ho spiato Gabriel e Tereza"
Le gambe di Kim sono lunghissime e dorate, emergono dalla gonna rossa e si allacciano attorno alla schiena di Leon. Pieno zeppi di lentiggini e incertezze il ragazzino la guarda storcendo la bocca con fare scettico. Ha tra le labbra un mozzico di sigaretta che lei va a rubargli. Gli occhi verdi si specchiano in quelli azzurri della zingara, è sdraiato su di lei e per non schiacciarla sostiene il peso del corpo con la mano destra. Sono entrambi, completamente, vestiti
"Ma tu senti qualcosa?"
"Mh...no"
"Sei sicura che funziona cosi?"
"Oh che palle, Leon, è la prima volta pure per me eh!"
Stizzita, lei scioglie l'abbraccio delle gambe e lo spinge via poggiandogli una mano sul petto scarno. Dodici anni, forse, sono troppo pochi per provare a far l'amore. Ma sono sufficienti per riderci sopra, per spogliarsi e fare il bagno assieme nel fiume vicino, a rimanere ad asciugarsi al sole senza pudore, a chiacchierare di niente come se fosse la vita, a fumare e a bere. Leon era il suo migliore amico, l'unico che non si era mai impressionato di fronte a quel segnaccio, e che di Kim apprezzava lo spirito. Era la sua compagna d'avventure, non importava se si trattava di recuperare una bottiglia di qualcosa per ubriacarsi assieme o di rubare una macchina per rivenderne i pezzi. Lei c'era, c'era sempre, con quella sua risata piena di vita e la disponibilità di chi, di tutta quell'amicizia, non poteva che essere riconoscente.
L'avrebbero capito più tardi, come funzionavano certe cose, circa due anni dopo.
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Il campo era abbandonato, bruciato dal sole e dalla solitudine, e il rosso della Ford Taunus spiccava ancora di più in mezzo a tutto quel nulla. Da sotto la macchina, a cui erano state levate le ruote e che poggiava su tutti e quattro lati su un mucchio di mattoni, spuntavano due paia di gambe. Un paio femminili, indubbiamente, nude fino al ginocchio e deliziosamente lunghe e affusolate. Le altre, maschili, calzavano dei jeans macchiati ed erano leggermente piegati
"Hai mai visto una cosa simile tu?"
"Io no...senti, prova un pò a svitare questo"
Le voci di Kim e Leon si mescolavano, in sottofondo la radio passava gracchiando "Everybody's Changing" dei Kean. La tranquillità del momento viene, bruscamente, interrotta da un fiotto di olio scuro che colpisce entrambi in volto. Lei grida, lui bestemmia, ed entrambi scivolano frettolosamente oltre la vettura, tossendo e ridendo
"Porco cazzo...non ti darò più retta, scema. Hai visto che hai fatto?"
"Cosa vuoi da me? Eri tu quello con la chiave inglese!"
Sbuffando, lei va a sfilarsi la camicetta macchiata, rimanendo a seno nudo di fronte a lui. Si pulisce il viso, strofina il collo, togliendo quanto più possibile l'olio e l'unto, macchiandosi di nero la pelle chiara, immacolata. Leon guarda, deglutisce, distoglie gli occhi ma poi torna a posarli su di lei finchè Kim non gli da le spalle. Rimane fermo e immobile, ma poi prende coraggio, si avvicina da dietro e le posa la mano sul seno, stringendolo. E lei sgrana gli occhi, e si gira a guardarlo
"Beh...che è sta storia?"
"Penso di sapere com'è che si fa"
"Parli del motore?"
"Parlo dello scopare"
"Ah...vuoi riprovare?"
"...Si"
"...Ok"
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Ore dopo, stanno fumando. Sono vicini, e guardano il cielo limpido e azzurro sopra di loro. Leon non smette di carezzare il corpo nudo di Kim, ringraziando santi e madonne tutte per quella grazia, quella benedizione. E lei sorride, sbuffando nuvolette bianche che vanno a raggiungere quelle nel cielo
"Kim..."
"Eh..."
"Ti è piaciuto?"
"Mh. L'ultima volta si. Diciamo che finalmente hai capito che i capelli non devi tirarmeli, e che se ti appoggi coi gomiti mi sfondo il petto. Però si. E' stato bello"
"Lo rifacciamo?"
"Dopo, fammi respirare. Tempo che il dolore passi un pò. Dopo lo facciamo, promesso"
Si, decisamente, lo fecero. Parecchie volte, dopo. Finchè Leon non si fidanzò, continuarono a farlo per passare il tempo, scaricare la tensione. Ma non c'era niente, tra loro due, se non un bene intenso, profondo, struggente. Lei era la sua piccola Kim, lo sarebbe sempre stata.
Lo era anche quando, quella mattina di febbraio di molti anni dopo, gli altri uomini la tenevano mentre Gaspàr la frustava e lui guardava impotente, vigliaccamente.
Lo era mentre gridava e piangeva, lo era mentre la lasciavano li tra la terra, gemente e sanguinante.
Leon fu l'unico, quella notte, a tornare indietro. Stava ancora li, non si era mossa, il corpo nudo riluceva appena alla luce della luna. Le lascio un pò di denaro, una coperta che le drappeggiò addosso, cazzate varie.
E poi andò via, con gli altri, come gli altri.
Lei era la sua piccola Kim. Lo sarebbe sempre stata.
- Continua -
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